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il libro / poesia |
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VOGLIO COLPIRE UNA COSA
di Silvia Tripodi
postfazione di Gian Luca Picconi
silloge vincitrice della sezione inediti del Premio Letterario Nazionale Elio Pagliarani 2015 - I edizione
ZONA 2016 -
pp. 74 - EURO 10
ISBN
978 88 6438 607 2
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Cosa colpita in fondo allo stagno
Cosa colpita pesa
In fondo allo stagno
La cosa colpita alla quale non ho dato un nome
È finita dentro a uno stagno
La cosa che avrei voluto colpire invece no
La cosa che ho colpito e che è in fondo allo stagno
Ha un nome che non pesa
Peso l’ha fatta andare a fondo
Cosa colpita tocca fondo che non pesa |
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Questa silloge ha vinto la sezione inediti della prima edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani 2015 con la seguente motivazione: «I testi di Silvia Tripodi sono notevoli perché mettono in scena un soggetto rinato dai brandelli dell’ego per riconnettere – con una reduplicazione e un rafforzamento anche ossessivo del nesso – il linguaggio e la prassi, mediante una speculazione, sul più piccolo gesto e sulla più piccola osservazione, che riesce universale e che parrebbe rifondare l’incidenza delle nostre azioni collettive». |
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(...) Se l’identificazione è discontinua, se non esiste altro che mimesi, anche di sé stessi, ma questa mimesi ha zone di maggiore o minore identificazione, se non si può mai essere sé stessi se non in terza persona, la prima persona di Silvia Tripodi serve a denunciare il rapporto di crisi tra nomi e referenti, ed è un discorso che ha una valenza politica evidente. Essere padroni del proprio discorso è fondamentale e fondamentalmente impossibile (...)
Ma proprio il non-sapere, l’indeterminatezza e vaghezza dell’espressione, l’impos
sibilità di trovare una perfetta coincidenza – ma nemmeno una assoluta estraneità – tra voce e autore, hanno anche il potere paradossale di rian-
nodare nomi e cose. Come? Tripodi mostra il discorso come fatto di filamenti (...);
e questi, in fin dei conti sono una stupenda allegoria del
partage du sensible: come dire che la coesione del discor-
so, l’insistenza ritmica su determinate parole, la progressione del senso per progressive addizioni e rimodulazioni semantiche può entro certi limiti suturare la frattura tra nomi e cose, ridare senso quindi al discorso (...)
[
dalla postfazione
di Gian Luca Picconi] |
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l'autrice |
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Silvia Tripodi
(1974)
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Vive
a Roma. Nel 2013, ha partecipato a RicercaBo Laboratorio di nuove scritture. Suoi testi sono presenti su «l’immaginazione», «OEI», «Nuovi Argomenti» e su siti come GAMMM e Nazione Indiana. Ha collaborato all’antologia Totilogia (a cura di Daniele Poletti, Edizioni Cinquemarzo, 2014) e ai lavori di EX.IT 2014 Materiali fuori contesto, ad Albinea (RE).
Ha vinto la sezione inediti del Premio Lorenzo Montano 2014 e, con questa silloge, la sezione inediti del Premio Nazionale Elio Pagliarani 2015. |
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