Oltre ogni pensiero
romanzo di Pasquale Bianchi
ISBN 978-88–6438-371-2
Collana ZONA Contemporanea
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in copertina: Nudo allo specchio, di Ernst Ludwig Kirchner (1909)
anno di edizione: 2013
Pasquale Bianchi
Oltre ogni pensiero
Zona Contemporanea
A Gina
Esemplare e Amabile
Madre
Se, oltre l’orizzonte,
si scoprissero reconditi confini:
“l’infinito... sarebbe in noi”.
La forza che si libera dal romanzo è proprio la volontà di abbracciare le generazioni presenti e future provocando, nella ricerca di un’analisi interiore, un continuo sensibile esame della coscienza.
L’io narratore, di pirandelliana memoria, si ritrova prepotentemente in quest’opera, dove l’imprevisto e l’imprevedibile determinano l’asse portante della storia
Le vicende tumultuose dei personaggi del racconto, a volte grottesche e al contempo suggestive, si coniugano bene con lo stile scorrevole ed accurato del discorso nell’abilità narrativa.
L’autore scrive di eventi e situazioni che hanno molto del vissuto quotidiano, ma superano spesso i limiti naturali dell’esistenza.
L’uomo è ancora oggi sconvolto e dibattuto nell’eterno conflitto shakespeariano tra “essere e non essere” e, come diceva Sant’Agostino, nel dualismo del discernimento tra “Bene e Male”, secondo il libero arbitrio.
In un’epoca, caratterizzata da un individualismo sfrenato ed eccessivo, i comportamenti e le azioni umane sono sempre meno volte alla coerenza ed al rispetto dei valori etici e morali, e, sempre più orientate verso la tentazione forte di seguire le mode facili e vuote del tempo.
Se l’intento di un’incisiva meditazione riflessiva e altamente pedagogica del racconto inducesse ad una spontanea introspezione, per vivere meglio con se e con gli altri, sarebbe premiata egregiamente la sensibilità grande e profonda dell’autore.
Anna Maria Cinquegrana
Percepivo la piacevole sensazione di un lieve vento caldo che accarezzava il mio corpo, ...era estremamente gradevole restare disteso e con gli occhi socchiusi ad assaporare quell’insolito effetto rilassante.
Nonostante il tempo già trascorso indugiavo ad interrompere quel sereno stato di naturale abbandono, assorto ed immobile ad ascoltare il suono di una fievole musica latino-americana che si fondeva al rumore del mare velando un confuso e lontano vocio.
Lentamente aprii gli occhi... e la piacevole sensazione si trasformò in entusiasmante realtà: ...sole, mare, spiaggia, piante tropicali, sabbia finissima, palme... e... tante ragazze stupende, particolarmente attraenti; ...quante erano!, ...impossibile contarle.
E... io lì, da solo, rimanevo sbigottito ed imbarazzato nel vedere tutti quei seducenti corpi che sfilavano, passando e ripassando, sbirciando, ridendo e... provocando.
Mi guardavo intorno, osservare quelle ragazze sulla spiaggia suscitava in me un’indescrivibile euforia; ricordavo in modo confuso quant’era accaduto e con stupore ripetevo a me stesso:
“...Perché dovevo seguire quella ragazza? ...Perché sono partito da solo?... Dove mi trovo?; ...eppure... qualcosa mi tratteneva lì.
E... sì, ...perché la causa di tutto ciò era stata proprio un’attraente ragazza dallo sguardo profondo, dal volto espressivo e soprattutto da un inebriante fondo schiena che avevo notato per strada a Bologna. Preso da un fremito improvviso mi era frullata le bella idea di conoscerla, avrei voluto fermarla, ma la sua particolare raffinatezza ed eleganza m’inducevano ad aspettare l’occasione propizia.
Forse l’incertezza nel fare il gran passo era dettata dal non sapere dove stesse andando e soprattutto... se avesse un appuntamento con qualcuno ed in particolare con il suo ragazzo.
Fu questa seconda ipotesi che ad un certo momento sembrò essere quella giusta. Eravamo, infatti, in prossimità di piazza dei Martiri e lei si accingeva ad attraversare, io... ero a breve distanza pronto a fermarla con qualche domanda banale quando all’improvviso vidi avvicinarsi una lussuosa auto blu notte; all’interno due piacenti eleganti e distinti uomini.
Pensai: “Ecco, ...lo sapevo è il suo ragazzo, una donna così può stare solo con certi personaggi; i due scesero dall’auto sorridendo, le si avvicinarono... e uno di loro le poggiò una mano sulla spalla.
In quell’istante avvertii un senso di profonda delusione e pronunciai sottovoce un’imprecazione.
Ma constatai, con immenso piacere, che lei sorridendo si voltò verso me con uno sguardo che non lasciava spazio ad alcun dubbio e indicandomi con la mano fece un cenno quasi a voler far intendere che eravamo amici.
Compresi immediatamente che non aveva alcun tipo di legame con nessuno dei due.
È forse anche inutile raccontare che in quel momento l’eccitazione rasentava i limiti tollerabili; preso da maggior entusiasmo mi avvicinai ancor di più a lei come attratto magneticamente.
Vidi una luce particolare nei suoi occhi e l’emozione fu tale che avvertii un fuoco dentro e un fremito percorse tutto il mio corpo.
A quel punto i due la salutarono e ripartirono; esultando mi dissi : “È... fatta”.
Ma lei con notevole disinvoltura mi guardò e... se ne andò con passo veloce.
“Non è possibile”, – esclamai – “è proprio un bel tipo”.
Decisi di seguirla tra la gente, ma non aveva percorso ancora molta strada, quando vidi che si incontrò con un’altra ragazza; un’altra donna affascinante di rara fattura dal viso sorridente e dai lineamenti mediterranei.
Pensai: “D’accordo che Bologna è la città delle belle donne, ma incontrarne due così attraenti lo stesso giorno è proprio quanto di meglio si possa desiderare: ...che siano delle modelle?”.
Si abbracciarono e dopo una breve conversazione ripresero il cammino insieme.
Ormai ero stato rapito dagli eventi e quanto mi era accaduto mi aveva talmente incuriosito che le seguii. Mi condussero verso il centro di Bologna, percorsero un tratto di un vicolo ed entrarono in un’agenzia di viaggi.
Non potevo lasciarmi sfuggire quell’occasione e... come al solito, con quella innata natura pragmatica che mi caratterizza, ero andato subito al dunque infilandomi con disinvoltura in quella agenzia.
...Dopo circa mezz’ora le due ragazze erano ancora lì a far domande al titolare sulle località turistiche più affascinanti, sconosciute e misteriose per trascorrere un’entusiasmante ed esclusiva villeggiatura.
Ad essere sincero, più che ascoltare ero intento ad osservare la perfezione dei lineamenti dell’amica, ...e sì, ...era così attraente che il mio interesse era ormai soltanto per lei.
Mi sentivo un incrocio tra una spia ed un ladro, avevo ormai rivisto almeno tre volte gli stessi depliants e non avevo compreso molto sui luoghi che stavano esaminando.
Finalmente notai sul loro viso un cenno di soddisfazione, in breve tempo compilarono alcuni fogli ed uscirono salutando.
Giunsi alla conclusione che ormai l’ora era segnata; mi avvicinai alla porta per accingermi ad uscire e poterle fermare, ma poi, colto da un certo timore, ci ripensai e mi dissi: “E se per caso non riuscissi a conoscerle? O non avessero tempo per intrattenersi?”.
A pensarci bene, avevo due settimane di ferie e... anch’io desideravo una bella vacanza; d’altronde... si sa… che gli incontri e le conoscenze nei luoghi di villeggiatura risultano sicuramente i migliori.
Aspettai che uscissero ed osservai il titolare: era un uomo distinto, alto, ben vestito e curato, con capelli lunghi e brizzolati, dal viso abbronzato segnato da alcune rughe sulla fronte.
Si avvicinò lentamente fissandomi intensamente negli occhi, con un gesto della mano mi invitò ad accomodarmi chiedendomi scusa per l’attesa.
Risposi con un cenno di ringraziamento senza distogliere lo sguardo dal suo volto; ...ma non so per quale motivo, il suo modo di sorridere e la sensibile cordialità, suscitarono in me, più che una strana sensazione, forse una naturale percezione prodotta dal mio sesto senso... come se mi dovesse accadere qualcosa di particolare.
Chiesi con molta disinvoltura: “...Tutto quel tempo! ...Spero ...abbiano fatto una buona scelta le due ragazze! ...Partono in compagnia?”.
Lui con risposta secca e con voce dal tono basso rispose: “No, no... viaggiano da sole e... una delle due... parte di frequente”.
...A quelle parole mi bloccai per l’entusiasmo, non riuscivo più a muovermi ed a parlare: ero rigido e già stavo sognando l’impossibile, ...ero avvolto da mille pensieri... e fu al terzo: “Allora, ...desidera”, che detti frutto a tutta la mia inventiva e risposi: “Vorrei fare una gran bella vacanza, ma desidererei che fosse anche una sorpresa... Mi dica solo... la durata ed il periodo della vacanza scelta dalle due ragazze; ...ad essere sincero a me piace giocare al buio...”.
Lui sempre con risposta secca: “Non meno di una settimana!... Partenza... domani sera”.
Rimasi perplesso e non compresi bene, ...ma dissi senza pensarci: “Mi prenoti un posto, ...trovo particolarmente affascinante viaggiare senza conoscere con esattezza la meta”.
...Non pagai nulla, ...il titolare mi porse dei fogli, dicendo: “Scriva le sue generalità, pagherà al rientro”.
Ma non specificò nulla e non volle nemmeno indicarmi la cifra. Si accorse però che lo stupore aveva smorzato il sorriso sul mio volto all’udir quelle parole ed aggiunse: “Non deve preoccuparsi... la vacanza non sempre ha un costo rilevante” ...e sorridendo continuò: “...Per le ragazze... provvede il padre”.
Pensai: “Come al solito sono stato superficiale ed ingenuo, ...mi sono lasciato trasportare dagli eventi commettendo un altro errore...” e prima di salutare chiesi: “Mare o montagna? ...Partenza da...?”.
Mi rispose con uno strano sorriso e con tono ironico: “Mare, ...partenza da Roma, ma... è tutto indicato nel programma”.
Non so che cosa mi trattenne osservando quell’espressione ambigua nel rispondere in modo non proprio educato, ma detti fondo a tutto il mio innato bon-ton e lo salutai.
Mi sentivo inconsciamente contrariato e non capivo se fosse principalmente perché non conoscevo il costo da sostenere oppure perché non sapevo nulla in merito al viaggio.
Dopo essere uscito mi convinsi che, ormai, la soluzione migliore fosse quella di distrarsi prendendo qualcosa da bere e pensare esclusivamente a godersi la vacanza.
Nel far ritorno a casa attraversai le principali strade del centro sfilando tra un’infinità di vetrine.
Stranamente si scatenò in me il desiderio di entrare in alcuni negozi e, con inconsueta vanità, incominciai ad osservare ed a provare numerosi abiti acquistando quanto potesse occorrermi durante la vacanza.
Ricordo che percorsi in fretta tanta strada attraversando portici e piazze, intento soprattutto a riflettere su quanto era accaduto, camminando distrattamente e senza badare alle persone che incontravo; ad essere sincero ero talmente immerso nei miei pensieri da sentirmi assente ed estraneo da tutto ciò che mi circondava, provando contemporaneamente però, la strana sensazione che anche la gente non si accorgesse di me.
Quando rientrai in casa, senza perder tempo, iniziai subito a preparare il borsone e la mia bella valigia formato famiglia, ...dopo circa due ore, quando giunse mio fratello, era tutto un casino per la stanza; ...gli aprii la porta e gli andai incontro con l’entusiasmo di un ragazzo che ha compiuto una grande impresa confidandogli quanto mi era accaduto.
Mi seguii in camera ascoltando perplesso le mie parole; alla vista di tutto quel disordine mi interruppe immediatamente e con voce ironica disse: “...Ma per caso devi emigrare con quel bagaglio?
Ed aggiunse: “Dove devi andare”.
Gli risposi: “Sai che non lo so”.
E lui: “L’ho sempre detto che sei proprio... strano”.
Complimenti mi dissi: “Siamo in due a pensarlo” e continuai a far la valigia.
Lui continuò: “A parte gli scherzi, dove devi andare”.
Ed io con fare fiero e deciso: “Veramente non lo so”.
Mi guardò ed esclamò: “Ma allora, ...non sei normale”.
Ricordo che proseguì per molto tempo a ripetere la stessa domanda sino a quando gli mostrai il programma; dopo averlo letto e riletto, disse: “Non si capisce nulla”.
...Ed io: “Perciò è bello!”.
Ma lui con un mezzo sorriso, uscendo, replicò: “E... perciò, non sei normale...”.
Il mattino successivo tutto era pronto per il viaggio; per evitare imprevisti e contrattempi avevo deciso di anticipare la partenza per raggiungere con tranquillità l’aeroporto.
Quando uscii di casa incontrai e salutai alcuni amici i quali a turno ripetevano la stessa domanda: “Dove vai?... In che zona?...”, ed io ormai convinto dell’abbaglio preso e per evitare ulteriori spiegazioni rispondevo loro senza soffermarmi a lungo: “– Non lo so –, quando torno vi racconterò tutto”.
Il viaggio fu entusiasmante quanto stressante con tre scali ed altrettanti aerei, l’ultimo in particolare era un nuovo esemplare con tutti i comforts e sofisticati sistemi tecnologici.
Durante un trasbordo vidi il famoso fondo schiena e la sua amica, solo allora non ebbi alcun dubbio: ero sempre più consapevole che ne era valsa proprio la pena partire ed esser lì; senza esitare provai ad avvicinarmi a loro sperando di conoscerle.
Nonostante il mancato approccio, il viaggio diventò sempre più piacevole per la presenza di differenti hostess particolarmente attraenti che era possibile osservare durante il volo.
Il top si ebbe sull’ultimo aereo, erano uniche nel loro genere, ma soprattutto si mostravano cordiali, premurose ed affabili, con una gradevolissima voce sensuale.
Rimasi incantato, sognavo, fantasticavo, ero incredulo e già progettavo un altro viaggio con alcuni amici, e tutti… in cerca di avventura.
Le hostess erano così attraenti che ormai le due ragazze di Bologna erano passate in secondo piano in confronto a quanto era possibile vedere per qualità e quantità.
Il particolare che stonava con tutto quell’apparire di meraviglie era la gente che avevo incontrato nei due aeroporti precedenti: persone strane, facce sconvolte ed agitate, ragazze che erano tutt’altro che carine, meglio definirle “bruttone”, ...con loro la natura non era stata alquanto generosa.
Ma l’importante ormai, ed era quello che mi interessava, era trovarmi su quell’ultimo aereo.
Mi giravo in ogni direzione... guardavo, sorridevo a tutte e qualsiasi scusa era buona pur di riuscire a parlare con una di loro.
Mi agitavo in continuazione e non nascondo che l’imbarazzo mi procurava un indescrivibile stato di soggezione, ma non me ne fregava più di tanto; come uomo e come macho non potevo non cogliere quel momento, chissà quando si sarebbe ripetuta un’altra occasione simile.
Ma la conclusione di tutto quell’agitarmi fu soltanto un gran guardare senza concludere nulla. Finalmente l’aereo arrivò a destinazione, osservai dall’alto il panorama e mi accorsi con sorpresa che sorvolavamo un’isola molto simile ad un grande atollo.
Non nascondo il dispiacere che provai nel dover scendere e lasciare tutto quello spettacolo meraviglioso della natura, ma avvertì, contemporaneamente, un notevole sollievo nell’interrompere gli innumerevoli pensieri e le contorte fantasie che per tutto il viaggio si erano susseguite velocemente in un continuo alternarsi.
Pensai: “Tra una settimana potrò rincontrarle ed il viaggio di ritorno sarà sicuramente diverso”.
Intanto gli altri passeggeri già mi attendevano sul bus navetta per il trasferimento al Villaggio; dovetti affrettarmi e... dopo aver preso posto mi accorsi, ...con incredibile sorpresa, ...che la ragazza e l’amica erano accanto a me.
...Non è facile riuscire a descrivere quali emozioni provai per tutto il tempo che rimasi accanto a loro, ma restai immobile ed in silenzio assumendo un atteggiamento discreto e riservato.
Non potevo mostrare subito le mie intenzioni o meglio non volevo stupidamente bruciarmi, ...comunque mi accorsi che un certo interesse, forse frutto di semplice curiosità, l’avevo suscitato in loro.
Osservavano ogni mio movimento e di frequente mi guardavano sorridendo; provavo una tale soggezione da rispondere ad ogni loro sguardo con espressioni che, a ripensarci bene, sono classiche del perfetto imbranato. Per fortuna trascurando l’emotività, del palese imbarazzo in alcuni momenti di accentuata timidezza, me la cavai discretamente.
E... finalmente arrivammo al Villaggio; rimasi estasiato nell’osservare, al termine del superbo viale alberato, un vasto edificio bianco dal prospetto in stile neoclassico con un antistante ampio patio coperto racchiuso da un alto colonnato. Non riuscivo a capacitarmi se mai potessero esistere posti così mirabili, ricchi di vegetazione, luminosi e dai caldi colori.
Ed anche lì, quante... ma quante ragazze stupende; ...incominciai a chiedermi dove cavolo fossi finito, ma soprattutto osservando quanto era possibile ammirare riflettevo ed al contempo rimpiangevo tutto il tempo perso, sino a quel momento, per non aver mai conosciuto simili luoghi a causa della mia indole pigra.
Sembrava davvero il luogo più adatto per trascorrere delle piacevoli ed entusiasmanti vacanze, la presenza maschile era limitata ad un esiguo rapporto uomo-donna; in particolare era possibile osservare un’infinità di attraenti ragazze che indossavano dei sensuali e seducenti indumenti ponendo in risalto la bellezza dei loro corpi statuari.
Dopo aver recuperato i bagagli, un uomo dall’aspetto mite e rassicurante ci accompagnò nella hall per l’assegnazione delle camere; segnai sul libro delle presenze la mia data di nascita e dopo aver ricevuto il programma della vacanza, mi consegnarono le chiavi.
...Non aspettai più di tanto e dopo aver dato uno sguardo fugace intorno, mi avviai verso l’ascensore per andare in stanza.
Percorsi un lungo corridoio che terminava con un’ampia vetrata colorata; impiegai del tempo per trovare la camera il cui numero coincideva con i miei anni e quando entrai, rimasi sorpreso per la cura delle rifiniture ed il valore dell’arredo.
Mi avvicinai alla finestra, aprii la tenda e restai ad osservare il paesaggio che appariva dall’alto; accesi una sigaretta e restai ad ammirare la suggestiva e rigogliosa vegetazione che si congiungeva all’azzurro del mare.
Dopo aver terminato di fumare, senza perder altro tempo, iniziai a disfare le valigie, sistemando il tutto nell’armadio.
Mi apprestai a fare in fretta una doccia; desideravo uscire dalla camera quanto prima, sperando di poter conoscere una delle tante ragazze che avevano stimolato in me un’irresistibile voglia di dar sfogo alla mia umana natura.
Dopo essermi cosparso di profumo come una bagascia, mi sdraiai sul letto ed incominciai a leggere il programma: era ricco di appuntamenti e spettacoli, dal mattino sino a sera; ovviamente non ero obbligato a partecipare, ma l’aspetto più interessante ed invogliante era che in tutti gli spettacoli comparivano soprattutto nomi femminili, ...il che faceva ben sperare.
Mi lasciò perplesso constatare che alla pagina dell’ultimo giorno, era scritto in caratteri color oro: “Oltre ogni pensiero”, senza indicare altro.
Pensai senza indugio: “Sicuramente sarà qualcosa di eccezionale”.
Indossai un bermuda, una maglia chiara, scarpe da tennis ed andai a far colazione in sala da pranzo; il buffet, vario ed abbondante, invogliava ad assaggiare ogni cosa. E fu proprio quanto avvenne; quando finalmente mi sedetti al tavolo mi accorsi che il mio vassoio sembrava quello del turista alla prima esperienza.
Non ricordo quanto tempo impiegai per consumare tutto. Alla fine rimasi a riflettere su che cosa fare; ...la mia indecisione si dibatteva tra due possibili alternative: andare a dormire o andare al mare.
Al termine presi la decisione che ritenevo più valida, dicendo a me stesso: “Sono in vacanza... e certamente desidero trascorrere al meglio ogni momento senza oziare e senza sprecare neanche un istante”, così salii in camera giusto il tempo per prendere il telo da bagno e gettarmi un po’ d’acqua sul viso.
Ridiscesi dopo poco e domandai ad una ragazza mora, dalla pelle abbronzata che sostava nella hall, quale fosse la direzione per raggiungere la spiaggia; ad essere sincero tentai anche un furtivo approccio, ma notando non poca indifferenza la ringraziai e mi avviai con andatura tranquilla, osservando con entusiasmo tutto ciò che intorno mi circondava.
...E questo è tutto ciò che era accaduto prima di quel fatidico risveglio sulla spiaggia.
... Aprii lentamente gli occhi ed alzai la testa per osservare quanto accadeva intorno; con immenso piacere constai che tutte quelle meraviglie della natura erano proprio vere, anzi verissime e la mia unica difficoltà consisteva nel dover seguire con lo sguardo le innumerevoli allettanti ragazze che passavano e ripassavano sorridendo.
Riflettevo: “In questo luogo non dovrebbero sorgere particolari difficoltà per riuscire a conoscerne almeno una... tra le tante”.
E così, dopo la momentanea riflessione rimasi sdraiato per molto tempo sulla sabbia senza pensare a nulla, con l’intento di riprendermi dalla stanchezza, sperando di recuperare l’energia sufficiente per affrontare il resto della giornata.
Ricordo che restai disteso al sole sino a non riuscire a sopportare il gran caldo.
Incominciai anche ad avvertire degli strani sintomi ed a sentirmi leggermente stordito, così per evitare una possibile insolazione decisi di tuffarmi in mare.
L’acqua era fresca e limpida, la superficie mutava i suoi effetti cromatici dal color smeraldo al color azzurro chiaro, il riflesso dei raggi solari era intenso: nuotare ed immergersi procurava un senso di libertà ed un piacere insolito.
Mi lasciai trasportare dal desiderio di raggiungere a nuoto una piccola insenatura della costa in prossimità di un tratto di mare più isolato caratterizzato dalla presenza di un’infinità di piccoli pesci che emergevano dall’acqua sfiorando la superficie.
Vicino alla costa scorsi un uomo, ...uno dei rari e pochi uomini che sino ad allora avevo notato.
Sin da quando ero giunto in quel villaggio mi domandavo ed ero ansioso di conoscere dove mi trovassi, pensai che forse quell’uomo potesse rappresentare la persona ideale per eliminare ogni mia curiosità.
Mi avvicinai con discrezione, ma più la distanza che ci separava diminuiva, più avvertivo e notavo qualcosa di strano; quell’uomo nel mare teneva tra le labbra una sigaretta accesa, fumava tranquillamente senza togliere la sigaretta dalla bocca.
A quell’immagine sbiancai ed un brivido percorse il mio corpo, spalancai gli occhi incredulo ed esclamai esterrefatto a bassa voce:
“Papà!!... non è possibile!... eppure... gli assomiglia, mi dissi, ...anzi è identico e... fuma anche nello stesso modo”.
Sapevo benissimo che ciò era impossibile – era morto da qualche anno o meglio... credevo che fosse morto davvero –.
...Continuavo a guardarlo con attenzione, più lo osservavo e sempre più mi convincevo che fosse proprio lui; anche se mi appariva, stranamente, molto ringiovanito.
Ma non c’erano dubbi, o era lui, o un sosia identico anche nei gesti; in un secondo pensai di tutto; arrivai al punto di ipotizzare anche: “...E se non fosse morto”, purtroppo non potevo e non volevo credere a tale ipotesi, ciò non poteva assolutamente esser vero.
“Ma allora chi caspita può essere?”, mi domandavo.
Le alternative non erano molte – o restavo nel dubbio o mi avvicinavo a chiedere spiegazioni –; optai per la seconda; lentamente, con una certa tensione, mi portai a breve distanza e mi fermai. Cosa ancor più strana, oltre all’impressionante rassomiglianza, era il suo sguardo sorridente che velava un volto misto tra tristezza ed emozione.
Trascorsero attimi interminabili sino a quando mi disse: “Eiih... commendato’”...
In quel momento il brivido che percorreva il mio corpo gelò la pelle, ero come immobilizzato, lo fissavo ma non riuscivo a esternare alcun segno di vita: ...era proprio lui, ...lui solo mi salutava in quel modo.
Ero incredulo, mi sentivo sconvolto, la mia mente era confusa, i pensieri si perdevano nel nulla, non riuscivo ad emettere alcun suono, provavo difficoltà nel pronunciare anche la più semplice parola, ...ma soprattutto non sapevo se restare immobile o andargli incontro per abbracciarlo.
...L’aspetto più sconvolgente di quell’inaspettato incontro risultava il sorprendente mistero di riuscire a sentirlo e a vederlo nonostante fosse morto ormai da alcuni anni.
“Ma, ...ma tu sei...”, dissi, con voce bassa ed incerta.
“...Eeh, ...eeh”, mi rispose muovendo la testa.
...Seguirono attimi di silenzio, durante i quali i nostri occhi si compenetrarono, le sue pupille erano fisse, lucide per la gioia, indiscutibilmente magnetiche, impossibile distogliere lo sguardo; nel mio corpo la produzione di adrenalina aveva ormai raggiunto livelli cosmici, mi sentivo stordito, ubriaco: sicuramente due bottiglie di vino non avrebbero prodotto lo stesso effetto.
Continuando a fissarlo, emisi un grosso sospiro, strinsi le labbra e poi gli dissi: “Sei... vivo?”
Mi rispose con un accenno di sorriso: “Si...! Ma non credo... che tu possa comprendere”.
“Oh caspita...”, – pensai –, “è... vivo! ...O il viaggio m’ha rintronato... oppure è un sogno”. Ma la cosa che più mi stupiva, era che ogni situazione sembrasse proprio un sogno: il viaggio, il villaggio, le ragazze, mio padre vivo, ...possibile che fossero tutti sogni all’interno di un sogno.
Pensò bene d’interrompere tutti quei pensieri, esclamando: “Non devi preoccuparti, ...è tutto, ma proprio tutto vero”.
“...Ma tu...” – replicai –, “Non è possibile... sei... morto. – Come mai...; ...qual è la verità?”.
Scuotendo la testa aggiunse: “Calma, ...non avere dubbi e resta tranquillo, ...proverò a raccontare e svelarti quanto è possibile sapere, ...soprattutto... convinciti che non stai sognando”.
E così, con il suo carattere allegro e rassicurante, iniziò a dire:
“La Vita, quel susseguirsi di differenti eventi, che ogni uomo immancabilmente deve affrontare, potrebbe essere definita un percorso apparentemente monotono, con un inizio ed una fine, al termine del quale ogni essere umano vive un’altra esistenza assolutamente non paragonabile a quella terrena.
Nel corso della propria vita ognuno agisce nel rispetto o disprezzo per il prossimo con sensibilità e onestà, con egoismo ed indifferenza per esaltare i propri ideali ed ambizioni, manifestando valori e sentimenti, mostrando limiti e debolezze, procurando sia gioie e felicità che tristezza e dolore, alternando a comportamenti umani e fraterni, azioni ingiuste ed illecite.
Alcuni vivono nella speranza di una società più sincera ed unita, per un’esistenza più serena, altri nel continuo desiderio di elevarsi per conquistare un posto di rilievo ed un ruolo di spicco nella società.
Ogni uomo persegue i propri obiettivi, esterna i propri valori e ricerca le proprie soddisfazioni:
- in modo onesto, rispettando le leggi di Dio e le leggi degli uomini;
- in modo onesto, rispettando le leggi di Dio secondo la propria coscienza nel rispetto umano e nell’amore per il prossimo, con comportamenti non sempre condivisi dal giudizio degli uomini;
- in modo non sempre onesto e spesso non attenendosi alle leggi di DIO, mostrando, però, false qualità ed apparenze;
- in modo disonesto, secondo le leggi degli uomini e non attenendosi alle leggi di Dio.
Coloro che agiscono in modo ingiusto ed illecito stravolgono l’equilibrio sociale ed annullano i fondamentali valori del rispetto e dell’amore, ...differenziandosi in esseri umani senza scrupoli e in uomini non onesti che manifestano la loro dubbia innocenza con falsi atteggiamenti e infondate giustificazioni a proprio discapito.
“I Santi”, dissi, “appartengono quindi alla prima categoria”.
“...No, non proprio”, mi rispose. “I Santi appartengono alla seconda”, ed aggiunse: “La società di frequente non è giusta in quanto troppo spesso dimentica le leggi di DIO; pensa ad esempio ai martiri o a tanti missionari uccisi per mano dell’uomo ed ancora a quanti sono morti a causa dell’inquisizione nel Medioevo perché accusati di stregoneria.
Tutti uomini che credevano nell’Amore, possedevano Fede, attuavano la parola di Nostro Signore senza alterarne il significato per convenienza o per sete di potere, ...spesso si scontravano con le leggi politiche del momento, erano colpevolizzati, derisi dalla società e costituivano un problema per i potenti”.
“Ma... allora”, ripresi a dire: “Alla prima categoria chi appartiene?”.
Mi rispose: “...I timorosi, gli ignavi, i puritani e numerosi uomini di fede e di Chiesa”.
“...Scusa...”, aggiunsi: “...Ma, Nostro Signore, gli Apostoli...?”
“Appartengono tutti”, replicò, “ad una schiera particolare di eletti della seconda categoria”.
A udire ciò rimasi perplesso e fissandolo gli dissi: “...Non è possibile, ...Nostro Signore, la Santità per eccellenza, eppure ha sempre rispettato le leggi degli uomini”.
“...Dici bene”, rispose, “proprio perché è la Santità per eccellenza le ha rispettate ma non le ha mai accettate altrimenti non sarebbe stato crocifisso.
La sua morte è avvenuta proprio perché non ha mai dichiarato di approvare quanto le leggi dei governi imponevano e nonostante i suoi insegnamenti d’amore, di carità, d’uguaglianza tra gli uomini era accusato ingiustamente di profanare il Tempio e le Sacre Scritture.
Se avesse piegato il capo in segno di obbedienza condividendo le regole del potere e le leggi sia politiche che religiose, non sarebbe stato tradito e condannato, ma certamente non avrebbe portato a compimento il disegno al quale era stato destinato”.
Guardandolo fisso gli chiesi perplesso: “Allora, è bene o non è bene credere e rispettare le leggi degli uomini?”
Mi rispose: “Anche tu sei un uomo e come tale pensi di essere nel giusto quando giudichi o formuli ipotesi di leggi e di giustizia; è vero che molti governano secondo i propri interessi, giustificando le loro scelte con false-nobili motivazioni, ma è anche vero che tanti altri pensano realmente di essere nel giusto e pur operando in modo disinteressato, inconsapevolmente non perseguono la vera giustizia in quanto vengono deviati nei loro ragionamenti dalle vicissitudini, dalle esperienze, dai cambiamenti e dalle metamorfosi sociali”.
Lo ascoltavo con attenzione, la mia curiosità, comunque, era sempre rivolta a voler conoscere il perché e come mio padre, anche se morto, si trovasse su quella spiaggia; ma l’argomento in questione aveva suscitato in me notevole interesse e quindi ripresi a chiedergli:
“Scusa..., ma... se è vero quello che affermi, come può un uomo sapere con certezza quale legge sia giusta per poter operare in vita in modo corretto”.
Rispose in modo secco: “Seguire le Parole di Nostro Signore in forma acritica senza che vengano alterate, tradotte, interpretate dagli uomini o da coloro che si professano cultori e studiosi delle Sacre Scritture; soprattutto rispettare alla lettera i Comandamenti dettati a Mosè senza modifiche e variazioni.
Vedi – mi disse – il mondo è in continua evoluzione perché così è stato disposto da Nostro Signore altrimenti non avrebbe fornito gli uomini di un sottile intelletto.
Di conseguenza è opportuno adeguare ai nostri tempi le Sue Parole come Egli stesso ci ha insegnato, andando anche controcorrente e contro le regole, pur sempre però, operando, insegnando e predicando il giusto, il bene e l’Amore fra gli uomini.
Restare ancorati ad antichi preconcetti, bigotte credenze o a particolare forme di fanatismo religioso è attualmente fuori luogo, sono tutti atteggiamenti che appartengono ad epoche in cui regnava l’ignoranza ed il potere religioso si contrapponeva a quello temporale.
L’uomo era ed è ancora oggi, per molti aspetti, vittima non solo del potere politico ma anche delle disposizioni e delle regole religiose camuffate e distorte da parte degli uomini per propria convenienza – basti pensare al fanatismo religioso nei paesi arabi –. Uomini che si uccidono e sono continuamente in guerra per Onorare e Glorificare un determinato Dio, senza riflettere sulla cosa più semplice: che il Creato può solo essere opera di una Sola Mano e quant’anche le divinità del creato dovessero essere più di una, potrebbe solo sussistere tra loro un’unica finalità o un’entità superiore che le riunisce e le armonizza.
Può essere mai possibile – continuò a dire – che differenti Divinità, comunque vengano chiamate, possano essere entità distinte e diverse se diffondono identici nobili insegnamenti di amore fraterno.
Questa distinzione è solo frutto dell’egoismo, del potere, degli interessi umani, in quanto è raro cedere il proprio ruolo o il proprio posto riconoscendo ad altri qualità e meriti superiori... e nel caso ciò accadesse è soltanto perché la contropartita risulta essere favorevole o conveniente.
Tutti gli uomini di potere, politici ed economici, non di rado manifestano il desiderio di migliorare le condizioni di vita umana economica e sociale.
Espongono i loro ideali con passione ed esternano i propri valori umani in modo quasi identico, eppure esistono una miriade di partiti con altrettanti segretari e presidenti che invece di coordinarsi e fondere le proprie sinergie, cercano quanto più di infierire, tradirsi e screditarsi l’un l’altro a discapito dell’economia e del benessere generale – nessuno vuol cedere il passo all’altro per le proprie ambizioni e per non perdere i propri privilegi –.
Se solo si pensasse, di tanto in tanto, ...che al termine della vita terrena si è obbligati, comunque, a rinunciare a tutto e... si provasse ad ipotizzare... ciò che è riserbato all’uomo, quante ingiustizie ed incongruenze potrebbero essere evitate. Soprattutto si radicherebbe in certi uomini un naturale senso di tolleranza e di comprensione che, in armonia ad una viva sensibilità e ad una sincera disponibilità, potrebbero riscattare la società da ogni egoismo ed indifferenza.
...Non mi è possibile confidarti quale sorte spetta a certi “potenti” o “mafroni”, ossia a quelle persone di spicco... senza merito e senza onore.
Ma è importante – mi disse –, che tu sappia... che dopo la morte si gioisce e si patisce come quando si è in vita, con la differenza che il passaggio terreno ha come unico scopo la naturale selezione degli uomini per la vita eterna; quest’ultima, invece, non solo non ha fine ma è caratterizzata da un’esistenza indescrivibile nella sua specificità ed essenza, rivivendo e ricevendo in forma accentuata il bene ed il male realizzato nella propria esperienza umana”.
Tutte quelle frasi mi avevano trasportato in un’altra dimensione, abbassai lo sguardo e rimasi assorto a pensare a quanto mi stesse accadendo; non riuscivo a spiegarmi la presenza di mio padre in quel luogo e non osavo domandare nulla in merito, ...avevo il timore di rovinare tutto se avessi pronunciato parole indiscrete ed inopportune.
Per evitare di riflettere oltre alzai gli occhi e guardai intorno, scorsi in lontananza una miriade di ragazze nei pressi di un piccolo costone; osservando più attentamente notai che... era un tratto di spiaggia affollato da nudiste.
Il sole era ormai in fase calante ed incominciavo ad avvertire dei sensibili brividi sulla pelle, non tanto, per la stanchezza del viaggio quanto per tutto il tempo che ero rimasto immobile in acqua.
La presenza di tante avvenenti ragazze mi induceva a conoscerne almeno una anche se contemporaneamente desideravo proseguire il dialogo con mio padre.
Gli chiesi se avesse impegni per la sera; ma avendo compreso i miei desideri e le mie umane esigenze, mi disse di sentirsi stanco e che preferiva riposare.
Lo salutai affettuosamente prima di allontanarmi e stringendolo in un forte abbraccio gli chiesi soltanto se e quando l’avrei potuto rivedere.
Mi rispose con tono rauco: “...Domani, allo stesso orario e stesso posto”.
Provavo un notevole senso di colpa; era la mia coscienza a parlare, ...non riuscivo a capacitarmi del fatto che avessi ritrovato mio padre e non solo non avessi domandato nulla sul perché si trovasse lì, ma soprattutto non mi fossi trattenuto oltre con lui, quasi come se qualcosa o qualcuno mi avesse trascinato via.
Mentre percorrevo un tratto di spiaggia per far ritorno in albergo, riflettendo sul mistero di quell’incontro, pensai che potevo approfittarne per recarmi nella zona nudista, avendo ancora del tempo a disposizione prima dell’ora di cena.
Mi avviai verso il costone e quando giunsi ebbi un attimo di esitazione e mi bloccai: “Oh... cavolo...!! che meraviglia...”, esclamai internamente.
Era a dir poco indescrivibile: le ragazze che avevo incontrato in precedenza erano nulla... rispetto a tutte quei corpi attraenti. Non riuscivo a scorgere un solo uomo a vista d’occhio, sembrava di essere al raduno delle miss mondo, ma la cosa che più sbalordiva oltre alla bellezza, era la loro classe.
Non so per quanto tempo rimasi impietrito. Ero imbarazzato come quando ci si spoglia per la prima volta davanti ad una donna, il disagio era prodotto dal loro sguardo penetrante che accresceva in me il mio stato di soggezione; ...recuperato un po’ di coraggio mi buttai nel mucchio sperando di poterne conoscere almeno una.
Mi aggiravo come in un labirinto tra quei corpi statuari e quei volti meravigliosi pieni di luce, l’irrefrenabile eccitazione si era attenuata e lo stupore era quasi scomparso, il tutto era diventato normalità. Rimasi ad ammirare incredulo quanto i miei occhi potevano osservare: un’infinità di donne distese al sole e tante altre che passeggiavano discorrendo tra di loro.
Mi sentivo come il gallo nel pollaio ma restavo sorpreso nel constatare che, nonostante non dispiacessi alle donne, non mostravano alcun interesse nei miei confronti.
Non mi scoraggiai, continuai a camminare per il piacere di osservare; ero sul punto di ritornare in albergo, quando poco distante, in una piccola insenatura, distese al sole sulla riva vidi le due ragazze dell’agenzia: l’attraente mitica ragazza che avevo seguito per strada con la sua amica.
Sembravo rinato, sentii il battito cardiaco pulsare con maggior intensità, mi dissi: “finalmente due ragazze con le quali poter tentare un approccio domandando qualcosa”.
Mi avvicinai con timore e timidezza; con l’aria del perfetto imbecille non sapendo che cosa dire... chiesi: “Scusate potreste per favore dirmi l’orario?”, una di loro aprii gli occhi e rispose: “Ci dispiace ma non lo sappiamo” e richiuse gli occhi.
Con quell’infantile orgoglio maschile, ringraziai e proseguii, ma non mi davo per vinto e tornai indietro; non sapendo come continuare recuperai l’ultimo briciolo di quel discreto savoir faire che ancora possedevo e domandai: “Per caso avreste una sigaretta?”
La risposta fu altrettanto secca: “Spiacenti ma non fumiamo”.
Avrei voluto in quel momento sprofondare e prendermi a schiaffi, si presentava un’occasione irripetibile ed io che cosa facevo, tentavo di conoscerle con domande così stupide e banali che mi vergognavo di me stesso.
Restai qualche secondo immobile ad osservare quei due corpi abbronzati nella loro seducente armonia e sinuosità femminile, poi mi lasciai andare, mi inginocchiai sulla sabbia e con tono tranquillo dissi:
“Scusate, ...sono sincero, ...non vorrei disturbare... ma non conosco nessuno e... se non sbaglio voi siete di Bologna come me”.
L’amica mi guardò e rispose: “Sì è vero, ...e ci siamo incontrati... sia in agenzia che in viaggio”.
“...Oh caspita...”, – pensai –, “si erano accorte di me e mi avevano riconosciuto”; ripresi a dire con espressione confusa: “...Ehh... sì... sono proprio io... e non nascondo che desideravo conoscervi, ...non è consueto incontrare donne attraenti come voi, ...anche se noto con soddisfazione che in questo luogo di certo non scarseggiano altre meraviglie”.
A quelle ultime parole le due ragazze si voltarono verso me con un sguardo fulminante, diventai piccolo ed abbassai gli occhi, perdendo quel pizzico di coraggio che nel mio slancio di entusiasmo avevo iniziato a profondere. “Ma sei proprio un imbecille”, mi dissi rimproverandomi, “Frena l’impeto e non pronunciare sproloqui”.
Riuscì con fatica a mascherare il mio stato di soggezione; sorridendo allungai il braccio porgendo la mano e guardandole dissi: “...Comunque, se non sono indiscreto, ...il mio nome è Andrea”.
L’amica della ragazza mi sorrise e rispose: “Piacere... io sono Claudia, ...lei è Federica”.
Strinsi ad entrambe la mano, poi restai per qualche momento in silenzio a pensare come proseguire la conversazione.
Non volevo giocarmi l’unica chance sembrando invadente e noioso... e allora dissi:
“...Anche voi alloggiate all’Excelsior”.
Mi risposero di sì con un cenno della testa e... timidamente proseguii:
“Se non siete impegnate e non disturbo potremmo cenare insieme”.
Notai sul loro viso un leggero sorriso, si guardarono e una di loro disse:
“D’accordo... appuntamento per questa sera in sala da pranzo”.
Ero al settimo cielo, anche perché chi mi aveva risposto era Claudia, ...tra le due la più affascinante e sensuale.
“...Ottimo”, ...risposi sillabando ed aggiunsi, “considerando l’orario e la stanchezza del viaggio desidererei fare una bella doccia e rilassarmi un poco, forse è meglio che ritorni in albergo; ci vediamo per cena in sala da pranzo”.
Mi risposero: “Va bene, ...in effetti anche per noi è tardi, ...tra breve ritorniamo”.
Le salutai timidamente e mi avviai verso l’albergo ripassando tra tutte le gnocche che erano lì intorno, ma senza curarmi più di tanto di loro, ormai pensavo ad altro; il mio sangue era in ebollizione ed il mio corpo in totale fibrillazione, immaginavo le cose più impossibili e ipotizzavo i più disparati discorsi che potevo trattare per approfondire al meglio la loro conoscenza.
Rientrato in camera, svuotai la boccetta dei sali nella vasca, mi spogliai e mi immersi sino al collo nell’acqua. Dopo essermi cosparso di sapone, azionai l’idromassaggio, rilassandomi per molto tempo a tal punto da non accorgermi di essere completamente avvolto dalla schiuma.
Mi asciugai con calma e poi mi affacciai alla finestra per osservare il panorama al tramonto e fumarmi una sigaretta, ma mi accorsi con enorme sorpresa e delusione che in giardino un uomo dai capelli scuri e dalla ampia corporatura dialogava allegramente con Claudia.
Provai un senso di fastidio ed anche un pizzico di gelosia, avrei voluto ascoltare cosa stessero dicendo e quale fosse l’argomento della conversazione, ma recuperando un briciolo di razionalità pensai:
“Con quale pretesa posso vantare diritti; sarà anche normale fare nuove conoscenze o incontrare qualche amico”.
E nonostante cercassi di convincermi che il tutto fosse normale, provavo comunque un notevole disagio emotivo.
Rimasi ad osservare quell’uomo con particolare invidia: desideravo tanto... essere al suo posto.
Ma riflettendo mi domandai: “Perché manifestare un inutile ed ingiustificato antagonismo e mostrarsi ostili nei confronti di un uomo che non commette nulla di male nel ridere, scherzare e divertirsi con una donna”.
In effetti, prescindendo dal normale ed innocuo intrattenimento, il conflitto interiore del mio stato d’animo scaturiva da un certo senso di egoismo; ma il problema sarebbe sorto unicamente se avessi avuto un legame con Claudia e certamente anche in tal caso non avrei potuto attribuire esclusivamente a quell’uomo la colpa per un comportamento sleale, ...nel caso di un’intrigante intesa e di un deplorevole tradimento”.
E per placare la mia insofferenza dissi a me stesso: “L’unica accusa, da imputare a chi provoca ed insidia la serenità di una coppia, consiste nel turbare il romantico e stabile equilibrio tra due persone.
Tutti coloro che sono legati sentimentalmente dovrebbero essere considerati come entità asessuate e mai dovrebbero essere insidiati negli affetti.
Ma sono proprio le intense e continue tentazioni che, oltre a verificare e confermare la consistenza ed il valore di una viva e profonda relazione affettiva, forniscono le giuste risposte alle tante domande sulla solidità di una sincera unione: la gelosia e la possessività non dovrebbero sussistere in una relazione di coppia.
Purtroppo, come non è possibile imporre la fedeltà, così non è giustificabile obbligare qualcuno a credere in un rapporto contro la propria volontà: ognuno deve seguire la propria natura in virtù dei sentimenti che prova”.
Guardai un’ultima volta l’uomo che era accanto a Claudia prima di allontanarmi dalla finestra, poi aprii l’armadio per scegliere gli abiti, sistemai il vestito scuro e la camicia bianca sulla poltrona, accesi la radio, mi adagiai sul letto e socchiusi gli occhi.
Quando li riaprii ebbi un sussulto, ...era già un nuovo giorno, il sole stava sorgendo e avevo dormito tutto quel tempo ininterrottamente; incominciai ad agitarmi, non riuscivo a restare tranquillo, perché non rispettando l’appuntamento avevo perso un’occasione unica.
Quale scusa avrei mai potuto inventare per farmi perdonare?
Che cosa avrebbero pensato di me dopo quella pessima figura.
Non sapevo più a quale domanda rispondere, ma ormai non era possibile ritornare indietro e pensai alle parole che ripeteva spesso mio padre: “Se c’è rimedio è inutile arrabbiarsi, se rimedio non c’è, è comunque inutile arrabbiarsi” e così per recuperare una certa tranquillità accesi una sigaretta e mi distesi sul letto.
In effetti a pensarci bene quanto era involontariamente accaduto poteva anche risultare positivo, un approccio troppo invadente con le due ragazze avrebbe forse compromesso l’esito dell’incontro.
Restava soltanto da escogitare una scusa credibile per riparare all’imbarazzante situazione.
Pensai allora di aspettarle a colazione e fingere di aver avuto un malore; certamente non è che fosse una scusa originale, ma nella sua banalità e semplicità risultava quella migliore per giustificare la mia assenza.
Provai anche più volte la parte del ragazzo stanco e debilitato, al punto da sentirmi anche ridicolo; ripetevo in continuazione le stesse frasi mentre mi lavavo, mi radevo la barba, mi asciugavo.
Finalmente dopo aver scelto gli abiti ed essermi vestito uscii dalla stanza, chiusi la porta e giunsi nella hall.
Il grande salone era deserto l’unica persona che incontrai fu il portiere dell’albergo che mi guardò con una certa curiosità, lo salutai e mi avviai verso il bar.
Mi sedetti su uno sgabello, ordinai un caffè e lentamente lo sorseggiai; con discrezione chiesi al barista se fossi in anticipo per la colazione, mi rispose senza scomporsi che ero in perfetto orario ma la sala era ancora vuota a causa del consueto rientro in albergo a tarda notte degli ospiti.
Poi mi accomodai su un divano nei pressi della sala da pranzo in posizione strategica per osservare l’arrivo delle due ragazze.
Aspettai per molto tempo continuando a ripetere sempre le stesse frasi e dopo aver consumato tre caffè a digiuno incominciai ad avvertire uno strano bruciore allo stomaco che mostrava anche tutta la sua ribellione con caratteristici e rimbombanti lamenti.
Ad un tratto tutta la mia mascolinità riprese ad esaltarsi: erano proprio loro due, indossavano degli abiti chiari in tessuto leggero che fasciavano i loro seducenti corpi ed avanzavano verso di me. Andai incontro a loro con passo incerto, soltanto allora si accorsero della mia presenza, mi guardarono e Claudia avvicinandosi mi salutò con un bacio sulla guancia, dicendomi: “Ciao, ...ieri sera ti abbiamo aspettato sino a tardi, ...desideravamo salutarti”.
In quel momento avrei tanto desiderato una sedia, le gambe a stento mi sorreggevano, la lingua si era incollata al palato, Federica mi poggiò la sua mano sulla spalla e fissandomi negli occhi chiese con voce serena e vellutata: “Hai già consumato la colazione. Vieni al tavolo con noi?
Volevo urlare, cantare, ballare ma restavo immobile quasi fossi mummificato, riuscii appena a dire: “No, ...aspettavo voi, ...sì – vi accompagno... E per ieri sera scusatemi ma...”.
Mi bloccai, avrei tanto voluto pronunciare le frasi che sino a quel momento avevo ripetuto in continuazione e che ormai conoscevo a memoria, ma non potevo e non volevo mentire.
Così scuotendo la testa aggiunsi soltanto: “Perdonatemi, ero stanco del viaggio e mi sono involontariamente addormentato”.
Entrai nella sala da pranzo in compagnia delle due ragazze; mi sentivo un divo di Hollywood, ma... anche lì provai una strana sensazione, la presenza maschile era limitata e le donne erano tutte estremamente attraenti ma, non so per quale motivo, non avvertivo lo stesso interesse che provavo per le due ragazze.
Sembra impossibile descrivere la delicata raffinatezza delle loro movenze e la loro eleganza di stile, l’attraente e seducente apparenza mi procurava una sensazione di estremo piacere particolarmente eccitante; il solo pensiero di trascorrere con loro dei momenti di pura intimità accresceva il mio fervore trasportandomi in un ideale delirio.
Interruppi quell’imbarazzante silenzio domandando: “...Andate al mare? ...È una giornata davvero splendida”.
Mi rispose Claudia: “Il tempo di fare colazione e prendere le borse dalle camere, ...ci accompagni? Voglio confidarti che è piacevole restare con te, sei simpatico e discreto, che ne dici se approfondissimo la nostra conoscenza trascorrendo queste vacanze insieme?”.
E rivolgendosi a Federica disse: “È giusto o... sbaglio?”
“...Condivido pienamente”, rispose l’amica e guardandomi aggiunse:
“...Oltre ad essere socievole sei anche particolarmente interessante, ...ma ammiro soprattutto gli uomini colti. Spero che tu appartenga a questa categoria”.
“Uh, che barba” – pensai –, “vogliono anche l’uomo colto”; ma in effetti, tutti quei complimenti m’avevano confuso e mi imbarazzavano non poco; con molta calma risposi:
“Sono a dir poco sorpreso ed onorato per simili parole, non mi aspettavo di incontrare in vacanza donne come voi, così originali ed amanti degli aspetti essenziali e culturali di un uomo, ...ma credete fermamente nei fondamentali valori umani?”
Federica si guardò intorno mi prese la mano e accarezzandola, sussurrò:
“La tua pelle e la mia sono uguali; se non si crede, se non si ama, se non si vive per gli altri, ...allora, non si ama neanche se stessi, ...amare ciò che ci circonda significa vivere, ...vivere senza invidie, rancori, soprusi, prepotenze, raggiri, falsità... ossia in armonia, serenità, allegria ed in pace con il mondo intero”.
“Oh... caspita” – pensai –, “con una risposta mi ha annientato”; di certo una cosa avevo ben compreso, che con le due non si poteva sbagliare, dovevo cambiare strategia, dovevo essere non solo me stesso ma soprattutto estremamente sincero.
La conversazione scivolò su numerosi argomenti, ...raccontai della mia attività di medico, della mia famiglia, della morte di mio padre, dei suoi proverbiali consigli ed insegnamenti.
Era quasi mezzogiorno, attraverso le vetrate il sole irraggiava la sala, all’esterno la vegetazione tropicale faceva da cornice, evidenziando quel surreale piacere che invadeva il mio corpo infondendo una serena energia emozionale; Claudia e Federica sollevarono gli occhi e dopo un impercettibile cenno della testa si alzarono e mi invitarono ad accompagnarle in spiaggia.
Dopo poco tempo ci ritrovammo nella hall ed uscimmo dall’albergo, percorremmo un sentiero, che non conoscevo, immerso in una folta vegetazione composta da piante e fiori dai rari colori. Ero sempre più incuriosito dal loro misterioso carattere e non sapevo nulla di loro, ma soprattutto non riuscivo a intuire l’aspetto più importante, ossia, quello sentimentale-passionale.
Però, ...quell’atmosfera frizzante che derivava sia da quell’inebriante paesaggio che dalla loro leggiadra affabilità mi caricarono a tal punto che mi lasciai andare e senza inibizioni domandai:
“Non per essere indiscreto... ma due ragazze come voi certamente non saranno delle single? e... i vostri ragazzi?...”
Mi interruppe prontamente Claudia: “Non ci crederai, ma siamo proprio due single” e continuò dicendo: “...Io, ...sono stata con un ragazzo tanto tempo, ti assomigliava anche... e ci amavamo moltissimo, ogni giorno della vita era un’avventura, mi colmava di affetto, carezze, sguardi, ...sino a un fatidico giorno, quando in un banale incidente d’auto perse la vita... ed allora tutto terminò, ...anche la mia vita”.
A quelle parole abbassai lo sguardo e le dissi: “Scusa Claudia, ...non sapevo, ...non volevo ricordati questi avvenimenti, ...comunque se può farti piacere... io un vero amore non l’ho mai vissuto.
Ho incontrato solo ragazze che desideravano divertirsi, che erano superficiali e forse più interessate ad altri aspetti... che a quello puramente affettivo, frutto dell’essenza vera dell’amore.
Sicuramente avrò avuto anch’io le mie colpe derivanti dall’essere sempre impegnato per essere eccessivamente disponibile con tutti, ma vedi ognuno di noi possiede una propria natura, delle proprie ambizioni che derivano quasi certamente dagli strascichi, dalle vicissitudini della nostra adolescenza, dai nostri traumi infantili, da tutto ciò che ci ha segnato profondamente e da quanto abbiamo imparato nel corso delle nostre esperienze.
Ma... anche da tutto ciò che reputiamo giusto, vero, importante, che scaturisce dal tipo di educazione ricevuta, dai sani valori che ci sono stati trasmessi, dalle concrete e semplici felicità vissute... e dal desiderio di prodigarci per gli altri.
Come vedi, sono tanti i motivi che a volte rendono incompatibili due caratteri e che producono solo incomprensione tra due ragazzi, ognuno di essi condanna l’altro prima di incolpare se stesso.
Ognuno pensa di essere nel giusto e di conoscere la verità assoluta, ma ciò è solo il nostro limite di comuni mortali, di uomini egoisti e superbi; pensiamo stupidamente che tutto ci sia dovuto e che il sacrificio e l’altruismo sia d’obbligo solo per gli altri, che il comprendersi sia ormai un pregio anacronistico posseduto soltanto da alcuni sventurati esseri viventi.
Nel mio caso non riesco a comprendere se la mancanza di un legame affettivo scaturisca principalmente dal mio carattere, differente dalla natura femminile, oppure perché non abbia ancora incontrato una ragazza con i miei stessi sentimenti e ideali.
Di certo tutte le donne che ho conosciuto erano esigenti, pretendevano senza voler fare rinunce e quelle rare volte che si prodigavano lo rinfacciavano a tal punto che avrei preferito non aver ricevuto nulla.
Soprattutto mi criticavano per l’eccessivo tempo che dedicavo al lavoro. È vero che rivolgevo loro solo un minimo spazio, ma il tutto era dettato dal fine di raggiungere un discreto benessere per poter garantire loro ogni agio e quanto desideravano.
Certamente... avrò sbagliato se tante relazioni sono terminate, ...comunque sono sempre stato sincero e corretto nei loro confronti. Il mio comportamento era dettato dal poter garantire tranquillità e sicurezza – non solo alla persona che avrei sposato ma soprattutto ai miei figli.
Sarebbe stato sufficiente un po’ di comprensione, sacrificio, intelligenza per ricevere quella serenità necessaria, per poter vivere, lavorare e soprattutto amarle; rafforzando, ogni giorno sempre più, il mio entusiasmo per superare ogni ostacolo ed accrescere il sentimento d’amore, ...senza desiderare nient’altro in cambio.
È evidente che in quest’epoca risulta forse eccessivo richiedere quel prodigarsi l’un l’altro o quella forma di aiuto, comprensione, annullamento che era intrinseca e normale ai tempi dei nostri progenitori, ma penso e credo che quello che desidero ricevere sia davvero il minimo.
In una unione di amore, affinché ci sia un’intesa ideale, ogni uomo deve spogliarsi della propria natura, del proprio modo di ragionare e di concepire gli eventi, analizzando e comprendendo il carattere ed il pensiero della persona che si ha accanto, cercando quanto più possibile di relazionarsi e rapportarsi a chi si ama, dedicandosi e donandosi per un reciproco e sincero rispetto e piacere. È strano come la condizione femminile abbia raggiunto una rilevante evoluzione sociale, ma al contempo un’involuzione affettiva e familiare. Le donne in generale spesso confondono la loro rivalsa nel sociale con lo sconfinare oltre i limiti dei giusti e tradizionali valori di coppia. Per la dignità di ognuno, affinché possa consolidarsi nel tempo il naturale equilibrio in una relazione sentimentale, la condizione uomo-donna dovrà necessariamente risultare paritaria. Soltanto ponendosi in simili posizioni di umiltà e generosità la coppia potrà esprimere, nel loro modo di esistere e di vivere il quotidiano, il giusto carico umano di sentimenti, aspettative, ansie, responsabilità e consapevolezza di condurre insieme un’alleanza nata per amore.
Purtroppo, tale metamorfosi non solo è ricaduta sull’educazione dei figli i quali, troppo spesso ormai, manifestano ed osservano un diffuso minor rispetto verso i propri genitori, ma ha anche prodotto nelle relazioni di coppia un minor entusiasmo affettivo e minor comprensione reciproca.
...Penso che in molte famiglie ci sia un rapporto ed un affetto tra genitori e figli di tipo distaccato e superficiale, indotto sia dall’influenza dei mass-media e della società, che dalla ridotta abilità educativa dei genitori, i quali a volte pensano di comprare gli affetti mostrando un eccessivo permissivismo diseducativo.
In considerazione di tali comportamenti e da un’attenta analisi, si può ben comprendere da che cosa scaturisca l’indifferenza per i valori umani che tende sempre più ad inaridire gli animi ed i sentimenti”.
Quando terminai di parlare mi accorsi che avevo sino a quel momento percorso tutto il tragitto con lo sguardo rivolto verso il basso, assorto a riflettere; mi voltai e notai sul volto di Claudia e Federica una particolare attenzione, come se fossero attratte da quell’argomento.
Era la prima volta che suscitavo interesse con simili discorsi senza annoiare due donne, ero davvero sorpreso e non mi sembrava possibile; sino allora parole e frasi di quel genere mi avrebbero classificato tra i pesantoni; in loro qualcosa era differente, possedevano una natura che le differenziava dalle ragazze che conoscevo.
Giungemmo in spiaggia e dopo aver sistemato i teli sui lettini, ci tuffammo in mare; l’acqua limpida invitava a nuotare ed immergersi, restai, infatti, per molto tempo con Claudia disteso sulla riva ad abbronzarmi al sole, abbandonandomi al delicato massaggio delle onde che si rifrangevano sul bagnasciuga.
Poi dopo aver raggiunto Federica mi distesi sul lettino ed accesi una sigaretta restando per qualche momento assorto a fissare l’orizzonte in silenzio.
Ad un tratto mi accorsi che Claudia aveva cosparso il suo corpo con della crema e delicatamente la stendeva praticando un lento e sensuale movimento delle mani. Mi voltai lentamente e la guardai, ero trasportato dal desiderio di accarezzarla ma non volevo turbare la sua opinione nei miei confronti, ...preferivo approfondire ulteriormente la sua conoscenza in quanto la sua sensibilità, oltre ad ispirarmi fiducia, mi frenava e così le confidai: “Ieri, mi è accaduto qualcosa di insolito che ancora non riesco a credere se sia possibile, ...ho incontrato mio padre: era vivo... o meglio sembrava vivo, eppure sono trascorsi diversi anni dalla sua morte o presunta morte; aveva anche un ottimo aspetto ma non ho avuto l’occasione di chiedergli come mai si trovasse su questa spiaggia.
Più tardi dovrei rincontrarlo e ho paura che la mia indiscrezione possa far svanire o rovinare quello che definisco essere un sogno”.
Lei abbassò gli occhi affermando: “Se è vero ciò che hai visto, certamente tutto ciò è molto strano ed imbarazzante, ...però se può darti piacere e serenità penso che sia meglio godersi questa situazione come se il tutto fosse normale ed aspettare l’ultimo giorno di vacanza per soddisfare la tua curiosità, anche perché sicuramente avrete tanto da raccontarvi”.
Quelle parole e come le pronunciò mi stupirono perché, in effetti, aveva suggerito la soluzione migliore, ma... avevo anche il dubbio che non mi avesse creduto e potesse pensare che fossi un balordo visionario, perdendo la stima e la fiducia in me.
Strinsi le labbra, scossi la testa in segno affermativo ed alzandomi aggiunsi: “Hai... ragione cercherò di seguire il tuo consiglio, comunque ti chiedo un favore: potresti tra non molto raggiungermi con Federica? Ma senza avvicinarvi troppo ed osservare il volto di quell’uomo, poi... in albergo vi mostrerò una foto e mi direte se anche per voi è effettivamente mio padre”.
Claudia mi fissò e mi tranquillizzò: “Non preoccuparti... ti raggiungeremo”.
Le ringraziai ed aggiunsi: “Adesso però dovete scusarmi ma devo proprio andare, lascio qui tutta la mia roba, aspettatemi”; e voltandomi le salutai.
Non camminai molto, riuscii a vedere la sua sagoma in mare: era vicino alla riva con l’acqua che gli bagnava le gambe ed aveva in bocca la solita sigaretta; lo raggiunsi, lo abbracciai con tenerezza e gli dissi: “Sono davvero contento di rincontrarti pensavo di non trovarti”.
Mi rispose: “Non penso di averti mai deluso e mentito, ...ti ho sempre ripetuto che un uomo è rispettato ed amato, soprattutto, per la sua sincerità, correttezza, disponibilità ed onestà, ...è vero che spesso si incontrano uomini con una falsa personalità che mostrano eleganti apparenze, ma che, in effetti, possiedono soltanto una natura perfida, opportunistica ed ambigua.
Sono peggiori di quei delinquenti che non nascondono la loro vera essenza, ...il mondo purtroppo è pieno di simili elementi senza scrupoli, pronti a vendere anche i propri figli pur di ottenere quello che desiderano; ...per loro ciò che conta è raggiungere l’obiettivo con qualsiasi mezzo.
Le promesse, gli scrupoli di coscienza, il rispetto dell’amicizia, l’aiuto reciproco, sono e restano per loro solo parole e fantasia, puoi ben immaginare quale credibilità possano avere simili uomini che possiedono questa deplorevole innata natura; ma il dramma peggiore è che troppo spesso ricoprono cariche sociali di prestigio, utilizzando i loro poteri o privilegi per ricattare o per soddisfare i propri interessi”.
Mentre raccontava si accorse che lo osservavo con stupore ed aggiunse:
“Basterebbe, che ogni uomo agisse con correttezza e nel rispetto del prossimo secondo la giusta regola: non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri possano fare a te, ...per vivere serenamente, in armonia ed in amicizia con il mondo intero, contribuendo a migliorare la loro vita e quella degli altri.
Purtroppo non sempre l’esistenza dell’uomo è felice per tutto il male che si commette e che inevitabilmente produce altro male a causa di persone senza scrupoli che generano con il loro esempio altri personaggi ignobili e disumani sempre pronti a prendere il sopravvento e danneggiare il prossimo con azioni sleali ed illecite.
La loro vita è contorta, carica di colpe e di rimorsi, in quanto ogni uomo, anche il peggiore, possiede una coscienza che parla e che lo critica continuamente.
Ma l’aspetto aberrante è che si affaticano immoralmente, speculando, pur di realizzare i propri fini... e per poi... convivere con ansie, paure e nel terrore di essere traditi; la loro è un’esistenza senza amore, senza felicità, ma soprattutto segnata dal non ricevere il vero rispetto dalla società.
Gli uomini mostreranno loro una falsa amicizia per pura convenienza sino a quando ricopriranno un ruolo importante nella società per poi ignorarli... se perdendo ogni prestigio non potranno più essere utili; mai conosceranno il vero affetto e la vera stima che scaturisce spontaneamente tra persone disinteressate ed altruiste.
Si illudono nel supporre che la ricchezza, il potere, la posizione sociale, l’arrivismo in generale siano il traguardo principale da raggiungere o da conquistare... adottando persino ignobili e contorti sistemi.
Sono degli stolti poiché anche loro, ...non potendo deviare ed evitare il comune destino umano, lasceranno ogni cosa... comprese le loro illecite ed ingiuste conquiste.
Considerando che ogni uomo passando ad altra vita... rivive, ...subisce e riceve sia il bene che il male commesso nel suo passaggio terreno a quanti vivono senza moralità non sarà possibile concedere alcuna giustificazione.
Ma la cosa incomprensibile di tanti uomini è la loro ingordigia o insaziabilità nel non accontentarsi oltre il necessario e talvolta procurando ad altri dolori e dispiaceri... solo perché coinvolti in assurdi meccanismi perversi ed irreversibili.
Non godono dei piaceri della vita terrena poiché si affannano in un’effimera esistenza, vengono odiati, criticati; sono uomini fondamentalmente – soli – che non conoscono il gusto delle cose genuine e semplici ma solo un’esistenza apparentemente felice... che comunque... finirà.
Accade spesso che uomini di limitata personalità mostrino un comportamento sleale e scorretto non per propria indole ma perché coinvolti e trascinati dalle vicissitudini sociali o indotti e traviati da chi desidera destabilizzare e speculare.
Prescindendo da banali concetti utopistici ogni uomo dovrebbe crescere e progredire nella società senza dover affrontare quotidianamente insidie ed ingiustizie.
È fondamentale recuperare la sensibilità e la sincerità tra gli uomini, combattendo lealmente e con la parola l’ostruzionismo e l’illecito, per sanare onestamente le incomprensioni e le iniquità, tentando di comprendere i motivi del disaccordo e del contrasto.
Se analizzi questi insegnamenti e riesci a farli tuoi, considerando soprattutto quanto breve sia la vita, puoi ben comprendere come sia piacevole comunicare e convivere serenamente con gli altri senza avere secondi fini o interessi.
Ti accorgerai che il mondo intero ti è amico, la vita ti sorride, ogni giorno che trascorri è un regalo che ricevi ed è un piacere diverso che provi.
Ama e sarai amato... anche da coloro che non sono capaci e che non riescono ad amare perché sarai tu... con la tua serenità e con il tuo modo di mostrarti a conquistarli ed a correggerli”.
Quelle parole che avevo ascoltato attentamente mi ricordavano la mia adolescenza, altre volte me le aveva ripetute e le ricordavo perfettamente, per lui vivere significava soprattutto: prodigarsi per gli altri, ostacolare e combattere con lealtà le ingiustizie tentando di difendere i valori umani radicati in lui, non provare rancori e cercare di soprassedere ad eventuali torti ricevuti.
Ma non so per quale ragione, mentre riascoltavo quelle stesse parole, avvertivo un effetto particolare; avevano un sapore diverso e mi colpirono particolarmente come se fossero dirette a me anche al fine di adoperarmi per trasmetterle ed infonderle a coloro che non conoscevano la vera essenza dei sentimenti umani.
Rimasi immobile rapito dal suo sguardo penetrante che mi scrutava minuziosamente, riuscivo a scorgere nei suoi occhi tanta vivacità ma anche tanta tenerezza; poi osservando la natura ed il paesaggio intorno, aggiunse:
“...È stupendo il luogo che hai scelto per trascorrere le vacanze!”
Risposi: “È vero, ...è davvero incantevole, penso che luoghi così belli siano rari”.
E continuando, disse: “Osserva attentamente ogni particolare, rifletti ed analizza ogni istante, affinché tu possa comprendere il motivo della mia presenza: avrai numerose sorprese, ogni giorno sarà differente e particolarmente piacevole”.
Restammo a lungo uno di fronte all’altro, poi ci salutammo con un intenso abbraccio e ci demmo appuntamento per il giorno dopo.
Il sole era quasi del tutto tramontato e dovevo ritornare dalle due amiche che mi attendevano; in lontananza, prima di giungere, le vidi in compagnia di un uomo assorte ad ascoltare ciò che raccontava.
Non ero sorpreso ma, per la seconda volta, rimasi solo profondamente incuriosito nel cercare di scoprire chi fosse, in quanto avevo riconosciuto in lui l’uomo che la sera precedente avevo intravisto sotto la finestra della mia camera insieme a Claudia.
Non si trattenne per molto tempo, quando arrivai si era già allontanato e non era più possibile individuarlo tra la gente; mi scusai per il ritardo e senza accennare a nulla su quanto avevo osservato, chiesi se avessero visto in ogni dettaglio il volto dell’uomo con cui ero rimasto a parlare.
Mi risposero: “Eri voltato e non ti sei accorto di nulla, ma siamo rimaste molto tempo ad osservarvi attentamente”.
E così indossata la maglia, ci incamminammo per l’albergo.
Ci affrettammo per poter arrivare in tempo per la cena; quando rientrammo presi la chiave della stanza e salii con l’ascensore.
Giunto al piano le porte si aprirono, mentre mi apprestavo ad uscire, mi trovai improvvisamente di fronte ad un’attraente ed elegante donna.
Rimasi colpito dalla sua somiglianza con una ragazza che conoscevo e con la quale avevo avuto in passato una relazione sentimentale.
Ci guardammo con discrezione, lei accennò un saluto al quale risposi sorridendo, poi entrò nell’ascensore; ...restai immobile ad osservarla mentre le porte si richiudevano.
Percorsi lentamente il corridoio riflettendo su quell’incontro; provavo a ricordare ma non riuscivo a convincermi se, avessi preso un abbaglio oppure, fosse effettivamente la stessa persona che avevo amato ed il tempo aveva in parte... trasformato.
Ma non mi soffermai molto su quell’incontro, entrai in camera e dopo una rilassante doccia mi vestii e ridiscesi nella hall dove il portiere mi comunicò che la cena sarebbe stata servita sulla terrazza dell’attico.
Consegnai la chiave ed acquistai un pacchetto di sigarette. Mentre mi accingevo a raggiungere l’ascensore vidi la stessa donna che avevo incontrato in precedenza dirigersi verso di me.
Indossava un abito da sera con un’accentuata scollatura, il viso era luminoso, i biondi capelli raccolti evidenziavano ed accrescevano maggiormente, assieme ai due orecchini di diamanti, quella luminosità che si sprigionava dai suoi occhi azzurri; a completare quella soave fantasia femminile era il suo armonico portamento aggraziato dal collo snello e slanciato, dalle sottili caviglie e da quel vestito che ricopriva le sinuose forme.
Mi guardava strizzando gli occhi quasi a provocarmi, si avvicinò e mi chiese una sigaretta. Presi il pacchetto dalla tasca e lo aprii porgendoglielo; delicatamente ne sfilò una e l’avvicinò alla bocca.
Accesi, allora, un fiammifero, ma lei mi allontanò la mano e mi disse sorridendo: “È vero... non puoi sapere che ormai ho smesso di fumare”.
Rimasi con il fiammifero acceso sino a bruciarmi, mi sarei preso a schiaffi, non era possibile che alla sola vista di una donna dovevo rimbecillire a tal punto, ma per fortuna riuscii a rimediare dicendole: “La verità è che ero in forte dubbio se fossi realmente tu, ...spesso mi capita di salutare persone che non conosco e volevo evitare di fare l’ennesima spiacevole figura; d’altronde sono passati tanti anni dall’ultimo incontro”.
E salutandola con un timido bacio sulle guance continuai a dirle:
“Raccontami di te, ...Ti sei sposata? ...Come mai sei qui? ...Provo un immenso piacere nel rivederti, ...sai... che sei sempre più attraente ed elegante”.
Mi rispose con tono quasi ironico: “Quanto dici vale anche per te... con l’età migliori, hai ancora un discreto fascino seduttore, e... se ti può far piacere... non sono sposata e sono qui con un’amica”.
“Caspita” – pensai – “ma in questo luogo le donne giungono in coppia?... È un po’ strano... è solo un caso oppure vi è un motivo”.
Nel frattempo l’ascensore era giunto e le porte si erano aperte, restammo qualche attimo a fissarci negli occhi poi lei entrò ed io la seguii, continuammo a guardarci in silenzio sino a raggiungere l’attico, le porte si aprirono e prima di uscire la guardai dicendole:
“Non vorrei sbagliare... se ricordo bene... il tuo nome è... Sara”.
Acconsentì con un cenno della testa e mi chiese: “Hai qualche impegno dopo cena? ...Ti andrebbe di bere qualcosa insieme”.
Le risposi: “Sono a cena con due amiche, ma dopo non ho particolari impegni e non nascondo che... avrei davvero piacere di incontrarti”.
Ci salutammo, lei si allontanò ed io restai immobile a riflettere su come comportarmi – ...avrei tanto desiderato scomparire poiché avevo in pratica appuntamenti con tre donne; mi ero infilato in un vicolo cieco e non sapevo come uscirne, sicuramente, oltre a dover affrontare una situazione ingarbugliata avrei passato un’altra notte in bianco –.
Attraversai i vari tavoli e finalmente arrivai al mio dove mi attendevano Claudia e Federica: erano meravigliose, i decolté in seta che indossavano accentuavano il loro fascino; adornavano il polso e la mano soltanto un bracciale a maglia di oro bianco ed un anello con solitario purissimo.
Il tavolo era apparecchiato in modo superlativo: sottopiatti e posateria in argento lavorato, piatti in porcellana finissima con bordo in oro zecchino, bicchieri e bottiglie di cristallo, tovaglia ed accessori in lino ricamato e a completare il tutto due candelieri con candele color avorio ed un vaso in cristallo con boccioli di rose color arancio-pesca.
Anche il mio abito comunque era in sintonia con lo stile della serata, indossavo un classico smoking e camicia con bottoni bianchi in madreperla.
Mi avvicinai a loro e prima di sedermi accennai un elegante baciamano.
Una dolcissima e soffusa musica di sottofondo fungeva da cornice al paesaggio che era possibile ammirare dalla terrazza.
Il bagliore che si rifletteva sul mare di innumerevoli fiaccole sparse sulla spiaggia, ...alcune lanterne basse che illuminavano la vegetazione circostante, ...la luna piena che divideva con il suo imponente raggio il mare in due spazi e il luccichio delle stelle poco distanti, morbidamente velate a chiazze da rada foschia, ...avrebbero certamente ispirato qualsiasi poeta.
Una leggera e calda brezza, che accarezzava la mia pelle abbronzata, accresceva il desiderio nel restare tutta la notte a contemplare ed osservare quell’incredibile spettacolo.
Ero assorto nel domandarmi come fosse possibile non conoscere l’esistenza di simili suggestivi paesaggi, quando Claudia interrompendo ogni mia riflessione, esclamò: “E sì, ...è veramente meraviglioso e unico nel suo genere, ...ma dimmi hai preso la foto?”
“...Scusa, ...ero soprappensiero” – le risposi – “oh... sì – ...certamente, – eccola”.
La guardarono attentamente in ogni particolare, poi Federica disse con tono di voce deciso:
“È proprio lui, non ti sei sbagliato”.
Le guardai ed aggiunsi: “Ma... se è veramente lui, ...non credo che riuscirò a far finta di nulla”.
Allora Claudia prendendomi la mano mi rassicurò: “Non preoccuparti, ascolta il nostro consiglio, aspetta l’ultimo giorno per domandargli qualcosa, sicuramente ti saprà spiegare quanto desideri ed in questi giorni non mostrarti sorpreso, ma rifletti soltanto su quanto ti dirà”.
Ripresi la foto, la infilai in tasca e portando la mano sul viso, prima vicino agli occhi e poi intorno alla bocca, risposi: “In effetti è proprio quanto è accaduto oggi quando l’ho incontrato”.
Restai qualche attimo in silenzio ed aggiunsi:
“...Ad essere sincero, devo farvi un’altra confessione, ...prima di salire in terrazza ho incontrato una donna, non l’avevo riconosciuta, siamo stati insieme molti anni fa, poi ci lasciammo; lei aveva paura che potessi tradirla o che stessi con lei solo per interesse.
Il padre, un imprenditore molto ricco, le ha sempre consentito una vita molto agiata; ma non le ha insegnato il vero significato dell’amore ed il reale valore delle conquiste; ...il sacrificio, le rinunce e le preoccupazioni rappresentavano esclusivamente un problema solo per gli altri.
Era consapevole di non possedere una vera amicizia, spesso le sue conoscenze erano puramente interessate, questa infelice realtà le procurava una profonda amarezza e forse proprio per questo motivo era diventata con il tempo molto diffidente e di conseguenza molto sola.
A rendere più dura la sua natura ed il suo carattere era stata la delusione provata in una precedente esperienza con un ragazzo ambizioso, che oltre a tradirla giocava con i suoi sentimenti per soddisfare ogni suo piacere e desiderio.
Certamente un’esperienza del genere non le aveva giovato e si era chiusa in se, non riusciva o non voleva esternare i propri sentimenti per sfuggire da eventuali delusioni e difendersi da possibili raggiri, ma soprattutto non poteva tollerare ed accettare che fosse amata per quello che possedeva e non per quello che realmente era.
Furono proprio questi pensieri fissi le cause principali della nostra separazione, del nostro distacco e soprattutto della nostra incomprensione”.
Federica mi guardò e dichiarò: “Posso comprenderla benissimo la mia storia è analoga; ad esser sincera devo confidarti che purtroppo la vita di una persona ricca non è sempre quel piacere che gli altri ipotizzano o sognano – si vive con il terrore e con la paura che qualcuno possa farti del male e che la gente abbia sempre qualche secondo fine recondito –.
Soprattutto si riceve un’educazione ed una formazione con pochi affetti e limitati valori, ti insegnano che ogni cosa ha un prezzo, che è possibile comprare tutto ciò che desideri anche i sentimenti e le emozioni.
La consolidata consistenza patrimoniale consente soltanto di ridurre le preoccupazioni nel realizzare e portare a frutto i nuovi investimenti... limitando però, a volte, sia gli stimoli nella competizione e nella ricerca che l’ambizione nel crescere.
Il possedere tanto non solo non permette di intuire le sofferenze altrui, ma abitua a divenire egoisti ed induce a confondere la conquista con il pretendere ed ottenere qualsiasi cosa.
Accade spesso che l’amore, il sentimento, l’emozione, l’affetto hanno un prezzo e nient’altro.
Ciò che importa principalmente sono i futili ed effimeri piaceri terreni – ... l’egoismo, la superbia, l’arroganza e l’indifferenza dominano e sono padroni soprattutto nella natura degli arrivisti e degli uomini senza scrupoli –.
Per loro amare e perdonare sono parole senza senso e sono sinonimi di stati d’animo di debolezza: le amicizie, i valori e le passioni sono qualcosa da considerare per mera convenienza”.
La guardavo ed ascoltavo attentamente, quando ebbe terminato, aggiunsi: “Quanto affermi purtroppo è estremamente vero, ma la storia con Sara è terminata, non solo, perché lentamente è sfumato il trasporto affettivo e sentimentale ma soprattutto per la sua natura ribelle e viziata”.
Da quelle ultime parole non trascorse molto tempo dalla fine della cena, l’imbarazzo era notevole e ad ogni istante aumentava il disagio; ...avrei desiderato trascorrere anche con loro il termine della serata, ma avevo promesso a Sara d’incontrarla.
In quei momenti una profonda conflittualità interiore sconvolse la mia coscienza, restavo distaccato dai loro discorsi nella speranza di escogitare qualche scusa plausibile per rimediare a quella difficile situazione ma ripetevo a me stesso di continuare ad essere sincero per non tradire la loro fiducia.
Eppure... non volevo deluderle esternando la verità e ciò accresceva lo stato di agitazione ed il senso di autocritica al punto da non riuscire a guardarle in viso; fortuna volle che Claudia affacciandosi dalla terrazza verso il mare esclamò: “La serata è stata deliziosa e questo paesaggio è un incanto: resterei tutta la notte ad ammirare quelle luci in mare, ma sono talmente stanca che desidero tanto andare a riposare”.
Anche Federica preferì seguire la decisione dell’amica e dopo un rapido commiato, si allontanarono.
Restai da solo appoggiato alla balaustra ad osservare ed a riflettere; quel vento caldo ed il panorama esaltavano la mia sensibile natura romantica. Ero assorto nel ricordare i momenti passati vissuti con Sara e nonostante il tempo trascorso, l’averla rincontrata, aveva suscitato in me un’indescrivibile emozione.
L’attrazione era tale da produrre l’entusiasmo del primo amore, ma assieme al desiderio di riabbracciarla avvertivo il timore per quell’incomprensione che ci allontanava, derivante soprattutto dalla nostra differente educazione e formazione.
La terrazza era ormai quasi deserta e solo la luce soffusa di qualche candela, ancora accesa, illuminava alcune coppie che si tenevano per mano. Ad un tratto, una mano accarezzò la mia spalla, ...avvertii un soffio vicino all’orecchio che terminò con un bacio sul collo; raggiunsi i massimi valori di produzione d’adrenalina, sino a sentirmi quasi febbricitante, nel pensare che fosse Sara, mi voltai lentamente ad occhi chiusi per baciarla.
Quando li riaprii davanti a me vidi una donna bruna con occhi verdi, alta e molto abbronzata, indossava un pantalone scuro alla francese e un corsetto nero, le scarpe con tacco le conferivano un’inconsueta e slanciata grazia femminile.
Rimasi ad osservarla non sapendo che cosa pronunciare; non nascondo che mi sentivo particolarmente frastornato – in quei due giorni erano state davvero tante le sorprese –.
Con un dolce sorriso prendendomi le mani disse: “Pensavi che fossi Sara, invece sono la sua amica e scommetto che non ti ricordi di me”.
A quella voce, esclamai: “È passato tanto tempo, ma... forse... è possibile che... tu... sia Silvia?”
Mi rispose: “Proprio io, ...Sara è andata un momento in camera e mi ha chiesto il favore di raggiungerti per chiederti d’aspettarla; ...non ti nascondo che sono davvero contenta di rivederti.
Tu non l’hai mai saputo, ...quando eravamo ragazzi ti osservavo, ...mi piacevi; purtroppo però... eri il ragazzo della mia migliore amica e così ho sempre preferito nasconderti la verità.
Ad essere sincera devo confessarti che il trascorrere del tempo ha giovato al tuo aspetto, e... penso che... questa volta...”.
Non terminò la sua frase per il sopraggiungere di Sara; la salutai con un cenno della mano, ...lei, cogliendomi di sorpresa, avvicinò le sue labbra alla mia guancia sinistra stringendosi a me.
Sicuramente quel gesto affettuoso voleva essere un messaggio non solo per me, ma soprattutto per Silvia, la quale con molta diplomazia si congedò salutandomi con una normale stretta di mano.
Restammo soli, il mio braccio stringeva delicatamente i suoi fianchi, il silenzio ed il suo sguardo eludevano il tempo; percepivo la sua avvolgente passione, le nostre mani si intrecciarono, il suo profumo m’inebriava, le accarezzai lentamente i capelli, ...desideravo abbracciarla... tenendola stretta sino a raggiungere la fusione della nostra pelle.
Mi guardai intorno e mi accorsi, contro ogni volontà, che restava ancora un naturale e profondo sentimento rivolto ad una ragazza capricciosa ed amabile capace di trasformare semplici momenti in sensazioni morbide di raffinato piacere.
L’emozione che si scatenava era tale che mi sarei lasciato trasportare dalla passione sino a far l’amore con lei su quella terrazza.
Infondeva in me con il suo sguardo penetrante il desiderio di entrare in lei per formare un corpo solo.
Rabbrividivo al solo sfiorare la calda pelle e sentirne il profumo, impazzivo al pensiero di respirare attraverso le sue labbra nel morderle, nel baciarle e gustarne l’essenza del sentimento puro nel vibrante fremito di un corpo dentro l’altro, anche se purtroppo, così profondamente diversi.
...E invece nonostante tutto, riuscì soltanto a dirle: “Sara ti ho sempre amato, ...se non fossi stata diffidente e non avessi avuto quel tuo particolare carattere, oggi sicuramente saremmo insieme e forse... con qualche bimbo”.
Lei mi guardò e rispose: “C’è sempre tempo per recuperare e... poi di tempo ne abbiamo tanto”. Non compresi perfettamente quell’ultima frase ma pensai che sicuramente si riferisse al poter continuare a frequentarci anche al termine della vacanza.
Le chiesi di lei e della sua famiglia e con molta discrezione domandai se facesse ancora uso di particolari sostanze.
Abbassò lo sguardo e rispose che ormai tutto procedeva in modo tranquillo e sereno, che quella balorda esperienza apparteneva ormai al passato; aveva, infatti, smesso di abusare di quella roba proprio dopo esserci divisi e lasciati.
Aggiunse anche: “Penso che comunque sia stato un bene non l’aver generato dei figli, adoro e amo i bambini, ma non credo che sarei stata una buona madre poiché oltre ad essere troppo apprensiva ho ricevuto un’educazione non adeguata per educare e responsabilizzare dei ragazzi. Avrei dato loro ogni agio, premura ed attenzione, avrei soddisfatto ogni loro richiesta come se il concedere tutto potesse rendere felici le persone comprando il loro affetto.
Nella vita è importante crescere conquistando con le proprie forze ogni giorno nuovi traguardi comprendendo, però, che non sempre è possibile ottenere ciò che si desidera.
È essenziale, soprattutto, fortificarsi nel carattere per riuscire a superare ostacoli ed incertezze senza aiuti risollevandosi da ogni delusione, ma è necessario anche abituarsi ai sacrifici oltre che a saper coniugare e compenetrare impegni e piaceri.
Ma per possedere simili requisiti è necessario raggiungere un elevato grado di responsabilità e maturità derivante dalle esperienze proprie e degli altri, nella consapevolezza dei valori morali, sociali, familiari a conferma del rispetto reciproco”.
A quelle parole, la guardai esterrefatto pronunciando:
“Sara, scusa, ma è un modo di ragionare che non appartiene al tuo carattere e alla tua educazione, ...che cosa è successo, ...da quando ritieni giusto credere in quello che dici”.
Lei mi sorrise e con tono malinconico rispose:
“Da quando ti ho perso e da quando ho compreso che avevo perso la persona sincera che mi amava e che mi avrebbe potuto dare la felicità, l’unica persona disinteressata che parlava e mi consigliava esclusivamente per farmi crescere e per farmi diventare una vera donna.
Purtroppo il genere umano, spesso, ama soffrire, magari ha la felicità in pugno ma non se ne accorge e non lo intuisce: è continuamente insoddisfatto e... crede che possa sempre migliorare le proprie condizioni.
Ogni uomo, troppo spesso, pensa di essere al centro dell’universo: che tutto gli sia dovuto e concesso ma nulla deve agli altri; non si critica, non si analizza, ...crede di non sbagliare, è insofferente ai suggerimenti e ai giusti rimproveri, attribuendo sempre agli altri colpe e difetti. Ogni persona desidererebbe sempre essere considerata al di sopra delle parti e ricevere unicamente complimenti, ...anche se non risultassero veri; ma tutto ciò è il nostro banale limite di comuni mortali. Ed è soltanto in seguito, quando si interrompono i profondi legami affettivi e sono ormai subentrate le incomprensioni, che ci si accorge di aver perso una parte di noi stessi, di aver perso stupidamente per superbia o per arroganza il vero sostegno della nostra vita, quell’elemento capace di fornirci la felicità. Soltanto perché non riusciamo ad andare oltre le apparenze ed a comprendere ciò che è oggettivamente ed effettivamente giusto, senza ipotetiche e false illusioni. È proprio vero e capita di frequente che soltanto dopo aver commesso un prevedibile ed evitabile errore ci accorgiamo di aver sbagliato. Spesso, è forse proprio l’incontentabile natura umana ad alterare in negativo il felice destino di un uomo.
Si vive nell’ipotesi che si possano ottenere sempre nuovi successi anche quando si sono già raggiunti traguardi inimmaginabili, con il risultato, a volte, di ricevere solo delle amare delusioni.
È vero che se non esistesse questa innata ambizione o aspirazione a migliorare le proprie condizioni il mondo intero non avrebbe subito alcuna evoluzione, ...ma sarebbe opportuno possedere o accrescere la capacità nel saper intuire il limite sino al quale ci si può spingere; altrimenti resta unicamente l’esile speranza e l’improbabile consolazione di poter solo rimediare con l’auspicio di non perseverare”.
Al termine di quelle parole il suo sguardo diventò ancora più penetrante e dopo avermi baciato sulle labbra, abbassò gli occhi e poi osservando il mare incominciò a recitare alcuni versi:
Amore immerso nell’aria,
Amore che domini gli uomini,
fiorisci dal nulla
nel nulla vivi
con nulla ti trasmetti,
a volte nel nulla ritorni.
Se la volontà e l’impegno ti rafforzano,
in eterno penetri in ciò che circondi;
solo quando non esisti più
ci si accorge che la forza che sprigioni
accresce il desiderio del vero sentimento
e svanendo lasci il vuoto che suscita confusione e solitudine
annullando ogni comprensione;
non rinasci
ma appari in forme diverse;
inutile è lo sconforto,
il tempo forse smorzerà ogni emozione
cancellando il tuo profumo;
consapevoli però
dell’unica speranza:
che sempre esisterai.
La guardai sorpreso per la purezza di quelle parole, lei mi accarezzò la mano e sempre con lo sguardo basso aggiunse: “È importante che tu sappia, che a modo mio, ti ho... davvero... amato.
Certamente non l’ho saputo dimostrare o non ho saputo darti quello che desideravi, ma non ti ho per un solo istante mentito.
Sarai rimasto, certamente, deluso dal mio comportamento bizzarro, ma non pensare che volessi illuderti, accade spesso che, pur amando, per stupido orgoglio ed ingenuo egoismo: si pretenda troppo... senza saper donare... e si dialoghi poco... senza saper apprezzare. In ogni caso sono felice che la fatale e imprevedibile naturale circostanza ci abbia fatto rincontrare e ti abbia potuto confessare, non solo, quanto ti amassi ma, soprattutto, che grazie a te sono cambiata.
Come tutti gli esseri umani, anch’io, dovevo vivere sulla mia pelle una forte emozione per fare chiarezza e comprendere la vera e reale natura degli eventi e dei sentimenti”.
La abbracciai e la baciai sulle labbra; ...il sentimento era forte quanto il rispetto per lei e per quelle parole, ...la ringraziai per la sincerità e per l’importanza che mi attribuiva.
Provavo un’intensa gioia interiore, anche se mi rattristava il pensiero che soltanto dopo tanto tempo ero venuto a conoscenza di quella entusiasmante romantica ma anche amara verità.
Non sapevo cosa dirle: i sentimenti purtroppo non nascono a comando, ...anche se avevo di fronte una donna affascinante ed attraente e trascorrere con lei una notte avrebbe suscitato notevoli eccitazioni... anche all’uomo meno sensibile.
Ma non potevo mentirle in quanto con lei sarei andato a letto unicamente se il sesso e la passione avessero lasciato spazio al sentimento. Pur cercando di convincermi non avvertivo quel trasporto naturale, sincero e romantico... – pensavo a Claudia, a Federica ed anche a Silvia –.
Mi venne spontaneo sorridere nel pensare: “Quando niente e quando tanto, ...scommetto che sino alla fine con tutte queste donne incantevoli ...riesco soltanto a parlare”.
Sara si accorse di quel sorriso nato dal niente e mi chiese a che cosa stessi pensando.
L’unica soluzione per giustificarmi fu quella di risponderle:
“Pensavo a quanto sia buffa e strana la vita devono trascorrere anni per sapere che esiste una persona, della quale ti sei forse anche dimenticato, che ti ama e che ha aspettato tanto tempo per comunicarlo e... se non l’avessi incontrata casualmente ancora adesso non saprei nulla”.
Mentre parlavo vidi all’orizzonte una sottile fascia luminosa che rischiarava il cielo – erano già le prime luci del mattino e l’aurora preparava il nascere dell’alba –.
Non mi sentivo stanco e chiesi a Sara se volesse accompagnarmi a prendere un caffè; ci sedemmo ad un tavolo ad ammirare quel suggestivo mutare dei colori nel cielo e ad ascoltare gli strani suoni del risveglio della natura. Ero intento a contemplare quella suggestiva metamorfosi quando, all’improvviso, Sara mi prese la mano e mi invitò a seguirla.
“Oh caspita...” – pensai –, “sicuramente andremo in camera sua”, invece ci ritrovammo fuori dall’albergo; mi guidò in un ampio e curato parco, ...sembrava di essere in un orto botanico, piante e fiori di ogni specie, un insieme di varietà di colori che la rugiada esaltava al sorgere del sole.
“...È a dir poco stupendo” – esclamai – , “sono soltanto al terzo giorno e per quanto ho potuto osservare mi pento di non aver mai visitato luoghi simili... e chissà quant’altri ne esisteranno”.
Impossibile descrivere quanto camminammo, ogni angolo di quel giardino era un concentrato di effetti suggestivi, varietà, forme, dimensioni e colori.
In lontananza scorsi degli alberi fioriti di pesco, giacevano in un prato con minuscoli fiori gialli e lillà: ...la più creativa e illuminata fantasia pittorica non avrebbe saputo impressionare su tela quanto appariva ai miei occhi con simili sfumature e gradazioni cromatiche.
Incominciammo a correre in quel prato come due ragazzi, poi sollevai Sara stringendola tra le mie braccia ed infine l’adagiai sull’erba, ...le accarezzai il viso e la baciai sulle labbra; era così sensuale che sarei andato oltre, se non fosse stato, per uno stormo di uccelli che passò poco distante da noi radente al suolo.
Il passaggio di quei particolari esemplari dalle lunghe ali color avorio aveva attratto la mia attenzione sino al punto di interrompere l’attimo idilliaco che tanto desideravo; ma sicuramente, era stato meglio concludere quel piacevole trasporto fisico senza ulteriori sconfinamenti.
...Preferivo non legarmi ad alcuna donna senza prima approfondire e valutare attentamente quale potesse essere la ragazza ideale, ...erano tutte così sensibili che non reputavo giusto deluderle.
Ritornammo in albergo per fare colazione, la sala era ancora deserta, ci sedemmo ad un tavolo e lentamente sorseggiammo un tè caldo.
Sara mi propose di accompagnarla il giorno seguente in una passeggiata a cavallo sulla spiaggia, la mia risposta fu affermativa; ovviamente lei, sapeva come prendermi, conosceva alla perfezione quei pochi desideri che mi entusiasmavano particolarmente.
Prima di salutarla sentii la necessità di essere estremamente sincero raccontandole la conoscenza e la simpatia per Claudia e Federica.
Non notai in lei alcuna alterazione nella sua espressione e con ineguagliabile semplicità ed eleganza mi confidò: “Il tempo non ha trasformato la tua natura, ...il rispetto e... la sincerità sono le qualità che ho sempre in te apprezzato; ...prova ad immaginare come sarebbe il mondo se questi pregi fossero parte integrante nei comportamenti e nel carattere di ogni uomo”.
Mi accarezzò la guancia, mi sfiorò con le labbra la bocca e andò via, ...sul mio volto si disegnò un’espressione d’incredulità, non riuscivo a credere che effettivamente potessi rappresentare per lei un valore così elevato e tanto importante.
Ritornai anch’io in camera, ero stupito e perplesso, quanto avevo ascoltato risuonava con enfasi non riconoscendo in me simili qualità.
Dopo una ritemprante doccia indossai una maglia ed un pantalone chiaro, un paio di scarpe modello inglese e preparai la sacca per il mare.
Prima di uscire dalla stanza presi anche gli occhiali da sole per non mostrare i segni della insolita notte; cominciavo infatti ad avvertire i primi segni di stanchezza e preferivo evitare che Claudia e Federica potessero trarre delle conclusioni errate in merito all’esito del proseguimento della serata precedente, notando i miei occhi gonfi ed assonnati.
Ridiscesi nella hall e dopo una breve sosta al bar, pensai che fosse meglio attendere le due ragazze all’esterno; presi da una consolle dell’albergo, dove erano posti alcuni libri, una raccolta di pensieri di vari autori e andai a sedermi in giardino su un’ampia poltrona in vimini, sotto ad un albero.
Riuscii a leggere solo alcune frasi, ...ricordo che era scritto:
L’animo degli uomini
è un labirinto impenetrabile
rinchiuso in una voragine buia
illuminata dalla notte.
In un mondo falso
inebriato dalle parole
se ogni sentimento
sfumasse
svanirebbe nel tempo
l’essenza dell’amore:
l’unico e vero
significato della vita.
Rimasi a riflettere su quanto avevo letto sino ad assopirmi, ma non riuscii a riposare a lungo per il sopraggiungere di Claudia la quale mi svegliò poggiando la mano sulla mia spalla e porgendomi una tazza di caffè caldo; ...disse sorridendo:
“Spero che tu abbia trascorso una piacevole notte”.
Mi accorsi dal viso che traspariva un briciolo di pura gelosia condita da quell’immancabile ironia femminile; per evitare possibili fraintendimenti risposi prontamente anche se frastornato:
“Non ho sfiorato letto, ...proprio nessun letto, sono rimasto in terrazza con Sara sino all’alba a ricordare il nostro passato e poi siamo andati in un parco a fare una passeggiata: ...non pensare a nulla di particolare perché... non è facile recuperare in una notte i vecchi sentimenti, se mai dovessero ancora esistere ed essere in me”.
...Lei, riflettendo a quelle parole aggiunse:
“È facile accorgersi della tua discrezione e del rispetto che riservi agli altri, ma ti apprezzo soprattutto perché sei talmente sincero e razionale anche nelle emozioni... da stupirmi; questa notte avresti potuto avere tranquillamente una avventura... ed invece... non ne hai approfittato; ma... dimmi, ...perché... questo comportamento?”
Avrei voluto risponderle: – perché sono uno stupido – ... ed invece mi limitai a dirle:
“Tu avresti approfittato di un uomo giocando con le sue emozioni se i tuoi sentimenti risultavano differenti? E poi... non volevo perdere la stima che tu e Federica avete nei miei confronti, credo nella vostra amicizia ed... anche in... qualcos’altro”.
Terminai la frase alzandomi dalla poltrona in quanto mi accorsi che in lontananza Federica ci chiamava per andare al mare; afferrai la sacca, infilai in una tasca il libro di poesie ed allungai il braccio a Claudia invitandola ad alzarsi.
Camminammo in fretta, Federica, stranamente, rimase per tutto il tragitto taciturna nonostante di frequente le rivolgessi lo sguardo con la speranza di cogliere il momento propizio per parlarle.
Solo dopo numerosi vani tentativi mi convinsi del probabile motivo di quell’atteggiamento e riflettendo mi dissi:
“Anche lei, forse, è risentita per questa notte; penso proprio... che sino alla fine non saprò come dividermi: ah... se avessi un amico!”.
Ma il vero problema non scaturiva soltanto dal non riuscire a giostrare quella situazione con le varie amiche, quanto il non poter avere una relazione con una di loro, ...sia per un senso di correttezza, sia perché erano tutte particolarmente attraenti e, sinceramente, sceglierne una significava escludere le altre.
L’alternativa migliore restava quella di andare in bianco con tutte per non scontentare nessuna, anche se quest’ultima soluzione avrebbe sicuramente fornito una immagine distorta sulla mia vera natura e non m’avrebbe procurato alcun piacere personale.
In poco tempo giungemmo in spiaggia, andai in cabina per cambiarmi e poi raggiunsi Claudia e Federica al bar.
I tavoli erano posizionati su alcune terrazze panoramiche a gradoni situate su un costone roccioso dal quale si dominava gran parte del litorale; ci accomodammo ed ordinammo tre granite al limone.
Una leggera brezza rinfrescava il mio viso, dal quale traspariva vistosamente tutta la stanchezza, al punto da non consentirmi di mantenere gli occhi totalmente aperti.
Non parlammo molto e per lo più restammo ad osservare i ragazzi che giocavano in spiaggia ed a guardare in lontananza la navigazione di imponenti barche a vela che solcavano il mare con cadenzata oscillazione della prua.
Claudia, guardandomi, disse: “Vorrei tanto andare in barca, tuffarmi e nuotare dove il mare è profondo”.
Le risposi: “Penso che sia possibile noleggiare una barca!, ...ma domani, invece, vi andrebbe di fare una passeggiata a cavallo sulla spiaggia?, ...Avrei un appuntamento con Sara ma sarei felice se andassimo tutti insieme”.
Federica, che per tutto il tempo era rimasta taciturna, guardò Claudia chiedendole:
“Ti andrebbe? Sarebbe stupendo: è una emozione particolare galoppare sulla riva al mattino. Provi un indescrivibile senso di libertà e ti senti trasportata in un’altra dimensione”.
Ad una simile richiesta Claudia non poté far altro che acconsentire con un timido cenno della testa.
Non restammo a lungo seduti al tavolo dopo aver terminato di bere ci recammo in spiaggia – disposi il telo sul lettino, mi distesi, posizionai la visiera parasole e socchiusi gli occhi –; non trascorse molto tempo e tutta la stanchezza si trasformò velocemente in un sonno profondo che terminò improvvisamente con un abbondante getto d’acqua sul viso.
Non ricordo quali strane parole pronunciai e nonostante non fossi perfettamente lucido con lo sguardo ancora offuscato intravidi Silvia; ...rideva ed aveva in mano un’altra brocca piena d’acqua pronta per essere lanciata; riuscì in tempo a sollevarmi dal lettino per bloccarle il braccio e lei continuando a ridere mi disse: “Ma lo sai... che si dorme di notte...?”
Abbassai lo sguardo e scossi la testa. Mi sentivo un po’ il soggetto di tutte quelle ragazze, ma era comunque piacevole essere al centro dell’attenzione; non avevo mai avuto intorno tante donne così attraenti pronte a ricoprirmi d’affetto e di premure... ed a desiderarmi a tal punto da essere gelose l’una dell’altra.
La guardai e incominciai a ridere insieme a lei, poi, voltandomi vidi che anche Claudia e Federica sorridevano; non persi tempo nel fare le presentazioni, notai in particolare e con estremo piacere che tra loro immediatamente si instaurò una intesa tutta femminile a discapito del sottoscritto al punto da iniziare a divertirsi ironizzando con simpatia nei miei confronti.
Poi domandai a Federica che ora fosse – ...era pomeriggio inoltrato –; troppo tempo ero rimasto a dormire.
Ero... in notevole ritardo e non avevo rispettato l’appuntamento con mio padre.
Allora, le salutai in fretta ed incominciai a correre dietro il loro sguardo allibito e sorpreso.
Ogni passo sembrava interminabile, avevo ormai un fiatone impressionante ed il cuore che, non batteva ma, era prossimo ad esplodere; finalmente lo raggiunsi, mi avvicinai e sillabando gli chiesi scusa per il ritardo.
Con un cenno della mano mi invitò a calmarmi rassicurandomi di non preoccuparmi; dopo aver più volte espresso, in modo agitato, tutto il mio rammarico mi tranquillizzai e guardandolo gli confidai, anche, il desiderio di volerlo incontrare ancora per tutti i restanti giorni di quella impagabile vacanza.
“Non puoi immaginare” – gli dissi –, “che immenso piacere e quale serenità provo nel restare a parlare con te, ...quante domande vorrei farti”.
Mi rispose: “E di cosa hai timore?... Puoi farle!”
...Continuai: “Sai non dovrei, ...ma desidero chiederti, – come mai ti trovi in questo luogo? –”
E lui: “Non mi è possibile dirtelo, ...posso solo anticiparti che sono qui anche per motivi che ti riguardano!; ma... non chiedermi altro in merito alla mia presenza”.
Gli chiesi: “Allora, forse è previsto qualche importante evento?”
Replicò: “Diciamo, di sì. Oltre... non posso raccontarti, anzi è meglio concludere questo argomento, ...altrimenti difficilmente potrei rincontrarti nei prossimi giorni”.
Non è che avessi compreso molto di quanto mi avesse confidato, ma era preferibile seguire il suo consiglio e cambiare argomento:
“Scusa” – gli dissi – , “potresti chiarirmi meglio quanto mi hai accennato in merito a ciò che è giusto ed a ciò che non è giusto credere nella vita?
Mi hai confidato che si dovrebbero seguire le Parole di Nostro Signore e rispettare i Suoi Comandamenti, ma hai anche precisato che raramente gli uomini li osservano in modo appropriato. Nel corso dei secoli la lettura di tali leggi non sempre è risultata corretta, ma... alterata alcune volte da una interpretazione di mera convenienza e secondo il parere ed il modo di ragionare degli uomini; potresti spiegarmi più esattamente e nel concreto, in che cosa e come non vengono rispettano i Suoi insegnamenti”.
Mi rispose: “Quanto adesso ti racconterò certamente non riguarda quegli uomini che sono in continuo conflitto con se stessi e con il prossimo, in quanto, per il male che è insito in loro, non possiedono l’animo sereno dei giusti.
Non vivono in pace con la loro coscienza ma avvolti dallo sconforto e da profonda tristezza, anche se, in apparenza potrebbero apparire tranquilli, allegri ed entusiasti; possono fingere al mondo intero, ma certamente non posso sfuggire al senso di colpa sferrato dalla propria coscienza: – impossibile da far tacere – .
È vero che il loro male spesso deriva dalle vicissitudini terrene, ma è la loro incomprensibile e perversa natura a far sì che perseverino nell’illegalità e nelle ingiustizie.
Se nel corso della vita, nonostante le angoscianti paure e preoccupazioni, la propria coscienza – colma di sensi di colpa e di rimorsi –, non riuscisse a farsi ascoltare ed a farli riflettere, ...passando ad altra vita la loro apparente serenità sarebbe annullata segnando irrimediabilmente il loro destino.
Dunque, quanto ti indicherò riguarda fondamentalmente – sia coloro che pur credenti e pur rispettando le regole sbagliano senza saperlo, sia coloro che possiedono una propria e personale coscienza, frutto di unica e pura convenienza –.
Ciò è quanto accade agli uomini che inconsciamente e senza rendersene conto credono che non esista un unico Dio... per tutti.
Ogni essere umano, infatti, si ritrova ad appartenere ad una comunità religiosa principalmente perché nasce e vive in una determinata area del globo – gli si insegna a credere in quella religione e forse solo nel tempo diviene una scelta personale –.
Da sempre questo avviene in ogni parte del mondo. “Ti sembra mai possibile”, mi disse “che uomini di differente nazionalità che ambiscono al termine della vita terrena allo stesso desiderio, possano credere a differenti divinità?
La Legge: “Non avrai altro Dio oltre me”, ...non può essere valida solo per alcuni uomini, se in effetti tutti credono... nell’altra vita.
Riesci a spiegarmi, come mai, nel mondo esistono numerose comunità religiose, ognuna con un proprio Dio, alle quali corrisponde, di conseguenza, un diverso Sommo Capo sulla terra?
...Una spiegazione è intuibile... – all’interno di ogni comunità oltre alle differenti dottrine ruotano numerosi poteri ed interessi –.
Privilegi e prerogative che difficilmente sarebbe possibile conservare se esistesse un’unica globale religione con un capo indiscusso ed assoluto.
...Quindi pur di far valere le ragioni dell’esistenza e del ruolo di una specifica religione, sono state formulate, accanto alle leggi fondate su concetti biblici ed evangelici, anche regole derivanti da usanze, necessità e convenienze senza le quali sarebbe risultato impossibile gestire e governare in armonia talune determinate popolazioni.
E ciò, proprio, perché risulta impossibile uniformare tutti gli uomini ad un unico credo e riunirli sotto lo stesso pensiero pur possedendo però gli stessi ideali.
La storia ha così nel tempo delineato per tradizioni ed antichi culti degli ambiti territoriali con differenti religioni, all’interno dei quali ogni comunità possiede regole più adeguate e conformi alle proprie abitudini ed al proprio pensiero sociale.
Per tali ragioni, in tempi non recenti, era frequente assistere a divisioni all’interno delle comunità religiose con nuove leggi e con nuovi capi.
Era sufficiente non condividere alcune norme per manifestare, senza indugio, la volontà di una separazione o di uno scisma religioso con differente matrice filosofica e di pensiero... spesso condizionata anche dal potere politico.
Tutto ciò non sarebbe avvenuto, se l’interpretazione e la chiave di lettura dei Comandamenti fosse stata unica, invece proprio l’errata interpretazione degli stessi e delle Sacre Scritture ha costituito la fonte ed il presupposto della diversificazione religiosa.
Diversificazione, spesso legata ad un potere pari a quello politico, diffusa e promossa alcune volte da seguaci fanatici con inaccettabili azioni religioso-militari.
Costoro confondendo e mistificando gli ideali di fede hanno generato, contro ogni Comandamento di Amore e di Rispetto, tante guerre combattute in nome della giustizia – ...ma quale giustizia? –
A volte modificare i concetti religiosi è soltanto un pretesto per circondarsi di regole dettate da mera convenienza e per realizzare un mondo più confacente a talune esigenze.
Non è ammissibile preferire una particolare religione, in quanto tutte proponendo gli stessi concetti di fratellanza si identificano in un’unica verità di fede – ...che l’amore non può esistere in forme differenti, ...esso è unico, come unico è il Padre degli uomini nell’universo –.
Accade tra le varie religioni ciò che avviene tra i partiti politici: professano il rispetto reciproco e dichiarano di desiderare il bene della collettività ma i loro scontri, per dissidi strettamente economici e di potere, penalizzano le persone indifese e più deboli.
Gli uomini sono troppo attaccati ai loro interessi ed al voler sopraffare gli altri, ...ma che piaccia o no, ...ogni uomo dovrà lasciare tutto.
Purtroppo le distrazioni e le debolezze, di semplici peccatori e comuni mortali, li inducono ad agire erroneamente pur essendo consapevoli che esisteranno nel mondo – ingiustizie e conflitti... sino a quando non si elimineranno le divisioni e le differenze tra gli uomini che scaturiscono, non solo, da ignobili interessi speculativi ma anche dal non credere ...in un unico e solo Dio –.
Persistendo tale indifferenza e scetticismo continuerà a regnare l’incertezza e la confusione in tanti uomini che, astenendosi dal credere fermamente, si ostinano a non rispettare i Suoi insegnamenti ed il Suo nome, ...senza riflettere che sarebbe sufficiente osservare la Sua Parola, senza interpretazioni soggettive, per vivere serenamente ed in pace.
Ma prescindendo dal nome che i popoli attribuiscono nelle diverse parti del mondo, Gli si arreca grave offesa, non solo nel non rispettare il prossimo come richiesto ma, soprattutto, nel voler dettare umane regole giustificandole basate sulle Sue parole .
Con ciò voglio sottolineare che tutti coloro che in Suo nome – promuovono guerre ed attentati, sconvolgono gli equilibri sociali e ricattano moralmente esigendo denaro, sono in contrasto con gli insegnamenti cristiani –.
Anche la richiesta di offerte in denaro, a volte, per fini non sempre umanitari, nel corso di un evento religioso, è esclusivamente una iniziativa dettata dall’uomo.
Troppo spesso si stravolge, si altera e si confonde la propria sensibilità religiosa ed aggiunse: ...è forse giusto che nel corso di una celebrazione religiosa si debba confondere – sacro e profano – con la richiesta di offerte in denaro?
Lo ascoltavo con estrema attenzione non sapendo che cosa affermare; si notava chiaramente che era sicuro di quanto diceva, mi guardò e continuando disse: “Inoltre, ...esistono uomini di oneste sembianze appartenenti alla schiera dei predicatori che agiscono ed operano in nome di Dio principalmente per soddisfare i loro interessi sociali e materiali.
Molti sono anche gli uomini di fede che in Suo nome esplicano unicamente un mestiere o una professione senza alcuna vocazione e nascondendosi dietro una tonaca ricevono comunque il rispetto e la credibilità della gente, ignorando che stanno umiliando se stessi e la loro coscienza, falsando la propria immagine”.
Quando ebbe terminato mi guardò ed appoggiando una mano sulla spalla mi esortò a riflettere attentamente su ogni parola; lo abbracciai e dopo averlo salutato mi allontanai.
Quando ritornai non vidi nessuno ad aspettarmi, trovai soltanto un biglietto sul quale c’era scritto: “Ci vediamo per cena, ...ciao”.
In fretta indossai la maglia, presi la sacca e m’incamminai verso l’albergo.
Durante il percorso riflettevo su cosa fosse accaduto e quale motivo avesse indotto Claudia e Federica ad andarsene in anticipo.
Attraversavo un tratto di strada immerso tra le palme quando mi sentii chiamare: era Silvia. Indossava un seducente pareo che copriva i fianchi, i neri capelli erano cosparsi di un olio profumato, con la mora carnagione e quegli occhi verdi, ...sembrava una odalisca – era proprio in sintonia con la vegetazione tropicale che mi circondava –.
Le dissi sorridendo: “Che cos’è un agguato?”
Mi rispose con una espressione timida ed imbarazzata: “Nooo, ...puoi stare tranquillo, ...volevo solo incontrarti. Non riesco ad avere un momento tranquillo... per restare da sola con te, ...sei sempre in compagnia ed è quasi impossibile parlarti.
...Ma non ti sei accorto che ti osservo dal primo momento che sei arrivato?, Che ci siano forse... troppe donne a distrarti?”
La interruppi: “Ad essere sincero in questi giorni mi accade qualcosa che non ho mai vissuto in tanti anni, ...mi sembra di essere l’oggetto del desiderio.
Sono circondato da ragazze molto belle, ma non riesco a prendere una decisione, non so... se sia meglio avervi come amiche o andare oltre.
I giorni che restano per la partenza non sono poi tanti, ...ma forse prima che termini questa vacanza il mio animo riuscirà a comprendere e a scoprire chi potrebbe, davvero, essere la donna ideale per me, ...con un carattere più consono al mio e più vicina ai miei pensieri.
Siete tutte molto attraenti e premurose ma non vorrei lasciarmi trasportare dalla semplice attrazione e dall’eccessiva razionalità senza far parlare i sentimenti.
Non vorrei rovinare questa magica avventura con scelte affrettate, anche se... vorrei tanto trascorrere con tutte voi delle notti... particolarmente romantiche”.
In tutta risposta mi afferrò delicatamente con la mano il collo e mi tirò a se, ne seguì un primo morbido bacio sulle labbra al quale ne seguì un secondo più intenso e passionale, al termine con la bocca ancora vicina alla mia, mi sussurrò:
“Mi piace quando mi guardi negli occhi, ma soprattutto mi piace il tuo sorriso”.
Guardandola esclamai ridente: “Se ti può far piacere... ogni volta che ti incontrerò... sorriderò”.
E senza aggiungere altro l’abbracciai e la baciai intensamente.
Ritornammo insieme in albergo correndo e tenendoci per mano.
Prima di salutarci, mi avvertì che la cena sarebbe stata servita sul bordo della piscina ed aggiunse: “Questa sera, ...indossa un bermuda!”
La fissai per un istante e poi perplesso le dissi: “Va bene, ...a dopo”.
Entrai in camera, mi tolsi la maglia, presi dalla sacca il libro e mi distesi sul letto; nel sfogliare alcune pagine venni attratto da un pensiero ermetico e profondo:
Al mattino
nell’affacciarti allo specchio
non avere esitazione;
l’amore sincero,
intesa pura di comprensioni,
sovrasta
l’ingenua apparenza sterile,
trascinando la vanità in noi posseduta
in una irreversibile semplicità
ignara di effimeri ricordi
traduzioni
di un materialismo fugace.
In quelle parole era forse racchiuso il segreto del vero amore – senza pretese e falsità –, quell’amore che tutti desiderano ma che stupidamente, troppo spesso, forse non si vuole, oppure ingenuamente non si riesce a dimostrare.
Si tende a dare una immagine diversa, distorta ed esaltante, sfuggendo dall’essere se stessi magari recitando un copione scritto da altri e che non ci appartiene.
Ci sforziamo di riuscirci senza sbagli ed errori e che, comunque, immancabilmente commettiamo peggiorando la nostra situazione e la nostra relazione.
Accade di frequente che le incomprensioni scaturiscano, non solo, se terminano le opportunistiche e speculative convenienze, ma anche dal supporre di ritenersi immuni da colpe, non riconoscendo i propri difetti, senza mai cedere a compromessi.
Prescindendo dai venali interessi, resta il naturale limite umano... di amare e saper mantenere, nel tempo, i propri sentimenti solo se principalmente persiste una particolare attrazione fisica, ...come se l’amore fosse soltanto ed unicamente – apprezzamento del seducente ed inebriante materialismo esteriore –.
Eppure per vivere serenamente senza dissidi basterebbe donarsi alla persona che si ha accanto, dividere e condividere insieme ogni momento, superando le possibili avversità, con un continuo scambio reciproco senza mai quantificare nulla; ma soprattutto vivendo all’unisono, comprendendo, comunicando, collaborando e trasmettendo sicurezza. Capita che a volte in alcuni momenti di stanchezza o di delusione, quando ci sentiamo soli e vorremmo che il mondo ci venisse in aiuto, ci ritroviamo nell’insolita circostanza di doverci fare forza per sostenere proprio la persona che amiamo o quanti vivono situazioni più difficili della nostra, operando e mostrando, nonostante tutto, la serenità di chi è felice. Raramente però si verifica in una coppia questo desiderio di reciproca abnegazione che è innato solo in coloro che agiscono quotidianamente attuando la propria missione con mero altruismo e donandosi spontaneamente pur non ricevendo mai nulla. Risulta, in ogni caso, fondamentale agire con naturalezza senza manifestare il peso dei propri sforzi, al fine di evitare di compromettere o di annullare il valore delle azioni compiute. Se tutto ciò non si verifica e se gli affetti sfumano è proprio perché attualmente, sempre più, le relazioni non solo si costruiscono sulla pura e semplice attrazione fisica, ...con superficialità nei sentimenti e... per non restare da soli, ma derivano, spesso, anche da un comportamento falso mosso dall’egoismo e dall’interesse o dall’ottusità nel convincere e nel persuadere ad amare. L’amore richiede soltanto: fiducia, sincerità, altruismo e comprensione; ci si dovrebbe amare per come realmente si è, ...senza fingere e senza alterare la nostra natura, anche se fossimo indotti nel farlo.
Solo così sarà forse possibile conoscere sia l’amore vero e disinteressato che la felicità, la tranquillità e la desiderata serenità.
Poi chiusi il libro, lo poggiai sul letto e mi preparai per la cena; indossai un bermuda bianco ed una polo blu, ero in perfetta tenuta da skipper, spensi la luce e chiusi la porta.
Non raggiunsi la piscina perché vidi sul prato le quattro ragazze sedute in poltrona.
Rimasi meravigliato; Claudia e Federica erano insieme a Sara e Silvia discorrevano, ridevano e si divertivano, pensai: “Ma avranno davvero fatto amicizia?... O è la classica tattica femminile di diventare amiche per controllarsi a vicenda e limitare eventuali iniziative maschili? Oltre che... studiarsi, conoscersi per anticipare ogni possibile mossa?”
Non nascondo che se da un certo punto di vista provavo piacere nel vederle insieme, in quanto avrei trascorso con loro le mie giornate, dall’altro avvertivo la strana sensazione che quella situazione non fosse proprio ottimale... come se qualcosa dovesse... accadere.
Soprattutto non riuscivo a spiegarmi quell’unione che non appariva recente ma consolidata .
La delusione maggiore scaturiva dall’incertezza e dalla perplessità che quella amicizia potesse compromettere e precludere ogni possibilità nel riuscire ad intraprendere una relazione sentimentale; ero ormai rassegnato al pensiero che sicuramente con nessuna di loro avrei concluso qualcosa.
Mi avvicinai con discrezione sino a farmi scorgere e le salutai con un cenno della mano; Sara si alzò per prima, mi venne incontro prendendomi sottobraccio e dicendomi: “Questa sera... resterai sorpreso”. Poi rivolgendosi alle altre le invitò ad andare verso la piscina.
Mentre raggiungevamo il tavolo mi sussurrò all’orecchio: “Ho pensato tutto il giorno a questa notte e... vorrei poterla rivivere all’infinito; non puoi immaginare come sei diverso in quei momenti, ti lasci trasportare al punto di trasformarti e sei così romantico che è impossibile non amarti”.
Provai un profondo imbarazzo, non tanto per il sensuale tono di voce con il quale erano state pronunciate quelle parole quanto, per i frequenti e fugaci sguardi delle altre ai quali cercavo di sfuggire abbassando gli occhi.
Dopo aver percorso un breve tratto sul prato ed aver attraversato una zona alberata, restammo sorpresi nell’osservare il gioco di luci, nei pressi della piscina, che si presentava ai nostri occhi – era quanto di più suggestivo avessi mai visto –.
Una serie di alte fiaccole posizionate intorno ad ogni tavolo, le candele ed i lumi ad olio posti sul bordo della piscina e sul prato creavano in armonia col suono degli orchestrali in smoking, una atmosfera inebriante.
Con sorpresa e con notevole imbarazzo constatai che ero l’unico a non indossare un abito scuro, ma nonostante mi sentissi osservato continuai a camminare lentamente ammirando il riflesso delle luci nell’acqua e la natura circostante in penombra.
Per fortuna non impiegammo molto per giungere al nostro tavolo, Claudia e Federica si sedettero accanto e altrettanto fecero Sara e Silvia, mentre io occupai uno posto libero tra loro.
Contai attentamente il numero dei posti e mi accorsi che stranamente era apparecchiato per sei; incuriosito dal voler sapere per chi fosse domandai: “C’è un posto in più o aspettiamo qualcuno?”
Rispose Claudia, “Forse ci raggiungerà un nostro amico che desideriamo presentarti”.
Provai un momento di sollievo al pensiero che finalmente avrei avuto anch’io un compagno con cui fare coppia, considerato che la serata con le quattro amiche non si presentava, certamente, così semplice da gestire.
La cena trascorse allegramente, gustando le varie portate e sorseggiando un fresco vino bianco. Al termine venne servito il dolce, il cameriere lasciò una porzione anche al posto ancora libero, come se fosse informato dell’arrivo dello sconosciuto personaggio.
Non trascorse molto tempo che vidi avvicinarsi al tavolo un uomo della mia stessa età, dall’aspetto cordiale, alto, con occhi azzurri e capelli neri, spalle larghe, con barba a pelo corto molto curata, indossava un abito blu con camicia bianca senza cravatta.
Lo guardai attentamente – era lo stesso uomo che avevo visto in giardino con Claudia –.
Si avvicinò con elegante disinvoltura e con estrema raffinatezza salutò le quattro ragazze accennando un baciamano.
Osservandolo attentamente pensai: “Ha l’aspetto di un principe arabo, i suoi movimenti sono particolarmente eleganti ed il suo sguardo è penetrante e misterioso”.
Gli andai incontro per presentarmi, lui mi strinse intensamente la mano ed appoggiò l’altra sulla spalla, dicendomi: “Il mio nome è Johan ed è un piacere che tu sia tra noi”.
Lo guardai fisso e senza pronunciar parola lo ringraziai soltanto con un cenno della testa.
Mi domandavo chi fosse; quel suo affettuoso saluto mi aveva stupito, lo osservavo attentamente, le sue mani erano curate e i suoi movimenti estremamente delicati gli conferivano una particolare importanza; ...mi chiese se la permanenza fosse piacevole e di mio gradimento.
Aggiunse anche che sicuramente ci saremmo rincontrati per approfondire la conoscenza. E senza sedersi al nostro tavolo, con un saluto cordiale si congedò da noi.
Claudia si accorse della mia espressione di stupore e disse: “È un uomo estremamente disponibile con tutti, vedrai che quando lo conoscerai sarà per te un piacere avere un amico come lui”.
Poi invitò tutti ad alzarsi per andare al bar; ci incamminammo ma dopo pochi passi, una spinta mi mandò in acqua – era stata la perfetta intesa di quattro donne a deliziarmi con quell’inatteso bagno in piscina –.
Risalii sul bordo. Per fortuna la serata era calda e senza vento, ma avvertii ugualmente dei brividi; un cameriere mi portò un telo ed una maglia asciutta; mi sentivo a dir poco il soggetto del gruppo, ma riuscii a recuperare il buon umore e ridendo raggiunsi insieme a loro il bar dove ordinai un whisky.
Non restammo a lungo, dopo aver terminato di bere le quattro amiche mi salutarono ed andarono via lasciandomi da solo. Mi avvicinai all’ampia finestra e restai in silenzio ad osservare il prato illuminato dal bagliore delle fiaccole, la sala era deserta e nessun rumore distraeva il mio sguardo; continuando a contemplare quello scenario mi sedetti ad un tavolo ed ordinai un altro whisky.
A portarmelo, sorprendendomi, fu Federica la quale dopo avermi massaggiato il collo ed asciugato i capelli mi disse: “Scusa per prima ma era solo uno scherzo per ridere!”
Le sorrisi e risposi: “Non preoccuparti a te posso perdonare qualsiasi cosa... e poi se mi trovo qui, in questo luogo, ...è proprio per te”.
Lei, guardandomi, aggiunse: “... Lo so!”
Con stupore esclamai: “E come fai a saperlo?... Se è la prima volta che ne parlo a qualcuno?”
“Diciamo, ...che me ne sono accorta”, rispose con voce sommessa e triste, abbassando gli occhi e guardando nel vuoto, mentre una lacrima le solcava il viso, poi con un forte bacio sulla guancia mi salutò e se ne andò via correndo.
Tentai di fermarla chiamandola ad alta voce, ma lei proseguì senza voltarsi; così dopo essere rimasto da solo mi sedetti in poltrona accesi una sigaretta e sorseggiai il mio whisky. Rimasi seduto, con il gomito appoggiato sul tavolo e la mano alla fronte, a riflettere sul suo strano comportamento sino a quando non terminai di fumare.
Non riuscivo a spiegarmi quella reazione e quelle lacrime ma soprattutto non riuscivo a comprendere quel suo carattere così premuroso e così disponibile nei miei riguardi, ...come se volesse farsi perdonare qualcosa.
È vero che sino a quel momento le situazioni strane si erano susseguite, ma Federica aveva mostrato un atteggiamento differente dalle altre ragazze; il suo comportamento era estraneo a supposizioni romantiche e sentimentali, era esclusivamente affettivo, ...ma il perché di tutto ciò non riuscivo a coglierlo.
Mi alzai e attraversando il prato mi accorsi, guardando in alto, che il cielo era illuminato da una pioggia di stelle che si spegnevano nel cadere dopo aver tracciato una breve scia; restai a lungo a fissare quell’incredibile fenomeno, poi infilai le mani in tasca e mi avviai verso la hall.
Prima di giungere alla porta d’ingresso, attraverso una vetrata, vidi Federica seduta al pianoforte, dalle sue mani si sprigionava tutto il romanticismo di Schubert e Chopin.
La delicata armonia delle sue dita accarezzava la tastiera emanando un tale desiderio di passione che venni attratto dall’interno di quella sala.
Osservandola, rimasi immobile ad ascoltarla, restando ad un passo da lei.
Quel suono mi aveva ipnotizzato, ero incantato dai suoi movimenti e da quella musica.
Ad un tratto non riuscii a frenarmi, quindi lentamente mi avvicinai e le accarezzai il collo.
Lei improvvisamente si voltò e si alzò timidamente; provai a fermarla affinché non interrompesse quel leggiadro momento, ma alzando lo sguardo, mi fissò intensamente e abbracciandomi avvicinò la sua guancia sfiorando il mio viso. Poi le presi la mano e la invitai a seguirmi, uscimmo dall’albergo, percorremmo il patio e correndo attraversammo il prato.
Prima di giungere nei pressi della piscina, stremata dalla corsa, si lasciò andare distendendosi sull’erba; mi inginocchiai, le accarezzai i capelli e la baciai sfiorando con le labbra le sue guance e la sua pelle profumata.
In tutto quell’immenso piacere ed in quel naturale trasporto selvaggio avvertì la strana sensazione che la sua calda pelle emanasse una delicata essenza, del tutto simile al profumo posseduto da Sara, Silvia e Claudia; baciare lei mi procurava la stessa ed identica sensazione di essere con una delle altre.
Restammo del tempo distesi sull’erba ad osservare le varie costellazioni; rompendo il silenzio e a bassa voce con dolcezza affermai:
Osservare una donna – la sua luce –
...nel riflesso di una stella
su una goccia di rugiada
nell’oscurità dell’estate
in un semplice fiore.
Amare una donna – la sua poesia –
...nel coglierla
ammirarne i colori
apprezzarne il profumo
sperando che non appassisca mai.
A quelle parole Federica mi fissò attentamente, allora con un certo imbarazzo la tranquillizzai dicendole:
“...No, ...è solo un pensiero e riflettevo ad alta voce sulle emozioni che si possono provare quando amando si annulla ogni inibizione che allontana e separa l’unione tra due corpi”.
L’abbracciai e tenendola tra le braccia la portai vicino alla piscina, le sorrisi e le dissi:
“Ti andrebbe?”.
Con un cenno della testa – mi rispose di sì – e senza pensarci due volte ci tuffammo in acqua vestiti; ci lasciammo trasportare da delicate effusioni rasentando la più intensa passione che ci coinvolse senza limiti, ...sino a quando ci accorgemmo che qualcuno, nascosto dietro la siepe, ci osservava.
Federica impallidì nel constatare quella presenza umana e senza esitare uscì dall’acqua e corse verso l’albergo.
Riuscì a raggiungerla prima che entrasse, lei tremava, mi asciugò il viso con le mani e avvicinandole alla mia bocca mi baciò dicendomi: “Non dovrà più accadere... ci tengo tanto a te... ma non posso farti del male..., fidati col tempo capirai” e si riallontanò correndo.
Rimasi a riflettere su chi potesse essere quell’uomo con quegli occhi di ghiaccio che ci stava spiando; la paura che avevo letto sul volto di Federica mi faceva supporre che lei lo conoscesse e sapesse anche la ragione del perché ci stesse osservando.
Camminando adagio, ritornai in albergo, salii in camera, entrai ed aprii la finestra – non capitava tutte le sere ma spesso mi accadeva di riflettere sugli aspetti più complessi degli avvenimenti vissuti, soffermandomi su inconsueti comportamenti ed eventuali errori che preferivo non riconoscere pubblicamente ma che mio malgrado sapevo di aver commesso –.
E pur rivedendo accuratamente i fatti di quei giorni non riuscivo a trovare alcun elemento che potesse screditarmi. Il mio comportamento era stato più che corretto e con tutte ero stato estremamente sincero.
Anch’io mi sorprendevo della mia eccessiva correttezza. Sino ad allora non ero stato mai così attento per non deludere e non sorprendere nessuno; ma ogni situazione che vivevo mi stupiva e non certo per incapacità nel comprendere.
Ero ancora affacciato alla finestra, quando udii un lieve vociferare, mi sporsi leggermente e notai Claudia e Federica incamminarsi verso il mare.
Mi domandai dove stessero andando e chi dovessero incontrare a quell’ora.
Indossai velocemente una maglia ed uscii dalla stanza, scesi le scale di corsa, raggiunsi l’uscita e corsi verso la spiaggia.
Cercai per molto tempo le ragazze ma non riuscii a trovarle, decisi allora di ritornare in albergo; entrai nella hall, mi avviai verso l’ascensore e casualmente le vidi – erano al bar in compagnia di Johan e discutevano animatamente sottovoce –.
Mi avvicinai, mantenendomi distante e restando nascosto, sperando di ascoltare la loro conversazione, ma risultò impossibile udire qualcosa.
Osservai attentamente Federica e stranamente notai che sul suo volto era scomparsa la paura, sembrava un’altra persona, era allegra ed il suo volto sereno.
Possedevo un innegabile desiderio nel conoscere che cosa si stessero confidando e soprattutto che cosa fosse successo qualche momento prima; forse non l’avrei mai saputo ma qualcosa sicuramente era accaduto.
Non riuscivo soprattutto ad intuire il ruolo di Johan e quale legame avesse con loro; il mio stato d’animo non era dei più felici e non tanto per la curiosità nel sapere se avesse qualche relazione nascosta con una delle due amiche quanto, nel constatare che le due ragazze erano particolarmente premurose e vicine a lui. Ma preferii evitare di pensarci, giustificando il loro atteggiamento, in quanto libere di scegliere ed operare secondo la propria volontà ed i propri desideri.
Non si accorsero della mia presenza e così ritornai in camera con qualcosa in più a cui pensare. Preferii evitare qualsiasi riflessione, anche se tanti erano i dubbi che restavano; ci volle una rilassante doccia calda per tranquillizzarmi e annullare ogni perplessità su quanto era accaduto.
Il mattino seguente mi svegliò la luce del sole che penetrava attraverso le persiane.
M’attendeva una piacevole passeggiata a cavallo sulla spiaggia, ma non sapevo che cosa indossare.
Pensai allora di rivolgermi al portiere dell’albergo con la speranza che riuscisse a procurarmi almeno un paio di stivali.
Non aspettai molto, dopo poco tempo sentii bussare alla porta e quando aprii mi trovai di fronte una bellissima ragazza bruna che mi consegnò oltre agli stivali anche il vassoio della colazione; la osservai con piacevole ammirazione e la salutai ringraziandola.
Mi vestii velocemente e dopo aver bevuto in tutta fretta un caffè uscii dalla camera di corsa con in mano una brioche che consumai in ascensore; prima di uscire mi fermai nella hall sia per ringraziare il portiere che per ricevere le necessarie indicazioni per raggiungere il maneggio.
Quando arrivai alle scuderie trovai le quattro ragazze ad attendermi già in sella ed in posizione amazzone.
Dopo avermi salutato mi indicarono il mio cavallo: era un anglo-arabo dal pelo raso e rossiccio, dal collo slanciato, dai forti e snelli garretti e dall’aspetto vivace e frizzante.
Non ebbi il tempo di montare che Claudia ci invitò a seguirla e partendo al galoppo si diresse verso la spiaggia.
La piacevole e tranquilla cavalcata divenne un arduo inseguimento delle quattro ragazze che non apparivano assolutamente le quattro timide donne che conoscevo; Claudia e Sara oltre ad essere le più veloci, possedevano un portamento elegante ed una impareggiabile classe, con movimenti all’unisono ed in armonia con l’andatura del cavallo.
La galoppata risultò uno dei momenti più belli di quella vacanza, oltre al piacere di essere in sella a quel purosangue e cavalcarlo sulla riva del mare, il maggior entusiasmo si provava nell’ammirare il suggestivo effetto prodotto dalla bianca schiuma degli elevati schizzi d’acqua sollevati dalla dirompente azione degli zoccoli; a tutto ciò contribuiva il paesaggio di una spiaggia deserta circondata da rigogliose palme e dal sole giallo-arancio sullo sfondo.
Dopo un estenuante percorso e con i cavalli ormai stanchi Claudia ridusse l’andatura al passo.
La raggiunsi complimentandomi, lei senza voltarsi mi disse: “Spero che tu sia soddisfatto”.
Le risposi sorridendo: “Molto, ...ma non so, ...per quanto tempo ancora avrei continuato con quella andatura; certamente ho provato una sensazione inebriante.
In questa vacanza – continuai a dire –, ogni avvenimento è particolare, ...è strano, ma contemporaneamente è anche entusiasmante, provo continuamente intense emozioni, ...come se le vivessi per la prima volta.
Ma la più forte tra le tante resta quella di aver rivisto mio padre e nonostante non riesca a spiegarmi come e perché sia possibile provo un immenso piacere suscitato, non tanto nell’averlo incontrato quanto, nel pensare che non sia morto o nel credere, senza alcun dubbio, che esista davvero un’altra vita.
Prima potevo solo sperare; era una semplice ipotesi supportata solo dalla fede, anche se numerosi avvenimenti mi fornivano l’indicazione e la speranza che effettivamente, dopo la vita terrena, esistesse qualcosa di sublime.
In questi giorni ho compreso il vero scopo della nostra vita e della nostra limitata permanenza terrena; quanto accade mi fornisce una ragione in più per continuare a vivere nel rispetto di tutto e... di tutti, ...penso che sia estremamente giusto credere che rispettando gli altri... si rispetta e si ama anche se stessi.
Chissà, – continuai –, se riuscirò a raccontare tutto ciò al mio rientro dalle vacanze, ma soprattutto chissà se parenti ed amici potranno credermi.
È evidente che se ogni uomo avesse l’assoluta certezza dell’esistenza di... un’altra dimensione, agirebbe e si comporterebbe con lealtà e con rispetto verso il prossimo; riuscendo anche, contro la propria volontà ed il proprio pensiero, a nascondere gli aspetti negativi della propria natura umana.
Purtroppo la sola ipotesi o speranza non sono sufficienti ad indurlo nel procedere in un cammino retto senza errori ed ingiustizie; l’uomo crede solo nelle certezze ed in mancanza delle stesse, tende a farsi trasportare dagli eventi accentuando troppo spesso le proprie debolezze, ...anteponendo il proprio istinto con tutti i suoi limiti e contraddizioni.
Soltanto chi crede con fermezza, vivendo costantemente in pace ed in armonia con tutti, potrà aspirare a raggiungere l’agognata e indicibile serenità al termine della propria esistenza.
Sarebbe illogico conoscere in vita e sapere esattamente che cosa ci aspetta in seguito poiché ci comporteremmo di conseguenza modificando la nostra vera indole.
Riflettendo sulle parole di mio padre, arrivo persino a credere che le più intense emozioni e i più piacevoli entusiasmi della vita terrena siano – nulla – rispetto a ciò che si prova in quella successiva.
La certezza del dopo non permetterebbe agli uomini di essere quotidianamente messi alla prova.
Taluni, nonostante gli innumerevoli messaggi ed i sensi di colpa, continuano a perseverare nel procurare ingiustizie e danno al prossimo mostrando loro, forse, nel tempo anche una dubbia amicizia di convenienza.
Credono di ingannare quanti li circondano mostrando una falsa onestà per procurarsi insolite e futili emozioni in un alone di apparente tranquillità, ...vivendo al contrario con un evanescente equilibrio e da infelici le effimere conquiste terrene.
Se la mente fosse sempre coerente ai puri sentimenti che ogni uomo nasconde... il riflesso del proprio animo lo esalterebbe... nelle sue virtù e nei suoi pregi”.
Quando terminai di parlare eravamo prossimi alle scuderie e dopo aver affidato i cavalli allo stalliere proposi di fermarci al bar per ritemprarci con un’abbondante colazione.
Mentre sorseggiavo un caffè caldo Federica, che era rimasta distante e silenziosa sino a quel momento, si avvicinò con discrezione dicendomi:
“Sicuramente ieri sera... il mio atteggiamento ti avrà suscitato delle perplessità, ma devi credermi, se ho avuto una strana reazione è proprio perché desidero che tu possa essere felice; non vorrei procurarti un altro dolore”.
Le risposi: “Sei una ragazza così sensibile ed affettuosa da non riuscire ad immaginare che tu possa far del male a qualcuno e comunque non riesco a comprendere quale dolore tu mi abbia procurato”.
Intravidi sul suo viso una smorfia di tristezza e notai che i suoi occhi erano gonfi di lacrime, mi accarezzò il viso ed aggiunse:
“...Vado in camera, ...vi raggiungerò più tardi in spiaggia, ...ma per favore di quanto è accaduto non parliamone più; ti stimo molto e desidero davvero che la nostra amicizia possa proseguire senza fine” e voltandosi si allontanò.
Silvia, che aveva ascoltato la nostra conversazione, mi prese sotto braccio per consolarmi e mi propose di pranzare con lei sotto il pergolato del patio in giardino.
Guardai attentamente le altre, le quali, constatando la mia perplessità, mi riferirono che desideravano andare al mare per restare distese al sole ad abbronzarsi e con un cenno della mano mi rassicurarono di non preoccuparmi.
Poi rivolgendomi a Silvia, chiesi: “È un invito o una proposta?”
Rispose sorridendo: “Diciamo... che non è solo un invito”.
Salutò le altre amiche e prima di recarsi in camera per cambiarsi d’abito mi dette appuntamento in giardino nei pressi del patio.
Indossai un pantalone e una maglia color sabbia – era circa mezzogiorno quando uscii dalla camera –.
Attesi l’arrivo di Silvia leggendo sotto il pergolato il libro di poesie dal quale non riuscivo più a separarmi.
Non aspettai molto, dopo poco la vidi avvicinarsi con andatura disinvolta.
La bianca camicetta aderente e la gonna corta che indossava evidenziavano la sua perfetta sinuosità femminile e l’abbronzatura della scura pelle cosparsa di olio profumato.
I lunghi capelli neri tirati all’indietro facevano risaltare in primo piano i suoi occhi verdi ed il piccolo naso alla francese.
Mi salutò e porgendomi la mano mi invitò ad alzarmi; chiusi il libro senza distogliere lo sguardo da lei e restando, per qualche istante, immobile ad ammirarla in tutta la sua naturale bellezza.
Poi ci avviammo verso i tavoli, ne trovammo uno libero sul prato sotto una ampia palma e dopo esserci seduti le confidai: “Leggevo alcune frasi che sembravano ispirate proprio a te”.
Lei guardò incuriosita il libro e fissandolo mi disse: “Se non sono indiscreta, desidererei ascoltarle”.
Aprii il libro e sottovoce con tono morbido cominciai a leggere:
Guardare nel buio,
scoprire il tuo volto
ed ammirarne la luce,
rapito dal desiderio di:
gridare,
amare,
ed impazzire
sino a quando
la fantasia
ed il profumo che infondi
sprigioneranno
il più adorabile e seducente
piacere.
Silvia mi guardò con occhi penetranti ed esclamò: “Davvero secondo te posso ispirare simili pensieri, ...hai pronunciato quelle parole con particolare trasporto... Non dirmi, ...che vuol essere una dichiarazione”.
Le risposi: “In questi giorni devo confidarti che mi accade qualcosa di insolito, ...qualcosa che non mi era mai accaduto in precedenza. Mi sento travolto da una innegabile attrazione verso di te, ma provo anche – un profondo trasporto per Claudia, un particolare sentimento per Federica ed una indescrivibile passione per Sara –.
Ho timore però nell’azzardare una decisione avventata, non vorrei annullare il legame e l’amicizia con nessuna di voi.
Vivo un costante conflitto interiore, vorrei esternare a tutte voi i miei sentimenti ed i miei pensieri, ma ciò non è possibile e così preferisco restare da solo nascondendo le mie emozioni”.
Silvia mi prese la mano e mi disse con tono sensuale: “Posso comprenderti”, ed aggiunse sorridendo “comunque se può farti piacere... la notte non chiudo mai a chiave la mia camera”.
A quelle parole le accarezzai la mano intrecciando le sue dita con le mie, il suo sguardo era talmente provocante che il solo sfiorare la sua pelle mi suscitava la sensazione di far l’amore con lei.
Mentre provavo quell’insolito piacere sensuale, che rasentava la più ardua e sfrenata passione al solo stringere le sue mani, intravidi dietro una siepe Federica che dialogava con uomo.
Senza che Silvia se ne accorgesse guardai più attentamente e riconobbi – Johan –, l’uomo che avevo conosciuto la sera precedente.
Sembrava che la consolasse e la tranquillizzasse tenendole le mani, accarezzandola con delicatezza.
Parlarono per poco tempo e poi si salutarono.
Non nascondo che il tutto mi aveva talmente incuriosito che mi soffermai a pensare per qualche istante quale segreto potesse nascondere Federica, ma l’unica valida spiegazione che riuscii a ipotizzare fu che avesse una relazione con quell’uomo.
Annullai qualsiasi pensiero e rivolgendomi a Silvia le chiesi se volesse andare al mare.
Ma lei mi rispose: “Sono stanca, ...andrei in camera a riposare, ...ti andrebbe di accompagnarmi?”
Mi alzai e senza riflettere acconsentii con un cenno della testa.
Lei si avvicinò ed io l’abbracciai stringendola lentamente a me, poi fasciando i suoi fianchi con le mani la baciai sfiorando più volte le sue labbra.
Raggiungemmo velocemente la sua camera e dopo essere entrati lei si distese sul letto mostrando maggiormente la sua bellezza statuaria e tutta la sua sensualità.
Provai un tale trasporto fisico che non riuscii a trattenermi dal baciarla con intenso desiderio, mentre delicatamente le sfilavo la camicia mettendo a nudo il suo seno.
I nostri corpi erano vicinissimi e la sua pelle profumata mi sfiorava accentuando in me la passione.
La baciai sul collo e sul seno accarezzandola con le labbra, ma... ad un tratto allontanandosi mi guardò esclamando: “No, ...non è giusto per le altre, non posso averti così, ...solo perché ami il mio corpo.
...Vorrei che tu fossi attratto principalmente dalla mia natura, dal mio carattere, dalla mia mente; ...desidero... averti, ...ma non solo fisicamente”.
A quelle parole replicai: “Scusa... se mi sono lasciato trasportare... Penso anch’io che sia giusto amare senza limiti, apprezzando ogni particolare ed... innamorandosi non solo dei pregi ma soprattutto... dei difetti dell’altra persona”.
La guardai prima di uscire e le diedi un bacio sulla fronte aggiungendo:
“Hai ragione tu, ...non è giusto per le altre, ma... neanche nei tuoi confronti”.
Ritornai in camera e rimasi giusto il tempo di cambiarmi; poi presi la sacca da mare e mi avviai verso la spiaggia, ma non raggiunsi le altre ragazze, mi recai direttamente all’appuntamento con mio padre.
Lo trovai seduto su uno scoglio che mi aspettava, mi avvicinai e lo salutai.
Restai immobile a fissarlo prima di sedermi accanto, poi interrompendo quel silenzio mi sorrise e poggiando la sua mano sul mio braccio disse:
“Incontrarti suscita in me un’emozione particolare, rivivo infatti i giorni che trascorrevamo insieme quando eri ragazzo e... spero davvero che...”.
Improvvisamente senza pronunciare altra parola abbassò lo sguardo e tacque, ...poi voltandosi mi fissò negli occhi per qualche istante e cambiando argomento aggiunse:
“L’importante è ritrovarsi insieme adesso perché come padre ho ancora un dovere nei tuoi confronti – il mio compito nonostante tutto resta quello di trasmetterti i valori fondamentali della vita per affrontare ed ostacolare le possibili ignobili ingiustizie umane –.
Nel corso dei secoli l’uomo per superbia e per presunzione ha creduto di poter dettare le regole sociali ed interpretare il significato dei comandamenti ritagliando uno spessore a misura dei propri interessi, delle proprie esigenze e della propria natura.
Gli uomini dovrebbero mostrarsi meno falsi, meno amanti delle apparenze e più coerenti alle loro idee, privilegiando la morale: – frutto di pura e semplice meditazione della fede –.
Si dovrebbe, soprattutto, ...evitare di frequentare in modo assente ed abituale un luogo sacro... solo al fine di sentirsi in pace con la propria coscienza per aver, comunque, adempiuto ad un precetto, ...anche se... con amorfa consuetudine.
Non è giustificabile infatti supporre che la partecipazione ad un culto religioso, possa intendersi una formalità da esplicare esclusivamente con un atteggiamento limitato ad un ristretto e marginale ambito fisico e materiale.
Dovrebbe, al contrario, derivare essenzialmente da una personale esigenza e testimonianza religiosa nel desiderio di rafforzare la propria fede e suscitare nell’uomo un crescente senso spirituale per radicare ed accrescere la volontà e l’impegno nel contribuire a trasmettere gli ideali di giustizia a sostegno ed esaltazione della natura umana.
Solo se si comprendesse che il poter vivere è un dono che ogni giorno l’uomo riceve, si potrebbe avvertire quel profondo senso di riconoscenza che indurrebbe l’animo di ognuno a santificare ogni giorno della propria esistenza .
Inoltre... come onorare il padre e la madre raffigura il rispetto per i genitori che amano i propri figli e sono da essi riamati, così Santificare le feste equivale a professare la propria fede per il Padre di tutti gli uomini.
Senza tralasciare però che Colui che definiamo nostro Padre è anche Figlio.
E ciò generalmente accade anche per gli uomini – ogni figlio diviene nel tempo padre ed educatore; ...al rispetto segue la giusta formazione e la successiva personale gratificazione –.
Merita onore, però, ...non soltanto ogni educatore sociale ma soprattutto, chi dedica la propria vita agli altri estendendo i propri affetti ed insegnando i veri principi morali ad una ampia schiera di persone.
La grande ruota della vita segna un percorso inevitabile ad ogni possibilità umana di modificarlo – è un percorso che se pur in apparenza potrebbe apparire differente per ogni uomo, sostanzialmente è identico –.
Il rispetto dei figli verso i propri genitori si identifica con il rispetto reciproco tra gli uomini e di conseguenza del rispetto, non solo, per il genere umano ma anche per se stessi, in quanto da sempre... ogni genitore è figlio”.
Quando terminò, guardandomi, mi confidò: “Beati coloro che possiedono una natura giusta, equilibrata e retta sostenuta da una ratio non egoista, ...ma sincera, tollerante, disponibile e comprensiva...”.
Si interruppe per qualche momento poi continuando aggiunse:
“...Purtroppo ciò raramente accade... e chi possiede questa dote non sarà mai in vita apprezzato e considerato.
Ma nel caso riuscisse a perseverare, mostrando un animo sincero ed altruista, riceverà successivamente al termine della propria esistenza un conforto maggiore, in contraddizione al misero giudizio degli uomini”.
Dopo aver terminato si avvicinò e poggiando la mano sulla mia spalla mi dette appuntamento al giorno successivo; mi alzai e dopo un lungo sguardo lentamente mi allontanai.
Ritornai in albergo meditando e camminando lentamente; ero talmente assorto che non mi accorsi di aver percorso un tragitto diverso dal solito giungendo in una pineta.
Erano giorni che riflettevo su quanto mi stesse accadendo, i miei pensieri erano fitti, disordinati e non seguivano una logica, le domande che mi ponevo si sovrapponevano come se tentassi di riempire un contenitore senza fondo.
Guardai in alto: la luce che penetrava attraverso i rami non era uniforme; quella differente luminosità rispecchiava il mio stato d’animo, oscurato dal riuscire a formulare delle valide risposte ai tanti dubbi che interferivano con i miei pensieri.
Decisi che la soluzione migliore fosse quella di accettare i propri limiti, convincendomi di accontentarmi di quanto potessi riuscire a comprendere ed a intuire senza andare oltre.
Mentre camminavo, guardandomi intorno, vidi in lontananza Silvia che teneva per mano un bambino; cercai di osservare più attentamente ma la distanza era tale da permettere soltanto di constatare che dialogavano tenendosi per mano.
Stranamente ebbi l’impressione che fosse il bimbo a guidare Silvia. Non erano rare le volte che lui si fermasse per accarezzarla ed abbracciarla; li seguii con lo sguardo sino a quando si addentrarono maggiormente nella pineta senza riuscire a comprendere dove fossero diretti.
Il desiderio di seguirli fu frenato dalla mia stanchezza fisica e decisi allora di proseguire per la mia strada.
Finalmente dopo aver raggiunto l’albergo andai in camera e dopo aver fumato una sigaretta sul letto, mi spogliai e m’immersi nella vasca restando nell’acqua sino a rilassarmi completamente.
Indossai un completo blu con camicia bianca e cravatta scura ed uscii dalla stanza dirigendomi verso la hall.
Il portiere mi consegnò un biglietto – era di Sara –, ed era un invito ad andare a cena con lei.
Dopo poco la vidi arrivare con andatura disinvolta e nonostante conoscessi perfettamente la sua bellezza, ogni volta che la osservavo, suscitava in me un desiderio nuovo di attrazione.
Mi prese sotto braccio e mi accompagnò all’esterno dove c’era un taxi ad aspettarci; aprii la porta di quell’antica Limousine, Sara entrò e pronunciò all’autista alcune parole che non riuscii a comprendere.
Ricordo che dopo aver percorso alcuni tratti di strade sterrate il taxi si fermò, lei scese ed io la seguii; eravamo in prossimità di una alta scogliera rocciosa che terminava a picco sul mare, nell’oscurità si intravedeva un antico casolare illuminato da alcune fiaccole, con una piccola insegna sopra il portone ad arco.
Un uomo in livrea ci venne incontro e ci accompagnò nei pressi di un ampio ascensore a vetri con all’interno un divano in pelle.
Ci invitò ad entrare e ad accomodarci, entrò anche l’uomo che azionò il movimento della cabina dopo aver abbassato una leva; al termine della discesa aprì le porte indicandoci di seguirlo. Percorremmo un lungo cunicolo scavato nella roccia ed illuminato da lanterne, giungemmo, al termine, ad una porta a vetri e dopo averla aperta davanti a noi apparve uno spettacolo impossibile ad immaginare – una immensa grotta con una baia sotterranea –.
Una larga fascia di sabbia fine delimitava lo specchio d’acqua simile ad un lago sotterraneo. Ampie caverne di tipo carsico interrompevano la continuità delle pareti rocciose color avorio segnate da irregolari venature azzurro-verde.
Numerose stalattiti e stalagmiti diffondevano come cristalli d’alabastro la luce dei lumi e delle candele.
Restai sbalordito all’immagine di quel luogo sommerso e misterioso per la moltitudine di colori soffusi che si riflettevano sulle pareti disperdendosi in lontananza in prossimità di un ampio arco naturale che delineava il confine tra la grotta ed il mare.
Dopo aver ammirato ogni particolare mi voltai verso Sara e osservandola le domandai:
“Ma come fai a conoscere questa meraviglia?”
Mi rispose: “Era indicato sul programma e qualche giorno fa sono venuta a cena con Silvia”.
A voce bassa esclamai: “È vero, ...era scritto nel programma!”
Poi ci venne incontro un cameriere che ci accompagnò ad un tavolo vicino alla riva.
Sara si sedette e avvolgendo il suo scialle a mo’ di stola intorno alle spalle mi disse: “Non trovi che sia un luogo davvero esclusivo?”
E indicandole con lo sguardo le coppie, che dialogavano in modo romantico tenendosi per mano sedute ai tavoli intorno, le risposi: “È talmente suggestivo che invita ad innamorarsi”.
La serata trascorse ammirando quel gioco di luci, colori ed ombre e gustando quanto il cameriere ci aveva consigliato di ordinare, ma la sensazione che quell’atmosfera maggiormente mi procurava era un trasporto vivo ed intenso nei confronti di Sara che mi appariva con una classe, una grazia ed una purezza che sino a quel momento non avevo notato.
Sarei rimasto in quella grotta per molto tempo, ma più di ogni altra cosa desideravo restare da solo con lei.
I nostri sguardi ormai non riuscivano ad evitarsi e dai suoi occhi traspariva chiaramente che il mio desiderio era pari al suo; così rivolgendomi al cameriere gli domandai se potesse accompagnarci all’uscita.
Quando ci ritrovammo all’esterno l’abbracciai e dapprima la baciai sul collo, poi le nostre labbra si unirono alternando momenti di intensa passione a puro sentimento.
Sara appoggiò la sua testa sulla mia spalla e guardando il cielo mi sussurrò nell’orecchio:
– Se... ogni desiderio d’amore –
si tramutasse in stella,
la notte ed il giorno
si confonderebbero.
– Se... ogni desiderio d’amore –
si tramutasse in realtà,
ogni uomo
brillerebbe
più di una stella.
E tenendola per mano le dissi: “È proprio vero quello che dici, ogni essere umano quando vive, sente e prova un sincero e profondo sentimento possiede una insolita energia vitale che si intensifica quando è corrisposto con analogo amore”.
Poi la strinsi intensamente e le confidai: “Provo per te qualcosa che è difficile descrivere, un qualcosa che va ben oltre la normale attrazione e che mi emoziona ogni volta che mi sei accanto, mi guardi e mi sorridi, ma anche ogni volta che ti penso.
Purtroppo però non sono ancora convinto che i nostri caratteri possano definitivamente ritrovarsi e comprendersi senza più riallontanarsi.
Non voglio deluderti, la donna che amerò non dovrà aver dubbi ed incertezze, ma solo fiducia in me – desidero donarle semplicemente serenità, tranquillità e immenso amore – ”.
A quelle parole mi baciò e disse: “Saprò aspettare, ...avremo una vita da dedicarci”.
Come in altre occasioni, anche quelle parole non riuscii a comprendere; ma non mi soffermai molto a riflettere, avevo ormai intuito che era preferibile evitare di stupirsi o di preoccuparsi ad ogni incomprensibile avvenimento.
Dopo poco arrivò il taxi che ci riportò in albergo. Nella hall la salutai dandole appuntamento per il giorno successivo, ma prima che lei andasse via la guardai attentamente e le domandai:
“Sara, scusa... desidererei sapere, se... quanto provi per me è puro e semplice amore, oppure è qualcosa che scaturisce dal fatto di non riuscire a sopportare l’idea che possa esistere un uomo nella tua vita che abbia rifiutato l’amore che volevi comprare o che pensavi di conquistare con la tua irresistibile bellezza”.
Mi guardò, abbassò gli occhi e senza rispondere andò via.
Rimasi sorpreso dalla sua reazione, poi lentamente mi avviai verso le scale per ritornare in camera.
Iniziai a riflettere sulle parole che avevo pronunciato e non nascondo che provavo uno strano senso di colpa; sicuramente ero stato troppo severo e certamente l’avevo offesa.
Ma preferivo comunque averle detto la verità mostrandomi sincero affinché fosse consapevole del motivo che suscitava tra noi quel distacco e non consentiva, nonostante il mio desiderio, di ristabilire con lei la precedente relazione.
Entrai in stanza con una tale stanchezza che tolsi con calma la giacca e la cravatta poi mi adagiai sul letto e mi addormentai.
La stanchezza aveva ormai preso il sopravvento sul mio corpo, in quei giorni non riuscivo ad avere dei momenti di tranquillità e di riposo ed ogni istante era definito da un susseguirsi di insoliti eventi.
Quando il mattino seguente mi svegliai, sussultai nel constatare che era quasi mezzogiorno.
Aprii la finestra e scorsi in lontananza una imponente barca a vela che navigava in alto mare.
Rimasi ad osservarla pensando alle quattro amiche che certamente m’avevano atteso invano.
Ormai dovevo ammettere, contro la mia volontà, che la mia tempra non era più quella di un ragazzo; con rassegnazione mi allontanai dalla finestra e dopo una breve doccia presi la sacca da mare e mi recai in sala da pranzo.
Trovai un tavolo libero vicino ad una finestra e nonostante la sala fosse gremita di gente, in lontananza riuscii a scorgere Sara.
Con discrezione attirai l’attenzione del cameriere ed indicando il tavolo, dove era seduta, gli chiesi gentilmente di apparecchiarlo per due.
Quando ebbe terminato, prima che Sara domandasse qualcosa al cameriere, mi avvicinai.
Notai in lei un certo stupore nel vedermi e con un gesto, senza pronunciar parola, mi indicò di sedermi; allontanai la sedia dal tavolo, mi sedetti e con leggero imbarazzo le dissi:
“Spero che ieri sera tu abbia compreso il motivo della mia affermazione, ...non penso proprio... che tu possa desiderarmi per prenderti una rivincita o per valutare se tu sia ancora capace di sedurre un uomo. Però è importante che io lo sappia e che lo senta pronunciare dalla tua bocca.
A volte la natura umana pur senza volerlo vive emozioni che si confondono con il vero sentimento ma che in effetti scaturiscono dall’ostinazione verso un insperato desiderio.
Quanto maggiore è la difficoltà nel raggiungere un obiettivo, tanto più importante ed ambito appare il traguardo e così inconsciamente aumenta il desiderio che suscita attrazioni ed infatuazioni simili alle più profonde sentimentali e romantiche emozioni.
Ma come è intuibile, in un rapporto affettivo le infatuazioni sono ben differenti dai sentimenti, terminano facilmente e senza lasciare traccia del passato, con il solo ricordo di un volto e di un’altra delusione vissuta.
La continua ricerca di una persona da amare può nel tempo anche affievolire l’entusiasmo di vivere con intensità e trasporto un sincero sentimento, alternando inconsapevolmente indifferenza e passione.
Ed è solo per questi motivi che ieri sera ti ho rivolto quella domanda, ...credo in te ed alle tue parole... ma non vorrei riprendere una storia che possa, contro ogni desiderio, essere in partenza già conclusa, se prima dentro noi... non proviamo ad interrogarci su ciò che effettivamente proviamo e quanto siamo disposti a comprendere”.
Non aggiunsi altro e guardandola in viso compresi dai suoi occhi e da un lieve cenno della testa che condivideva pienamente quelle parole.
Poi abbassò lo sguardo e portando con la mano i capelli indietro timidamente mi disse:
“Cercherò di scoprire se i miei sentimenti... sono veri”.
Nell’osservare la sua bellezza e la tenera espressione del suo sorriso mi ricordai di alcune frasi che sembravano scritte proprio per noi :
– Rinchiusi in un corpo sereno,
nati per sprigionarsi,
poesia e pensiero
avvolti da fervidi effluvi sensuali
trasformandosi con romantica armonia
appaiono in forme incantevoli:
segno di un amore... presente –.
Prima di salutarla restai ancora per qualche attimo ad ammirare i suoi espressivi lineamenti, poi le accarezzai il viso, le baciai la fronte ed uscii dalla sala.
Dopo aver preso un caffè al bar in giardino mi avviai verso il mare constatando che l’assenza di Sara mi procurava un malinconico senso di solitudine.
Quando arrivai notai con sorpresa che Claudia e Federica erano in spiaggia sdraiate a prendere il sole, le salutai scusandomi per non esser andato in barca con loro.
Mi rispose Claudia: “Ad essere sincere, il portiere ha provato a svegliarti, ...ma senza risultato e così abbiamo rinunciato anche noi all’uscita in mare; ...comunque non preoccuparti l’abbiamo soltanto rinviata di un giorno, ...per oggi ci godiamo questo sole”.
Le guardai e dissi loro: “Resterei con voi volentieri ma adesso devo proprio andare altrimenti saranno due gli appuntamenti che non rispetto in un solo giorno”.
Mi allontanai dopo averle salutate con un gesto della mano e in poco tempo raggiunsi mio padre che mi attendeva come al solito nello stesso luogo.
Quando arrivai mi sorrise, poi mi invitò ad avvicinarmi ed a sedermi accanto.
Prima che potessi pronunciar parola mi guardò, poi abbassò la testa e chiese: “Pensi che si possa uccidere un uomo solo fisicamente?”
Risposi: “Perché me lo chiedi?”
E lui: “Perché molti credono che tale gesto riguardi esclusivamente gli assassini ed i mandanti degli omicidi, ma non sanno che si uccide anche e soprattutto psicologicamente e moralmente negli affetti, nei sentimenti, nei valori e nei diritti di ogni uomo.
Nostro Signore non fu ucciso solo fisicamente ma anche perché tradito e rinnegato.
Così come ancora oggi è tradito e rinnegato da ogni uomo che operando in Suo nome si professa di chiesa ma in effetti conduce una vita senza fede ed altruismo, tesa invece a tutelare ed ad accrescere principalmente i propri interessi.
Accade spesso che si uccide se viene meno nelle persone la speranza di credere in un mondo libero, senza conflitti e senza soprusi, suscitando così negli uomini la delusione che sconfina a volte nello sconforto, ...nella mancanza di stimoli e nell’apatia sociale.
Ogni uomo potrebbe uccidere fisicamente soltanto una volta, al contrario... può uccidere moralmente senza limiti, nella sensibilità personale, ...con assurde azioni e immotivate dichiarazioni che violano e limitano la dignità, la libertà, la capacità e la serenità, non solo del prossimo... ma, soprattutto dei deboli, dei portatori di handicap e degli emigrati.
Simili comportamenti, appartengono e sono propri di coloro che operano nel sociale commettendo... atti impuri – è assurdo, infatti, credere che l’atto impuro sia da attribuire ad una manifestazione ed espressione umana esclusivamente erotica e sessuale –.
Gli uomini compiono un atto impuro ogni qualvolta agiscono senza attenersi al rispetto del prossimo e della natura in quanto oltre a disprezzare materialmente ciò che li circonda, distruggono moralmente il genere umano.
Spesso esasperano la propria esistenza con invidie, ingiustizie e prepotenze attuate e perseguite vigliaccamente con ogni metodo o sistema verso chi ha fede o crede nel giusto compromettendo così la loro serenità con azioni illecite, violente e sleali; talvolta senza alcuna remora di agevolare alcuni penalizzando altri.
Costoro dal comportamento schivo, evasivo e dagli occhi sfuggenti, purtroppo, oltre a non rispettare tante leggi, non rispettano alcun uomo e... se stessi, in quanto producono ed azionano complessi ed articolati perfidi meccanismi dai quali difficilmente possono a loro volta sottrarsi.
Si instaura così una reazione a catena che genera vendetta da vendetta, odio da odio, in una insostenibile atmosfera di rancore – disgregando quell’armonia e quella serenità fondamentali e basilari per l’amore tra gli uomini –.
Ormai l’egoismo, l’arroganza e gli interessi di frequente prendono il sopravvento sostituendosi alla comprensione, alla ragione ed ai sentimenti.
Il sesso è soltanto un aspetto marginale tra tutti i possibili atti impuri; ...ma se condiviso, voluto e desiderato da due esseri umani può racchiudere nella sua interezza un sincero rispetto reciproco.
Nonostante la ridondante gestualità e materialità è impensabile ritenere che possa costituire atto impuro se è supportato dal sentimento e dall’affetto.
È mai possibile – aggiunse, – che possedere più amori possa costituire atto impuro?
In ogni relazione di coppia se esistesse l’accordo unanime ed il consenso reciproco, unitamente al sentimento ed al rispetto, sarebbe possibile intraprendere... ulteriori e differenti relazioni?.
Secondo l’interpretazione del comandamento e in considerazione delle regole formulate e dedotte dagli uomini, secondo finalità ed usi esclusivamente personali ed umani, ...tale possibilità non è consentita”.
Mentre pronunciava quelle ultime parole raccolse alcuni sassi, poi guardando fisso all’orizzonte li lanciò in acqua e disse:
“Sono le errate interpretazioni degli uomini a condannare la poligamia nello stesso ed identico errato modo di come furono condannati gli eretici nel passato, per poi riscoprirli successivamente dei martiri, – ed aggiunse –, prova ad immaginare, soltanto, quanti tradimenti e separazioni di coppia si sarebbero potuti evitare”.
Non aggiunse altro mi salutò abbracciandomi ed io lo baciai. Mi allontanai riflettendo su quanto avevo ascoltato: tutte quelle parole avevano prodotto in me un profondo senso di sconcerto, decisi allora di tuffarmi in mare ed immergermi sott’acqua sperando di interrompere ogni pensiero ed eliminare ogni dubbio su quanto osservavo e stavo vivendo.
Dopo una estenuante nuotata uscii dal mare e mi accinsi a raggiungere Claudia e Federica; le vidi al gazebo del bar che dialogavano con un uomo che indossava una divisa bianca dal volto abbronzato, dalla folta barba e dai capelli brizzolati.
Mi avvicinai con discrezione, Federica mi venne incontro sorridendo e prendendomi sotto braccio mi presentò all’uomo dicendo:
“Andrea, ...il comandante Luke, è il proprietario dell’imbarcazione a vela e ci stava illustrando l’itinerario di domani”.
Lo salutai stringendogli la mano e gli chiesi: “Per quale orario è prevista l’uscita in mare?”
Mi rispose: “In mattinata, ...quando desiderate. Purché non tardiamo molto, ...è possibile che il mare si ingrossi e sia più difficile uscire dal molo”.
“La navigazione” – aggiunse –, “è come la vita di un uomo: – è bene non sottovalutare mai... nulla –.
Bisogna saper navigare... non solo se intorno tutto è favorevole, ma anche quando... sembra in apparenza tranquillo ed in particolare se si manifestano avversità e contraddizioni... proseguendo nei casi più difficili con abilità e con prudenza.
È opportuno conoscere i venti e le correnti per poter mantenere, agevolmente e costantemente, la giusta direzione ed il miglior assetto.
Anche se... è proprio nei momenti di difficoltà che si dimostra la propria capacità nel saper riscattare se stessi reagendo ad ogni delusione senza lasciarsi sopraffare o trasportare dagli eventi.
Ma è necessario, soprattutto, conoscere i propri limiti per affrontare ogni circostanza con la giusta determinazione e maturità.
Un uomo è capace e dimostra il proprio valore, non solo quando consegue nuovi traguardi, ma anche quando desiste dall’ambire determinati obiettivi, pur sussistendo le apparenti condizioni idonee nel credere di poter perseguire le proprie finalità”.
Osservai stupito quell’uomo poiché quelle parole erano uscite dalla sua bocca naturalmente e senza interruzione, come se fossero scritte in lui e le pronunciasse leggendole, ma sorprendeva oltre al suo sguardo austero ed al contempo umano anche la sua spiccata raffinata semplicità nel comunicare.
Mancava poco tempo per l’orario di cena e così dopo aver terminato di bere quanto restava nel bicchiere lo salutammo con deferenza dandogli appuntamento per il giorno successivo.
Ritornammo in albergo e strada facendo, Claudia, mi raccontò la vita di quell’uomo dicendomi:
“È una persona estremamente affabile e disponibile, oltre che importante e facoltosa, è difficile immaginare a quanto ammonti il valore del suo patrimonio, ...eppure è un uomo umile.
L’unica sua ragione di vita è prodigarsi per il prossimo; ha lottato e si è impegnato con tutte le proprie forze per riuscire a superare nei momenti critici ogni tipo di difficoltà.
Non possedeva nulla, ma un giorno ricevette dei beni di inestimabile valore da un tale per il quale si era adoperato e prodigato.
Nonostante le precedenti ristrettezze ed umiliazioni, ha continuato ad essere disponibile anche in seguito conservando l’altruismo, la semplicità ed il rispetto per ogni cosa”.
Quando terminò di parlare eravamo giunti in albergo; vedemmo Sara venirci incontro chiedendoci: “Per questa sera, che ne pensate se andassimo in spiaggia? Preparano della carne e del pesce alla brace”.
Federica ci guardò e rispose: “Stupendo, ...anche perché, così non dovrò preoccuparmi di quale abito indossare”.
Poi, prima di salire nelle camere ci salutammo dandoci appuntamento in giardino.
Quando ci rincontrammo era già sera, arrivò dapprima Silvia che aspettò seduta accanto a me l’arrivo delle altre amiche.
Era particolarmente allegra e vivace ed indossava un abito scuro particolarmente corto, le chiesi con discrezione il motivo di quell’euforia e lei mi rispose: “Forse potrò rivedere mio padre, sono molti anni che non lo incontro e spero di... non doverci più separare...”.
Non terminò la frase perché Claudia, Federica e Sara si erano avvicinate e ci chiamavano per andare in spiaggia.
Giungemmo percorrendo un sentiero illuminato da lanterne appese ai rami degli alberi; in spiaggia erano accesi numerosi falò e nell’acqua galleggiavano una miriade di piccole zattere con sopra delle torce e lampade ad olio.
Ovunque guardassi, intorno a noi, era tutto una festa, le ragazze ballavano scalze sulla sabbia mentre alcuni ragazzi suonavano vicino alla riva alternando a brani romantici delle musiche latino-americane.
Più distanti alcuni cuochi e camerieri arrostivano carne e pesce. Un lungo e largo telo bianco steso sulla sabbia e circondato da alte fiaccole, fungeva da tavolata imbandita con frutta, dolci e bottiglie di ogni tipo.
Ci sedemmo su delle stuoie di paglia accanto ad altre persone e mangiammo dei tranci di pesce e di carne bevendo del vino rosso, poi Claudia e Silvia si alzarono ed andarono a ballare.
I loro sinuosi movimenti le rendevano particolarmente sensuali, restai ad osservarle per tutto il tempo, bevendo un leggero vino bianco frizzante.
Non mi accorsi, mentre osservavo le ragazze ballare, che Sara si era allontanata per prendere una brocca d’acqua dal mare; non ebbi il tempo di immaginare dove fosse andata che mi ritrovai completamente bagnato.
Ma per mia fortuna e piacere a quell’inconveniente, dopo un eccitante sguardo, seguì un bacio improvviso e passionale sulle labbra che ovviamente sconvolse ed ingelosì Federica, che aveva osservato ogni particolare.
Sorpreso da quello sguardo, l’unica reazione che riuscii ad avere, forse per colpa del vino, fu di avvicinarmi a lei tenendo per mano Sara e stringerci insieme in un tenero abbraccio.
La serata continuò tranquilla, osservando lo spettacolo che appariva ai miei occhi, bevendo numerosi bicchieri di vino e fumando qualche sigaretta.
Ad un tratto incominciai ad avvertire un senso di vuoto ed a sentirmi completamente stordito e frastornato; ricordo vagamente che le quattro amiche, constatando il mio stato, mi riaccompagnarono sostenendomi con non poca fatica in albergo.
Il mattino seguente mi svegliai alle prime luci del sole, mi sentivo ancora frastornato per gli eccessi della serata precedente.
Entrai in doccia e ci restai sino a quando l’acqua fresca riuscì a ritemprarmi ed a farmi riprendere completamente; poi indossai un bermuda, una maglia ed un cappello ed uscii dalla stanza.
Quando giunsi nella hall incontrai le mie amiche che avevano da poco terminato di far colazione, mi accompagnarono al bar dove ordinai un caffè e una brioche che consumai in fretta.
All’uscita preferimmo utilizzare delle biciclette per andare al molo dove era ormeggiata l’imbarcazione.
Arrivammo senza difficoltà e trovammo il comandante Luke ad attenderci – era già tutto pronto per l’uscita in mare –.
L’immagine di quell’imbarcazione sbalordiva per la forma e per la sua imponenza.
L’equipaggio era composto da tre marinai in tenuta bianca con un fazzoletto blu al collo che attendevano nella zona di poppa il nostro arrivo in posizione di riposo.
Salimmo attraverso la passerella aiutati da un marinaio, il comandante si avvicinò e ci salutò portando la mano destra in prossimità della visiera del cappello.
Osservai con attenzione ogni particolare di quella pregiata opera navale – una vela altissima dal robusto albero costituiva l’elemento più rappresentativo; all’interno si potevano ammirare una serie di verricelli, carrucole ed elementi cromati collegati da bianche funi, ma risaltava soprattutto la complessa strumentazione di bordo corredata da accessori in ottone –.
Dopo poco tempo furono mollati gli ormeggi, il comandante teneva stretto uno dei due grandi timoni e con la collaborazione dei marinai, che tendevano ed allentavano la vela ruotando l’asse del boma, eseguì con abilità e padronanza alcune manovre per uscire dal molo.
L’imbarcazione prese il largo con una navigazione di bordeggio solcando con la prua in diagonale il lieve moto ondoso.
Dopo aver lasciato il timone ad un marinaio il comandante Luke ci raggiunse sul ponte di prua dove eravamo seduti ad osservare la costa.
Guardando anche lui la spiaggia che si allontanava disse: “È un paesaggio particolarmente suggestivo, ...provo ogni volta una emozione straordinaria, eppure è sempre la stessa immagine.
Sicuramente appartengo alla categoria di coloro che si emozionano facilmente ma penso che tante persone dovrebbero recuperare questa virtù, invece di inibirsi e limitarsi, consentendo così al proprio animo di sprigionare maggior energia e coerenza.
Si dovrebbe cogliere ogni messaggio che i sentimenti possono trasmetterci, sostituendo alla insensibile natura il trasporto nell’apprezzare ogni attimo della nostra esistenza, nel tentativo di accrescere il naturale desiderio di vivere in armonia con ogni individuo... non scevri da principi di rispetto, altruismo e sincerità.
La vita è in un uomo... se... osservando la natura, la luce, l’universo, avvertisse continuamente emozioni differenti.
Certamente – aggiunse –, queste parole per molti uomini delusi dalle esperienze sono pura utopia e per altri più inclini all’essenzialità materiali risultano senza senso e prive di concretezza.
In loro non esiste la felicità e la serenità ma soltanto una esasperata conflittualità interiore, determinata... dall’insicurezza di non credere in se stessi nel riuscire a fornire un contributo consistente alla rinascita dei valori, oppure... dalla continua esasperazione di un arrivismo sfrenato spesso conseguito senza scrupoli con meschino egoismo e vili ingiustizie nell’ipotesi e nella ricerca di una vita agiata, ...vissuta ...però, quasi sempre, con ansia e senza tranquillità nella conquista di qualcosa che pur sempre... lasceranno.
È essenziale maturare e consolidare un proprio equilibrio nella speranza di evitare o smorzare ogni delusione e frustrazione... qualora... ci si accorgesse di non essere corrisposti negli affetti e nei sentimenti, ...ma anche nel non demoralizzarsi e sentirsi penalizzati se... non si riuscisse ad eclissare o eguagliare gli altri per quanto realizzano e possiedono”.
Osservai attentamente quell’uomo; le parole che pronunciava mi stupivano non solo perché ispiravano ad un profondo senso morale ma soprattutto perché erano del tutto analoghe a quelle di mio padre.
Incominciai a supporre che l’averli incontrati nascondesse qualcosa che tuttavia non riuscivo a cogliere.
Sembrava che ogni discorso contenesse un messaggio da interpretare e diffondere ad altri per la ricerca della felicità nel recupero della serenità interiore.
Ipotizzai anche, considerando gli strani eventi di quei giorni, ...che quell’uomo potesse essere mio padre considerando che come riuscivo a vederlo con umane sembianze così mi sarebbe potuto apparire con un altro aspetto.
Avvertivo, comunque, la sensazione che ognuno volesse suggerirmi la strada da percorrere per vivere con profondo senso morale, al fine del raggiungimento dell’altra vita oltre quella terrena della quale, ormai, mi convincevo sempre più della sua esistenza.
La navigazione proseguiva tranquillamente e il riflesso del sole sull’acqua era interrotto, soltanto, dalla bianca scia prodotta dal passaggio dell’imbarcazione che solcando il mare con lento oscillare della prua tracciava una estesa onda di riflusso.
La parte terminale del tragitto fu percorsa con vento obliquo di poppa: le vele erano particolarmente tese con l’albero e la barca notevolmente inclinati; raggiungemmo una elevata velocità di crociera sospinti da un vento caldo che avvolgeva la nostra pelle.
Dopo molto tempo rientrammo in porto, l’attracco avvenne con perfezione e sincronismo di movimenti dell’equipaggio.
Il comandante Luke si avvicinò e dopo averci salutato rimase immobile ad osservarci dicendo:
“Non dimenticate che ogni essere umano può, con il proprio comportamento, produrre discordie e dissidi, senza alcun motivo, ...rovinando però indirettamente anche se stesso.
Esisterà sempre più tristezza e diffidenza qualora la superbia prevalesse sulla tolleranza e l’indifferenza annullasse ogni sensibilità.
Se gli uomini, ...in armonia ed in equilibrio tra loro, riuscissero a cogliere, in ogni istante della propria vita, l’entusiasmo e l’emozione in ogni cosa, anche la più semplice, potrebbero davvero trovare e provare l’appagabile felicità e la profonda serenità vivendo senza rimorsi ed agitazioni interiori”.
Poi, prima di scendere lo ringraziammo cordialmente; la considerazione nei suoi confronti era tale che dopo aver attraversato la passerella e fatti alcuni passi mi voltai salutandolo con un cenno della mano.
Ci incamminammo verso la spiaggia attraversando il molo ed osservando le maestose imbarcazioni ormeggiate.
Claudia me ne indicò una in particolare dicendomi: “Anche quella lì è del comandante Luke”.
Guardai Claudia con stupore, domandandomi... come potesse conoscere ogni particolare di quel luogo, ma pensai che fosse solo frutto della natura indagatrice femminile e senza pormi altri dubbi le confidai: “Ho riscontrato nel comandante qualche affinità con mio padre. Entrambi parlano di rispetto reciproco tra gli uomini, di onestà nei rapporti e di sincerità nei sentimenti, al fine di poter vivere serenamente ed in armonia con se stessi e con gli altri. Ma ho l’impressione che... anche tra il comandante ed il tuo amico Johan ci sia qualche somiglianza”.
Mi rispose: “Non ti sbagli, ...Johan è il figlio del comandante Luke.
Sono due uomini eccezionali, rifuggono da ogni forma di falsità e ripudiano ogni tipo di sopruso.
Dedicano la loro vita ad infondere i valori nella società per una convivenza tra gli uomini più vera e più sincera, senza odio, invidia, inganni e prepotenze, nella speranza che possa radicarsi nel mondo una profonda sensibilità morale.
Sperano e credono che anche gli uomini meno inclini al pentimento possano redimersi se guidati, consigliati ed illuminati.
La loro natura racchiude principalmente quel puro desiderio di fornire un sostanziale contributo missionario per vivere serenamente alla luce del sole con un indescrivibile entusiasmo interiore; ...ma nonostante il loro prodigarsi ricevono esigue gratificazioni dalla società”.
La guardai e le dissi: “Pensa che mondo stupendo sarebbe se ogni uomo vivesse contribuendo ad accrescere il senso di onestà e di responsabilità in un alone di emozioni e di sentimenti”.
Quei discorsi avevano accompagnato il nostro tragitto e così dopo aver attraversato il porto arrivammo in spiaggia.
Mi distaccai dalle mie amiche per raggiungere mio padre; lo vidi in lontananza seduto su uno scoglio vicino alla riva del mare.
Per un momento ebbi la sensazione che stesse parlando con il comandante Luke, ma un istante dopo guardando più attentamente notai, soltanto, intorno a lui alcune ragazze che passeggiavano sulla spiaggia.
Quando mi avvicinai mi guardò e sorridendo disse: “Complimenti, ...per le amiche”.
Imbarazzato, abbassai gli occhi e risposi: “Non ci crederai... ma sono soltanto semplici amiche – ritornavamo dal molo dopo una uscita in barca a vela –.
Il comandante dell’imbarcazione si è mostrato particolarmente cordiale e disponibile, è un uomo dai radicati valori in cui traspare una indubbia sensibilità; spera davvero... che la società possa riscattarsi da qualsiasi azione che contrasti con il rispetto reciproco e la pura onestà ma soprattutto da ogni forma di speculazione e di arrivismo”.
Mi fissò negli occhi poi lanciò un sasso in acqua dicendomi: “Ed ha... ragione. Le maggiori crudeltà ed ingiustizie umane sono sempre derivate da fanatiche, ambiziose ed esasperate forme di arrivismo e di protagonismo.
La perversa natura di molti uomini, costituisce un ostacolo alla rinascita dei valori e dei sentimenti, in loro, il desiderio di conquista non permette una visione sincera, giusta ed onesta nei comportamenti, nelle relazioni e nelle regole.
Considerano soltanto ed esclusivamente se stessi ed i propri interessi; ogni loro amicizia e conoscenza è solo frutto di convenienze ed opportunità.
Ma così come disprezzano ed usano gli uomini così sono usati e disprezzati; ...sono in effetti considerati per quello che realmente sono, cioè niente.
Nella vita, molti uomini di potere nonostante il loro prestigio ricoprono un ruolo effimero ed evanescente, vivono con la paura di essere traditi, si difendono con il ricatto, la violenza ed i soprusi; negli affetti sono uomini tristemente soli, facilmente dimenticati e sostituiti senza rimpianti.
Gestiscono ed amministrano il bene pubblico come se appartenesse a loro, traendone i massimi benefici personali, ma al contempo, spesso, non considerano i reali problemi della società e non di rado ignorano quegli uomini che invocano la loro assistenza, ...umiliandoli nella loro personalità e nel loro ruolo, ...offendendo, così, la comune dignità umana.
Essenzialmente... anche loro di frequente non rispettano il precetto: “Non rubare”.
Troppo spesso si commette l’errore di confondere tale reato semplicemente con l’atto o il gesto fisico nel commettere un furto – sono invece proprio gli arrivisti e gli speculatori che rubano più di ogni altro –.
Costoro non si limitano a rubare in senso stretto e materiale, ma rubano soprattutto gli affetti, i sentimenti, la serenità, le gioie, incrudendo l’animo degli uomini, annullando l’emozioni e rubando persino i ricordi.
Sono proprio loro che promuovono nel mondo quella instabilità e diffidenza tra gli uomini che spesso degenera in odio; ...sviliscono ogni principio di democrazia e violentano l’umanità adottando, con malizia e senza scrupoli, qualsiasi sistema per ottenere ciò che desiderano.
Pur di attuare il loro balordo arrivismo sociale ed economico convivono in continua contraddizione con le loro esternazioni; promuovono l’istigazione, sono contorti nei ragionamenti e agiscono con intrighi e raggiri mostrando con falsità nobili ideali.
Prova ad immaginare – aggiunse –, se simili uomini possano per caso non dire false testimonianze! La loro vita è pervasa dalla menzogna, le loro relazioni sono false, spacciano per vere frasi che sono in antitesi con i loro pensieri.
Spesso i potenti e coloro che detengono il potere ne sono un esempio possedendo tale oscura natura, in loro difficilmente è possibile intravedere la sincerità – si contraddicono di continuo e si giustificano con dubbie mezze verità –.
Eppure anche in loro esiste il desiderio di un mondo più leale, ma solo per loro convenienza, ...l’onestà è qualcosa che non li riguarda, ...ma la pretendono dagli altri.
Il loro comportamento genera un continuo propagarsi di mal costume generale poiché instaura, inconsciamente, negli uomini l’assurdo concetto che per sopravvivere sia necessario, ...oltre che cautelarsi, proteggersi e reagire, anche... assomigliare sempre più a coloro che pregiudicano la società per il loro egoismo e per i loro interessi.
Ricordo le parole di un pensiero segnate in un manoscritto:
– Quanta falsità
nel mostrare
oneste sembianze
di un animo
apparentemente
sincero – .
– Conforto
in una virtù
nascosta e desiderata
ma troppo spesso:
dimenticata –.
La falsità negli uomini raggiunge il massimo degrado umano quando si mente negli affetti, nelle emozioni e nei sentimenti approfittando della sensibilità e della onestà altrui per far credere a delle spregevoli verità inventate.
L’uomo non ha ancora compreso che nell’eventualità non ricominci a riscoprire, soprattutto in se stesso, il piacere e il desiderio della sincerità e della verità, dovrà sempre più convincersi ed abituarsi a vivere da solo”.
Non aggiunse altro, si alzò e mi salutò con un forte abbraccio, poi si voltò e andò via.
Rimasi a fissare l’orizzonte ed a meditare su quelle parole – erano vere e giuste –.
In quel momento di riflessione mi domandai perplesso: “È possibile che il genere umano non abbia il desiderio di una vita serena? Purtroppo – pensai –, per riuscire a formare una società più umana ed autentica si dovrebbe accrescere e mostrare un’irriducibile coscienza e una irreprensibile determinazione che difficilmente l’uomo possiede in quanto, sempre più, le debolezze prendono il sopravvento sugli ideali.
Eppure per smorzare l’indignazione basterebbe isolare coloro che non sono degni di alcuna considerazione invece di esaltarne le capacità instaurando deplorevoli intese.
Non è accettabile che gli uomini debbano essere succubi delle prepotenze e degli inganni dei propri simili.
L’uomo dovrebbe riscattarsi da ogni fragilità per ritrovare, senza inibizioni, una propria inequivocabile dignità, sostenuto sia dall’orgoglio di credere in se stesso che dall’umiltà di sentirsi uguale agli altri, oltre ogni differenza sociale, senza avere la presunzione di supporre che possano esistere – persone nate per soffrire, persone da usare, persone sulle quali speculare –.
Nessuno ha mai ricevuto “mandato” che lo autorizzi a commettere soprusi, a disporre degli altri secondo i propri piaceri e a gestire le cose e la vita degli altri come se gli appartenessero.
E ciò perché ogni uomo – ricco o povero, bello o brutto, bianco o nero, sano o malato –, possiede lo stesso tipo di membra e l’analogo destino.
Tutti sono destinati a giungere, contro ogni volontà, all’identica fine – diventare polvere –; ed allora sarà vana ogni possibilità di riconoscere a quale corpo apparteneva, ...ma sarà possibile invece constatare che quella polvere è comunque uguale per tutti”.
Dopo essere rimasto assorto a riflettere mi guardai intorno e notai alcune ragazze distese sulla riva, ma stranamente, non provai particolare interesse e così dopo averle osservate con indifferenza mi incamminai lentamente per ritornare dalle quattro amiche.
Quando giunsi incontrai soltanto Federica, era distesa a prendere il sole. La salutai e le domandai se le altre ragazze fossero ritornate in albergo.
Mi rispose con debole voce abbassando gli occhi: “Si, ...Sara e Silvia... dovevano... partire”.
“Come...?”, esclamai con stupore “non è possibile! Questa mattina non mi hanno comunicato nulla”.
Mi rispose: “È accaduto tutto improvvisamente, Silvia ha ricevuto la comunicazione del padre che desiderava incontrarla e Sara ha preferito accompagnarla, ...ma non chiedermi se e quando ritorneranno”.
Replicai accorato: “Sono partite senza che potessi salutarle. Adesso non so proprio come rintracciarle; ...desideravo tanto poter esprimere i miei pensieri e le mie emozioni a Sara affinché potesse conoscere effettivamente i miei sentimenti”.
Federica mi guardò ed aggiunse: “Forse se facciamo in fretta potremmo incontrarle prima che lascino l’albergo; ...ma dobbiamo affrettarci”.
Raccogliemmo tutto molto velocemente, infilando alla rinfusa la roba nella sacca ed a passo levato ci incamminammo.
Verso la metà del tragitto Federica rallentò e mi prese la mano, poi si voltò verso di me guardandomi fisso e con gli occhi lucidi disse: “Perdonami!”
La guardai stupito ed esclamai: “...E ...per che cosa?”
Abbassò lo sguardo senza rispondermi.
Allora ripresi a chiederle: “Sono tante le cose che non riesco a comprendere, ma spiegami per quale motivo dovrei perdonarti”.
Arrossì come se mi nascondesse qualcosa, alzò gli occhi ed accennò un movimento delle labbra, quasi a volersi confidare, ...poi riabbassò lo sguardo.
Le afferrai con le mani le braccia e stringendola teneramente le chiesi con fervore: “Per favore, ...dimmi la verità”.
Lei portò la mano tra i capelli e guardandomi rispose: “Volevo ringraziarti per quel giorno a Bologna”, poi tacque e voltandosi continuò “adesso dobbiamo andare se desideri salutarle... Sapevo tutto... ma non potevo dirtelo, mi hanno chiesto di non dirti nulla; ...però se può farti piacere, Sara..., ieri sera, era particolarmente felice; mi ha confidato del suo amore per te ma soprattutto che avete chiarito ogni vostro dubbio. Ti ama in modo esagerato e forse la sua partenza deriva proprio dalla paura di perderti un’altra volta, in quanto, nonostante tutto, non riesce a trasmetterti completamente il suo profondo e vero sentimento”.
La guardai; ...mi sembrò sincera. Credevo alle sue parole, ma avevo la sensazione che ci fosse qualcosa altro che avrebbe dovuto raccontarmi e che aveva timore di confidarmi: qualcosa di molto più importante.
Le presi la mano ed incominciammo a correre; speravo di poter arrivare in tempo prima che Sara partisse.
Quando giungemmo entrammo nella hall, vicino alla porta incontrammo Claudia; riuscii a stento a pronunciare qualche parola che lei comunque comprese perfettamente.
Osservandomi mi disse: “Non ti preoccupare perché Sara mi ha detto che vi rincontrerete. Ma preferiva partire e restare sola un po’ di tempo per riflettere su tante cose, ma soprattutto per recuperare fiducia in se stessa, nella sua natura e nel suo carattere.
Desidera ancora che tu le possa dar fiducia, ma non vuol più sbagliare, perché se accadesse un’altra volta, potrebbe essere l’ultima.
Spesso bisogna riflettere attentamente per non commettere continuamente insensati errori; la natura umana è così contraddittoria che difficilmente riesce a cogliere gli aspetti piacevoli, ma in particolare non si intuisce che la vita è un insieme di momenti durante i quali ogni attimo può produrre entusiasmo se ad ogni pensiero segue... la giusta considerazione.
L’infelicità dell’uomo deriva spesso proprio da se stesso e dai suoi limiti, dal non fermarsi a riflettere e dal non accontentarsi, per poi pentirsi successivamente e restare delusi dalle scelte affrettate alle quali difficilmente si può porre rimedio.
In considerazione dell’armonia e del rispetto umano è fondamentale che sussista sempre nell’uomo il desiderio di crescere e progredire, purché si riesca ad essere appagati per quello che la vita offre; senza rinunciare allo sviluppo e all’evoluzione propria e del mondo, ma coniugando costantemente serenità ed impegno.
Ed è proprio per questi motivi, aggiunse, che Sara desiderava riflettere e meditare, per poter evitare ulteriori sbagli con te.
Ma ciò, non è tutto, ...esistono anche altri particolari che non mi è possibile confidarti”.
La guardai rattristato poi chiusi gli occhi e con un cenno della testa indicai di aver compreso.
Le salutai e andai in camera – il mio stato d’animo non era certamente dei migliori –, riflettendo mi domandai: “Esisterà mai un momento della vita nel quale alla felicità non segua... l’amarezza? È possibile che si debba vivere in un continuo alternarsi di piaceri e delusioni? Forse... sarà, sempre per la ragione, che dobbiamo essere sottoposti continuamente a delle prove? Oppure perché se non si provassero delusioni ed amarezze non si potrebbero apprezzare felicità e piaceri?”.
Entrai in camera, mi spogliai e mi immersi nella vasca, ma non restai molto tempo; mi asciugai e mi vestii in fretta.
Mi recai nella hall perplesso per quanto era avvenuto e domandai al portiere se avesse notizie di Sara e Silvia, mi rispose: “Hanno lasciato l’albergo nel pomeriggio e prima di uscire mi hanno consegnato questo biglietto per lei”.
Lo aprii e lo lessi attentamente, c’era scritto: “Quando ci rincontreremo sarà per sempre, Silvia”.
Avvertii un sensibile brivido sulla pelle, piegai il biglietto e lo infilai in tasca.
Restai perplesso su quanto avevo letto; un nodo alla gola accentuava la mia amarezza: – Non potevo credere che Sara fosse partita senza lasciarmi un messaggio – ; e poi... quella frase di Silvia – lei conosceva i miei sentimenti per Sara –.
Pensai: “Non è possibile che voglia tradire la sua amica, ma... perché scrivere proprio quelle parole?”.
Andai al bar ed ordinai un caffè, ...dopo poco uscii e mi recai in giardino. Mi accomodai in poltrona restando in silenzio ad ascoltare la musica di sottofondo che proveniva da lontano, poi presi il biglietto lo rilessi con attenzione e socchiusi gli occhi.
Dopo poco mi sentii chiamare – era Claudia –, nascosi il biglietto stringendolo nella mano ed alzandomi con disinvoltura lo infilai in tasca.
Si avvicinò e mi disse: “Scusami se ti disturbo, forse desideri restare da solo, ma volevo chiederti se questa sera resti con me e Federica anche dopo cena. Vorremmo fare una passeggiata sul promontorio dell’isola; da un costone si domina tutta la spiaggia ed è possibile ammirare tutta la costa”. Rimasi qualche attimo a riflettere e poi le risposi: “Penso che sia un’ottima soluzione... per distrarmi”.
Prima di allontanarsi mi consegnò un foglio piegato, dicendomi: “...È per te, ...da parte di Sara”. Poi prima di andar via, aggiunse: “Ci vediamo tra non molto, ...per la cena”.
Restai da solo, aprii velocemente il foglio leggendo quanto Sara aveva scritto:
– Vorrei non amarti per un momento,
vorrei non sentirti così vicino ai miei pensieri,
vorrei che ogni istante fosse sempre il primo
e voglio viverlo,
sognando che non finisca mai –.
P.S.: “Quando ci rincontreremo capirai tutto e sarà impossibile separarci un’altra volta.
Ti amo, Sara”.
Ripiegai con cura il biglietto, quelle parole mi avevano ridato l’energia e l’entusiasmo sufficiente per proseguire la mia vacanza con serenità ed allegria, ma riflettevo e pensavo che cosa Sara m’avrebbe confidato quando ci saremmo incontrati che dovevo comprendere e che ancora non conoscevo. Non trascorse molto tempo che Claudia e Federica mi raggiunsero nel patio del giardino. Erano allegre e camminavano con passo levato; ...indossavano dei pantaloni ed una maglia a mezze maniche, mi salutarono dicendo:
“Sarà bene andare a cenare per non fare troppo tardi”.
Subito dopo aver terminato ci incamminammo per il promontorio – la serata era rischiarata da una grande luna piena ed il sentiero si addentrava all’interno di una fitta vegetazione –. Illuminavamo il percorso con delle lampade ad olio e non impiegammo molto per raggiungere la zona panoramica.
Le ragazze proseguivano con disinvoltura, sembravano sicure e tranquille e il buio non incuteva loro alcuna incertezza.
Ad un tratto ci fermammo vedendo davanti a noi un capanno che sembrava abbandonato.
All’interno si scorgeva una luce, lentamente ci avvicinammo facendo sentire la nostra voce.
La porta si aprì ed uscì un vecchio dagli abiti consumati che ci domandò chi fossimo con voce rauca e tranquilla.
Gli si avvicinò Claudia salutandolo ed esponendo i motivi della nostra presenza in quel luogo.
Il vecchio, mostrandoci il tragitto, ci accompagnò sul costone dal quale si scorgeva tutto il litorale.
Era leggermente zoppicante, procedeva adagio appoggiandosi ad un bastone e camminando ricurvo – era l’immagine della semplicità, in lui si intravedeva la sensibilità di un uomo provato, ma sereno –.
Durante il percorso ci confidò: “Il mio nome è Marc e sono molti anni che vivo in questo posto; quando per la prima volta ci sono giunto decisi di restarci per isolarmi e sfuggire alle frustrazioni e alle insidie umane. La mia... non fu una scelta facile, ...abbandonare tutto non fu semplice.
Sino a quel giorno avevo vissuto dedicando ogni momento nel prodigarmi per quanti avessero bisogno e annullando persino me stesso con il desiderio, soprattutto, di trasmettere serenità a coloro che ripudiavano gli abusi, le falsità, i soprusi e le ingiustizie.
Inizialmente non ho giustificato il mio gesto abbandonando quanti chiedevano il mio sostegno e pensai così che donar loro tutto ciò che possedevo poteva renderli felici.
Il patrimonio che ho lasciato era ingente e credetti che potessero farlo fruttare accrescendone il valore; invece... sono stati lentamente sopraffatti dagli speculatori lasciandosi ingannare da false promesse.
Adesso non so quanto di tutto ciò sia rimasto, ...ma desidererei ancora poter sostenere quanti si trovano in difficoltà.
Non potete immaginare quale apporto nell’ambito sociale poteva fornire la fondazione che avevo istituito: era una fondazione con un valore così elevato che gli uomini a cui l’avevo affidata se l’avessero gestita senza debolezze avrebbero potuto contribuire a risolvere e risanare tanti problemi.
Ma raccontatemi – aggiunse –, gli uomini continuano a mostrare un atteggiamento falso ed egoista? Oppure i sentimenti ed i valori rappresentano ancora qualcosa di importante?”
Gli risposi: “Il mondo lentamente si sta spegnendo, si incontrano sempre meno uomini che vivono nella vera lealtà e serenità rispettando il prossimo e mostrando un animo sincero nel comprendere le difficoltà degli altri.
Ormai i tradimenti e le speculazioni non suscitano alcun scalpore, oggi tutto si commisura in termini materiali comprando anche i sentimenti e le emozioni, ...il vil denaro ha un ruolo sempre più rilevante ed ha sostituito ogni tipo di valore. La stima e la considerazione tra gli uomini è quantificata in base alle apparenze esteriori ed al patrimonio di ognuno; purtroppo i disonesti con ingenti patrimoni sono rispettati al pari o forse più delle persone oneste.
E determinati valori, che tanti ragazzi ormai non considerano affatto, sono troppo spesso anche ignorati sia da taluni uomini che detengono il potere che da falsi credenti religiosi.
Sicuramente proprio i ragazzi dovrebbero ricevere maggior aiuto e sostegno nel tentativo che possano recuperare la fiducia in se stessi ed accrescere una inesorabile forza interiore per reagire con saggezza ad ogni delusione. Soprattutto... persuaderli da ogni forma di ribellione ispirandoli ad un senso di riconoscenza e inculcando loro la capacità... nel saper apprezzare... per evitare che possano perseverare nel mostrarsi perennemente scontenti, insoddisfatti e mai appagati per quanto possiedono e ricevono.
Ottenere facilmente ciò che pretendono li abitua di conseguenza, ormai, a crescere demotivati trascinandosi in una noiosa apatia che compromette il loro futuro e quello della società.
È fondamentale non accontentarli eccessivamente come anche non ignorarli, ma... consigliarli – la loro unica colpa consiste, forse, ...nel non riuscire a porsi e realizzare dei validi obiettivi a causa della diffusa inclinazione sociale nel possedere un’indole superficiale e distratta –.
Il loro comportamento deriva principalmente dal non detenere alcun stabile riferimento concreto, dal non ricevere il giusto insegnamento per crescere responsabilmente e dal ritrovarsi troppo spesso abbandonati a se stessi.
Ormai..., purtroppo, tanti genitori, privilegiando alcuni aspetti materiali e marginali della vita, dimenticano che il ruolo della famiglia consiste essenzialmente nel comunicare e nel dialogare con i propri figli... per infondere una appropriata e sensibile educazione e per trasmettere valori e ideali... necessari per una autentica formazione morale.
La qualità principale che un genitore dovrebbe possedere è la capacità nell’insegnare al proprio figlio a diventare a sua volta... educatore.
Se non si trasmettono gli entusiasmi, gli affetti, i sentimenti, l’emozioni e i reali valori umani non è possibile stimolare un ragazzo a credere nel giusto e nel rispetto della vita, con la conseguenza che si sviluppi, sempre più, una società non solo volubile ed indifferente ma anche violenta, ribelle e senza scrupoli... innescando così un irreversibile processo di degrado.
Affinché non si degeneri dovrebbe riscoprirsi oltre al comune senso dell’equilibrio e dell’equità anche una naturale concreta disponibilità e tolleranza tra gli uomini per indurli ad una ferma e personale integerrima coerenza.
Ogni uomo, altrimenti, si ritroverà relegato a vivere da solo, nel desiderio di perseguire i propri deplorevoli scopi ed intrighi con il ricorrente ed insignificante pensiero di sopraffare gli altri, vanificando ogni evoluzione umana per svilirla in una involuzione senza senso e senza alcuna alternativa di recupero.
La sola speranza proviene da coloro che possedendo ancora energia e credendo in un mondo semplice e sincero desiderano realmente vivere in armonia con ogni uomo risvegliando nella società una cosciente riflessione morale”.
Il vecchio mi guardò ed esclamò: “Se quello che racconti corrisponde a verità, nonostante sia felice di vivere in questo luogo, mi rattrista il pensiero di essere andato via e non aver potuto... proseguire nel mio intento”.
Quando giungemmo sulla punta del costone la luna era alta ed illuminava come un faro tutta la costa; era possibile osservare la spiaggia in ogni direzione restando incantati nell’osservare l’immenso raggio di luce della luna che si rifletteva sull’acqua e rischiarava l’anello di sabbia che circondava l’isola: – sottile lembo di separazione tra il mare e la vegetazione –.
Da quel punto appariva tutto ridimensionato e raccolto – le luci dei casolari, il porticciolo illuminato dalle grandi imbarcazioni e le strade illuminate sembravano tante lucciole sparse –. Dall’alto non si udiva alcun rumore; l’unico suono era il lieve fruscio del vento che agitava le fronde degli alberi.
Il vecchio Marc si avvicinò alzando il braccio per indicarmi quanto era possibile guardare e mi disse: “Forse adesso, dopo aver osservato tutto ciò, puoi comprendere il perché... vivo qui, isolato e lontano da ogni cosa; anch’io... ero deluso ed insoddisfatto dall’arido e non di rado insensibile comportamento umano”.
Guardandolo gli risposi: “La maggior delusione che provo negli uomini è nel constatare... che non sono quello che dicono di essere o che vogliono far credere di essere.
Vivono nelle loro contraddizioni con tutti i loro limiti, in una assurda, incomprensibile ed incongruente infelicità interiore”.
Il vecchio Marc, mi fissò ed aggiunse: “Hai proprio ragione! Sino a quando l’uomo continuerà a denigrare, criticare e giudicare gli altri senza mai mettere in discussione se stesso, non potrà trovare alcuna serenità; sarà sempre insoddisfatto di ogni cosa che possiede vivendo nella continua ricerca di qualcosa che possa appagarlo. Il continuo ricercare e pellegrinare potrà fornire forse una valida motivazione per dare un senso alla vita, solo se ogni azione sarà supportata dall’altruismo e dal rispetto, altrimenti ogni effimera conquista accrescerà soltanto la propria infelicità sino all’ultimo giorno quando, obbligati a lasciar tutto, ci si accorgerà di aver vanificato la propria vita”.
Lo guardai con entusiasmo, poi presi dalla tasca il pacchetto di sigarette e gliene offrii.
Restammo in piedi ed in silenzio ad ammirare il panorama, poi quando terminò di fumare, fissando il mare in lontananza, il vecchio Marc disse:
In queste notturne tranquillità,
inebriato da vellutate melodie
inneggianti un passato
pregno
di infiniti ricordi,
immagino un futuro
colmo di:
sinceri entusiasmi,
serene comprensioni,
intense emozioni
... preludio ad un’altra vita
generata e desiderata –.
Poi prese per mano le ragazze ed aggiunse: “Sono molto stanco e preferirei andare a riposare”.
Così dopo aver osservato per l’ultima volta tutta la costa, ci avviammo per ritornare.
Durante il tragitto il vecchio Marc si fermò e ci disse: “Devo chiedervi di farmi una promessa, desidererei che non raccontaste a nessuno del mio incontro; ...molti desiderano che ritorni da loro per risollevare il destino della fondazione, ma è bene che gli uomini a cui l’ho affidata riescano con le proprie capacità a far crescere il suo prestigio ed il suo valore”.
Eravamo ormai giunti nei pressi del capanno e senza aggiungere altro ci guardò fissi e salutandoci ci indicò la direzione del ritorno.
Prima di rientrare in albergo Federica che era restata in silenzio per tutto il tempo, disse:
“Pensavo che fosse una leggenda, avevo già sentito parlare di un uomo che aveva donato tutto ciò che possedeva..., senza far sapere più nulla di lui”.
Piegai verso il basso la testa ed aggiunsi: “Per istituire una fondazione con le finalità di aiutare e sostenere quanti avessero bisogno doveva essere un uomo davvero molto ricco ed influente oltre che particolarmente colto: ...parla anche perfettamente la nostra lingua”.
Ci fermammo nella hall per salutarci. Federica mi baciò sulla guancia e disse: “Domani desidererei fare una immersione in mare. Se i fondali sono come il panorama che ho visto questa sera, saranno sicuramente splendidi”.
Le risposi: “Ottima proposta... anch’io volevo vederli prima di partire”.
Le due amiche mi salutarono e si allontanarono.
Rimasi solo e prima di recarmi in camera mi fermai al bar per bere qualcosa; presi dalla tasca i messaggi di Silvia e di Sara e sorseggiando un brandy li rilessi attentamente.
Il mattino successivo mi svegliai molto presto; dopo una breve doccia mi vestii ed uscii per andare in sala da pranzo.
Incontrai nella hall Federica che mi attendeva per far colazione, la salutai ed attendemmo Claudia, che ci raggiunse qualche istante dopo.
La osservai attentamente mentre si avvicinava: indossava un vestito particolarmente aderente, il suo sguardo e il suo elegante modo di camminare suscitarono in me un tale senso di piacere che rimasi in silenzio senza pronunciar parola per qualche attimo, trattenendo il respiro, come incantato.
Terminammo in fretta di far colazione ed andammo in spiaggia, dove raggiungemmo un ragazzo col viso scarno e la carnagione scura che ci aspettava nei pressi della riva.
Dopo averlo salutato ci consegnò l’attrezzatura per immergerci indicandoci il tratto di costa con i fondali più suggestivi da osservare, poi si allontanò e si distese sotto una palma poco distante.
Partimmo dalla riva e percorremmo dapprima un lungo tratto dal basso fondale sabbioso, poi l’altezza dell’acqua diventò sempre più profonda sino a raggiungere delle formazioni coralline di varie colorazioni.
La luce che filtrava evidenziava le tonalità di quei banchi calcarei che sfumavano dal rosa all’azzurro.
La flora marina era singolare, con piante somiglianti a sculture che si mimetizzavano alle rocce; ma ancor più sorprendente era la fauna – una miriade di pesci dalle forme insolite e dai colori più strani si univano al nostro percorso avvicinandosi e mostrandosi in tutta la loro vanità –.
Era possibile osservare all’interno delle tane a caverna dei predatori che, con rapidi movimenti, riuscivano facilmente a catturare le loro prede dai branchi di passaggio; restammo a lungo ad osservare quei magnifici esemplari senza avvicinarci troppo.
Continuando ad ammirare quei suggestivi e splendidi fondali esplorammo numerose grotte ed insenature; ogni elemento possedeva un fascino particolare, ma tutto l’insieme emozionava e suscitava una tale sensazione di entusiasmo da non consentire un attimo di sosta nel guardare in ogni direzione.
Osservammo persino un’enorme manta bianca che si muoveva lentamente con un’eleganza tale da aver voglia di sdraiarsi sopra e lasciarsi trasportare.
Non ricordo con esattezza quanto tempo restammo in acqua, ma pur sempre troppo poco per poter apprezzare in ogni particolare quanto si presentava ai nostri occhi.
Soltanto la stanchezza ci fece desistere, convincendoci che era giunto il momento di dover ritornare a riva.
Arrivammo sulla spiaggia stremati ma con un tale entusiasmo che ci saremmo rituffati per continuare l’escursione.
Avvertivo soltanto il desiderio di dissetarmi.
Claudia riuscì a procurarsi delle noci di cocco da un ragazzo dell’isola; le aprimmo rompendole su uno scoglio e dopo aver bevuto il succo le mangiammo rimanendo sdraiati sulla riva, in un tratto di spiaggia isolato. Claudia e Federica rimasero distese a raccontarsi tutto ciò che avevano provato nel vedere quella natura incontaminata.
In effetti l’emozione vissuta nell’esplorare quei fondali era unica nel suo genere e risultava persino difficile riuscire a descriverla. Restai per qualche momento a guardare Claudia, il suo attraente corpo ed il suo amabile carattere risvegliavano in me i più accesi entusiasmi.
Rimasi sorpreso da quell’improvviso fervore poiché quell’insolita sensazione era la stessa che mi suscitava Sara ed il ricordo di lei anche in quei momenti di sua assenza.
Ma riuscii a controllare ogni emozione poiché avvertivo che non era giusto confondere il trasporto per Claudia con l’amore per Sara, il desiderio per lei era così intenso che era impossibile dimenticarla anche per un solo istante e il mio unico pensiero ricorrente consisteva ormai nella sola speranza di rincontrarla.
Al termine di quella breve pausa di riflessione mi accorsi che non mi restava molto tempo per raggiungere mio padre, così le salutai dopo aver dato loro appuntamento in albergo.
Quando giunsi lo trovai che passeggiava sulla riva – mi avvicinai, lo salutai abbracciandolo e restandogli accanto lo accompagnai nel suo cammino –.
Poi accesi una sigaretta, lo guardai e gli dissi: “Non vorrei sbagliarmi ma oggi sei più allegro del solito”.
Lui mi sorrise e rispose: “Ma, ...diciamo che sono... particolarmente felice, ...il mio desiderio si è realizzato. Sai... non sempre si può ottenere ciò che si desidera, ...ma oggi è accaduto”.
Lo guardai perplesso non riuscendo ad immaginare a quale evento volesse alludere; lui accorgendosi della mia espressione aggiunse: “Non trascorrerà molto tempo, ...quando te lo dirò... capirai”.
Poi cambiando timbro di voce continuò a dire: “Tra le varie contraddizioni umane esiste l’inconsapevole pretesa di desiderare assolutamente qualcosa ed a volte ogni cosa, a volte senza limiti: – la colpa più grave deriva dal voler trasformare i desideri in realtà adottando qualsiasi mezzo e metodo –.
Indurre un uomo a non desiderare la donna e la cosa di altri, racchiude la finalità di evitare che si possa trascendere confondendo il desiderare dall’ottenere e desistere dall’andare oltre ogni ambizione affinché non si sconfini in un ambito di slealtà e di egoismo smisurato.
Atti illeciti ed ingiusti quali: – rubare, uccidere, dire false testimonianza, commettere atti impuri sono quasi sempre diretta conseguenza di agognati desideri –.
Perseguire e non rinunciare al desiderio per qualcosa o per qualcuno, qualora risultasse difficilmente realizzabile, potrebbe esasperare e compromettere il delicato equilibrio nei rapporti umani con conseguenze sostanzialmente infelici e deplorevoli.
Il perverso desiderio di supremazia è insito in coloro che possiedono forme maniacali nel raggiungere nuovi traguardi con avido arrivismo arrogante a scapito, troppo spesso, di uomini che mirano ad un’esistenza semplice e serena. Accade che proprio i potenti nel mondo, per paura di essere sopraffatti e per tutelare i propri interessi, invece di garantire gli equilibri e la giustizia, mirano a soffocare le iniziative di coloro che credendo negli ideali desiderano progredire operando onestamente.
Solo gli uomini senza idee e di limitate capacità ambiscono a prevalere per raggiungere un’elevata posizione sociale screditando le iniziative altrui e ignorando invece che il vero successo scaturisce anche dalle rinunce e dalle errate decisioni altrui, conseguito principalmente con impegno, costanza, tenacia ed orgoglio, ...senza produrre alcun nocumento.
Quanti per accrescere il proprio prestigio speculano a danno dei miti e degli onesti con azioni perfide, violente e ricattatorie, possiedono oltre ad una natura sleale ed immorale anche un animo vile e meschino, in quanto – raramente agiscono contro uomini della loro stessa natura, temendo la loro reazione –.
Desiderare fermamente le donne e le cose d’altri è consequenziale dell’assurda indifferenza umana dettata dal non voler comprendere che è possibile ottenere... ma solo se è consentito, senza eludere alcun criterio di rispetto.
E così resta solo la speranza di riuscire a frenare l’incontenibile e a volte incontrollabile natura umana per evitare che si possano attuare metodi illeciti ed ingiusti pur di trasformare ogni desiderio in realtà.
Gli uomini hanno il diritto di sognare e di desiderare, ma troppo spesso sconfinano oltre ogni limite confondendo il desiderare con il pretendere, trasformando gli abusi in violenze fisiche, morali e psicologiche; il desiderio diviene grave colpa ogni qualvolta lo si persegue non rispettando il prossimo.
Non si può colpevolizzare l’uomo se “desidera soltanto”, ma lo si deve condannare ogni qualvolta “si ostina” in modo fermo e deciso a voler materializzare quel desiderio agendo senza scrupoli ed operando esclusivamente per propri interessi”.
Poi, alzò la testa, si voltò verso me e continuò: “Non puoi immaginare quanti uomini commettono gravi colpe e mostrano una falsa onestà, apparendo con una immagine sincera e leale; non sanno che, in seguito quando lasceranno tutto, l’umana parvenza non servirà e conosceranno la rivalsa di coloro che in vita hanno dovuto inevitabilmente subire e patire.
Che continuino pure imperterriti ad operare in modo ingiusto sfruttando e disprezzando i poveri, i deboli e i miti. Quando anche la loro esistenza giungerà al termine, il giudizio non potrà essere clemente, ogni loro effimera conquista ed ogni loro potere non serviranno a cambiare la loro sorte; nella vita successiva non esiste alcuna corruzione, differenza sociale e arrivismo, ...ma solo l’uguaglianza tra gli uomini.
Il messaggio che vorrei trasmetterti consiste proprio nel seguire la principale regola che l’uomo abbia mai ricevuto – rispetta il prossimo tuo come te stesso – e vedrai che osserverai implicitamente ogni comandamento. Qualsiasi altra legge, giusta o ingiusta, voluta e disposta dall’uomo sarà inutile ed evanescente se l’uomo non comprenderà che rispettare il prossimo significa principalmente – rispetto per se stesso –, come conseguenza diretta del – rispetto reciproco – da parte degli altri”.
Dopo aver terminato mi guardò ed aggiunse: “Domani dovremo salutarci, ...è il tuo ultimo giorno qui”.
Lo guardai e risposi: “E... sì, ...la vacanza è terminata. Non puoi immaginare quante emozioni ho vissuto; sono giunto in questo luogo per caso, ...attratto dalla bellezza di una ragazza e mi ritrovo al termine, ...profondamente coinvolto dall’amore per una altra”.
Poi lo guardai, lo abbracciai e gli dissi:
“Domani desidererei restare più tempo con te e se fosse possibile trascorrere insieme anche tutto il giorno”.
Mi guardò e disse sorridendo: “Tutto il tempo che desideri” ed abbracciandomi si allontanò.
Quando giunsi nei pressi dell’albergo vidi Claudia e Federica sedute in giardino; indossavano degli eleganti abiti da sera e Claudia era particolarmente attraente, si avvicinò e mi disse: “Preparati in fretta, siamo invitati a cena dal comandante Luke, sarà con noi anche suo figlio Johan, l’uomo che hai conosciuto l’altra sera in piscina”.
Guardai Federica ed esclamai: “Ad essere sincero desideravo ritornare sul promontorio e incontrare il vecchio Marc, ma gradisco volentieri e con piacere l’invito del comandante e di suo figlio”.
Claudia aggiunse: “E poi... insieme a loro c’è anche il figlio adottivo di Johan, un bimbo eccezionale – il piccolo Mateo, anche lui frutto dell’amara realtà e di una società poco sensibile, pronta a colpevolizzare, soffocare e danneggiare il giusto tollerando le incongruenze e le ingiustizie –.
Mi domando a volte se sia mai possibile condannare, esclusivamente, l’interruzione della maternità ed invece accettare passivamente che troppo spesso vengano generate nuove creature senza amore e senza convinzione, per poi essere ignorate ed abbandonate, compromettendo la loro vita con un infelice e desolato destino.
Così come, risulta incongruente condividere tacitamente la convivenza tra le coppie e penalizzare, al contrario, coloro che traditi e ripudiati si ritrovano senza volerlo ad affrontare una separazione costretti a sciogliere il sacro ed indissolubile vincolo coniugale, umiliando la propria dignità cristiana ed umana”.
Condividevo pienamente quanto avevo ascoltato ed espressi il mio parere dicendo: “L’aborto come il divorzio purtroppo sono usati impropriamente, in genere secondo finalità di comodo e di pura convenienza, solo in limitati casi per necessità.
Sono state sconvolte nel tempo le coscienze riducendo ad un ruolo marginale l’importanza dei valori umani e dei giusti principi.
L’uomo, con le proprie azioni, dimostra di possedere sempre meno coerenza nelle proprie scelte e limitata sensibilità nei problemi, trasportando la società in una deplorevole condizione... di superficialità e d’indifferenza... fondata principalmente su smodati piaceri ed interessi”.
E continuai dicendo: “Mi domando a volte, ...se tale incuria ed abbandono dovessero accrescersi, quali insegnamenti gli uomini trasmetteranno ai propri figli? Ma... soprattutto, ...senza una concreta e profonda educazione radicata sui sentimenti e sui valori, quali soddisfazioni e gratificazioni potranno mai pensare di ricevere da loro? L’esiguo senso di responsabilità e di riconoscenza che ormai manifestano può forse considerarsi una lenta conseguenza scaturita dall’errato esempio dei genitori e dal loro eccessivo permissivismo?. E ciò... potrà... nel tempo affievolire l’innato entusiasmo e l’intenso desiderio di generare figli?”.
Poi, accorgendomi che tardavo nel trattenermi, terminai di parlare, sorridendo le salutai con cenno della mano e mi allontanai in fretta per andare in camera.
Dopo una breve doccia indossai lo smoking e ritornai in giardino. Federica mi osservò in ogni particolare senza commentare e poi disse a Claudia: “È preferibile chiamare un taxi per non arrivare in ritardo”.
Quando arrivammo al molo compresi che la cena con il comandante si sarebbe tenuta sul suo yacht: – era infatti possibile in lontananza ammirare quel panfilo completamente illuminato –.
Alcuni marinai ci aiutarono a salire. L’interno era completamente realizzato con materiali pregiati, non avevo mai osservato uno yacht così rifinito in ogni suo particolare – poltrone in pelle trapuntata, quadri, arazzi e specchi, pareti con fregi, lampade a muro in ottone, tappeti sparsi sul pavimento di marmo bianco, candelabri e lampadari in cristallo, soprammobili in argento, avorio, corallo ed oro su mobili antichi.
Nonostante fosse tutto estremamente lussuoso non mi sentivo a disagio, l’ambiente era accogliente ed il personale di bordo si mostrava particolarmente gentile e disponibile.
Dopo poco ci raggiunse il comandante Luke, era allegro e camminava accompagnato da un bellissimo bambino – era lo stesso bimbo che avevo visto in compagnia di Silvia nella pineta –, ci guardò e disse con aspetto fiero: “Vi presento Mateo”.
Claudia e Federica lentamente gli si avvicinarono e lo abbracciarono, poi con dolcezza lo baciarono e lo accarezzarono.
Il suo sguardo era sensibilmente dolce, nei suoi occhi si leggeva una profonda bontà d’animo, mi sorrise e si avvicinò per darmi un bacio sulle guance, quel gesto suscitò in me una tale emozione che lo sollevai teneramente stringendolo tra le braccia.
Poi il comandante con tono calmo e gentile chiese al bimbo di andare a chiamare il padre; dopo essere rimasti da soli, il comandante proseguì dicendo: “È veramente un bambino di una stupefacente sensibilità, riesce a rallegrare ogni momento della mia giornata, è semplicemente adorabile.
Purtroppo è anche lui vittima di un crudele egoismo a cui sono destinati tanti bimbi nati senza essere desiderati per poi essere abbandonati; è proprio vero che spesso l’uomo si dimostra insensibile e crudele, ma è davvero disumano disprezzare i propri figli, anche nell’ipotesi in cui fossero creature generate per caso.
I figli dovrebbero rappresentare un importante anello di congiunzione dell’amore tra due esseri umani e dovrebbero costituire un fondamentale elemento di unione per un legame indissolubile generato dai veri ed intensi sentimenti.
Troppo spesso, purtroppo, i figli sono generati per puro egoismo, senza amore e senza alcuna emozione.
L’indifferenza nel... generare una nuova creatura si riflette nell’impegno e nella capacità a saper amare, comprendere, educare i propri figli, influendo sulla loro psiche, sui loro stati d’animo e sui loro equilibri esistenziali; con la possibile conseguenza di poter rappresentare proprio negli affetti un problema per gli stessi genitori.
Sino a quando l’uomo non amerà, non potrà ricevere amore; ma tanti, purtroppo, sono coloro che pretendono comprensione ed amore senza amare, ...offendendo la dignità umana e coinvolgendo il mondo in un assurdo stato di egoismo e disgregazione”.
Quando il comandante terminò, l’imbarcazione aveva ormai preso il largo.
Uscimmo sul ponte ad ammirare il porto e la costa; osservare il litorale notturno dal mare era suggestivo quanto il mirabile effetto provato la sera precedente dal promontorio.
Non trascorse molto tempo che Johan con il piccolo Mateo ci raggiunsero sul ponte salutandoci e comunicando che era possibile accomodarsi in sala per la cena.
Il servizio era eccellente e oltre al perfetto stile dei camerieri risaltavano le finissime porcellane e gli accessori in cristallo e in argento disposti sulla pregiata tovaglia di lino.
Durante la cena rivolgendomi timidamente al comandante gli domandai: “Ho conosciuto un uomo che ha rinunciato ad ogni suo avere pur di vivere serenamente.
Anche lei sarebbe disposto a cedere quanto possiede in cambio di una vita serena?, Ma rinunciando a tutto è possibile vivere... senza preoccupazioni?”
Mi rispose: “Vivrei serenamente anche se non possedessi nulla; la felicità non la si può ricercare nei beni materiali ma è... dentro ognuno di noi. Bisogna solo coglierla in ogni istante e in qualsiasi evento della vita.
Ormai oltre a donare tutto ho donato anche me stesso prodigandomi in ogni senso per gli altri; ma attualmente, considerando quante poche gratificazioni ho ricevuto, sono disposto a donare solo a chi merita”.
Dopo quelle parole la cena proseguì tranquilla sino al termine, la maggior parte del tempo fu dedicata al piccolo Mateo che con i suoi sguardi ed i suoi sorrisi riuscì ad allietare la piacevole serata.
Prima di andar via il comandante mi consegnò una scatola di pregiati sigari ed una rara bottiglia di champagne dicendomi: “Desidererei che la consegnasse a quell’uomo che ha conosciuto; l’uomo che ha donato ogni cosa. Credo di sapere chi sia, ...dica al vecchio Marc che è un pensiero del comandante”.
Non aggiunse altro, ormai lo yacht lentamente era rientrato in porto; restammo ad osservare le operazioni di attracco al molo e dopo aver affettuosamente salutato tutti scendemmo dall’imbarcazione.
Sulla banchina un taxi ci attendeva per riaccompagnarci in albergo.
Quando giungemmo Claudia e Federica mi salutarono ed andarono a riposare dandomi appuntamento per il giorno successivo.
Restai da solo nel patio del giardino con la scatola di sigari e la bottiglia di champagne; nonostante l’orario decisi ugualmente di andar a far visita al vecchio Marc.
Mi procurai una lampada e mi avviai verso il promontorio. Ormai conoscevo a memoria la strada ed in poco tempo raggiunsi il capanno.
Chiamai più volte, ma il vecchio Marc non rispose; decisi allora di proseguire verso il costone. Lo trovai seduto ad osservare il mare, mi sedetti accanto a lui e poi gli consegnai la scatola e la bottiglia, dicendogli: “È un pensiero del comandante Luke. Gli ho raccontato di te, ma non ho pronunciato il tuo nome”.
Si voltò e mi disse: “Non preoccuparti, Luke è un mio amico, un vero amico. Siamo molto simili, possediamo entrambi una rara sensibilità d’animo.
La differenza tra noi è lieve – lui forse è più realista –.
Non puoi immaginare quanto ci siamo prodigati per accrescere il desiderio dei sentimenti ed il rispetto per i valori, oltre a sostenere nei momenti difficili quanti soffrivano... senza ricevere alcun conforto.
Poiché, purtroppo, l’uomo dimentica troppo facilmente l’aiuto ricevuto e spesso volge le spalle senza alcuna riconoscenza proprio all’amico che l’ha sostenuto.
Sembra quasi che nasca in alcuni un senso di rivalsa e di fastidio verso quanti si sono, proprio per loro, in precedenza prodigati.
In alcuni ingrati si sviluppa una reazione anomala, assurda, vile e perversa che sfocia nel colpire a tradimento ed in modo ignobile proprio colui che si è adoperato a fin di bene.
Ciò scaturisce sia per un senso di inferiorità, nel non dover sempre essere riconoscenti a qualcuno, sia per eliminare e screditare chi può rappresentare un possibile testimone scomodo.
Non è facile conoscere il labirinto buio della mente umana, che è contorta e complessa, oltre ad essere anche molto fragile e volubile.
L’uomo vive da infelice perché continuamente si crea e si pone problemi che a volte risultano essere banali ed inesistenti.
Ciò lo possiamo constatare ogni qualvolta affrontiamo problemi più rilevanti e sostanziali trascurando di conseguenza i problemi minori, a conferma di quanto quest’ultimi siano effettivamente effimeri e frutto delle nostre insoddisfazioni.
Sino a quando gli uomini non sapranno accontentarsi non saranno mai appagati e sereni proprio per la continua ricerca di qualcosa che comunque non li soddisferà mai.
Ogni problema, comunque, diviene superfluo quando si prova egoisticamente la tristezza per la scomparsa di un caro estinto; inconsapevoli però che un uomo passando ad altra vita se raggiunge la serenità, è proprio perché, forse, non produrrà e non proverà altre delusioni e sofferenze”.
Poi dopo essere rimasti ancora per qualche momento ad osservare la luna ci incamminammo in silenzio.
Quando giungemmo al capanno mi ringraziò per i sigari e lo champagne, dicendomi: “Li conserverò... per te”.
Lo guardai, non comprendendo le sue parole e prima di andar via, lo salutai.
In fretta ritornai in albergo, passai dal bar per bere un caffè e poi salii in camera; dopo aver richiuso la porta mi tolsi la giacca ed aprii l’armadio, ma all’interno non trovai più nulla.
Guardai attentamente in ogni cassetto e nella valigia – era sparita ogni cosa –. Non avevo più nulla tranne una camicia ed il vestito bianco.
Provai a chiamare il portiere dell’albergo, ma non mi rispose nessuno e mentre cercavo di riflettere su che cosa fosse successo sentii bussare alla porta.
Aprii e rimasi sorpreso nel trovarmi di fronte Sara. La invitai ad entrare, chiusi la porta e la baciai con particolare dolcezza, come se fosse un oggetto raro e prezioso.
Seguirono attimi di intenso trasporto – le nostre mani si strinsero in un sensuale intreccio, le accarezzai il viso ed i capelli con il dorso delle dita e poi la baciai sulle labbra e sul collo, inebriato dal profumo della sua pelle –.
Il contatto con il suo corpo aveva ormai suscitato un irreprensibile desiderio di trasporto che invadeva il mio cuore e la mia mente in un sentimento di una irrefrenabile passione.
Avvertivo il morbido soffio del suo respiro mentre le sue labbra lentamente sfioravano il mio viso.
Un fremito invase la mia pelle, ...mi lasciai sedurre; il suo corpo trasmetteva tutto il suo calore, non riuscivo più a resistere alla voglia di unirmi a lei per diventare un corpo solo.
Poi mi fissò penetrando con il suo sguardo nei miei occhi e disse:
“Perdonami se sono andata via senza dirti nulla, ...ti amo e ti ho amata come non puoi immaginare, scusami se non sono riuscita a dimostrartelo, ma forse proprio il distacco da te mi ha permesso di riflettere su ogni mio errore.
A volte sono proprio le difficoltà che ci insegnano a comprendere chi siamo e che cosa desideriamo, riconoscendo i nostri limiti ed astenendoci dal giustificare ogni nostra colpa e difetto”.
Socchiusi gli occhi e le diedi un delicato bacio sulle labbra, a cui ne seguì un altro romantico e passionale, poi le risposi:
“Grazie, ...soprattutto per le parole che hai pronunciato e per quelle scritte che mi hai dedicato – sono particolarmente intense e cariche di sentimento –; ma... dimmi, quando sei ritornata?”.
Lei serenamente rispose: “Questa sera. Sono anche venuta in camera per aspettarti, ...desideravo farti una sorpresa.
Nell’attesa, considerato che non arrivavi, ho pensato che fosse anche giusto incominciare a preoccuparmi di te e così ho chiesto all’inserviente di far lavare tutto i tuoi indumenti”.
Allora le sorrisi dicendole: “...Quindi... sei stata tu?”
E senza dirmi nulla, sorridendo acconsentì con un cenno affermativo della testa.
Poi dopo avermi preso la mano mi disse: “Sono felice di averti ritrovato per sempre.
Ti seguirò ovunque andrai e non ci lasceremo per alcun motivo”; poi aggiunse “...adesso devo andare in camera, ...ho promesso ad una persona che l’avrei incontrata – ...ti prego però di non chiedermi nulla –”.
Prima di uscire le baciai le mani e le dissi: “Dopo la tua partenza ho sperato intensamente di poterti rincontrare, immaginando le indescrivibili emozioni che avrei provato nel riabbracciarti.
Vorrei... che custodissi sempre in te ogni mia naturale e... velata sensazione”.
Fissandola negli occhi con dolcezza le diedi timidamente un biglietto, lei lo aprii ed incominciò a leggere:
Conoscersi,
fingere di eludersi
per ritrovare
improvvisamente
il piacere insolito
di un affetto vivo.
In una crescente emozione,
frutto di un desiderio
ogni giorno più intenso,
si colora
la fusione
tra due corpi ardenti.
Guardare il cielo,
scoprire l’orizzonte ad un passo,
e capire che... l’amore
può avvicinare gli animi
anche se lontani nel comprendersi.
La luce che trapassa l’aria
penetra in noi
per fondere due corpi
uniti dalla passione
nel respirare l’odore della pelle con lo sguardo.
Quale amarezza se la luce non scalda
ed il profumo svanisce
al ricordo
delle tue carezze con le labbra
e del mio respiro nel tuo.
No, non può svanire l’ardore
come non può svanire l’aria e la luce che avvolgono il mondo.
Guardarsi dentro e non amarsi
sino a quando
la luce che è in noi
non profumerà l’aria.
Passeremo tra la gente
e accenderemo il cuore
cogliendo la purezza del sentimento
ed il desiderio di regalarlo all’amore,
per far rinascere il calore dentro noi
che amiamo solo se soffriamo,
dimenticando
che l’amore è vita
solo se è radicata
la voglia di annullare ogni problema
per rafforzare la passione e l’entusiasmo
ad ogni incontro
e giungere oltre
ogni possibile pensiero.
Quando terminò di leggere ci guardammo e le dissi sorridendo:
“È un po’ la nostra storia, ...avrei desiderato continuare a scrivere ma non volevo che ti annoiassi a leggere”.
Lei mi dette un bacio di quelli che difficilmente si dimenticano ed esclamò: “È un pensiero, semplicemente meraviglioso”; poi mi ribaciò intensamente e uscendo mi salutò.
Rimasi da solo, mi distesi sul letto ma senza addormentarmi; ormai non avevo più sonno, un pensiero mi invadeva e non riuscivo ad eliminare: “Sul perché fosse andata via e non avesse trascorso la notte con me”; decisi allora di seguirla per vedere chi dovesse incontrare.
Uscii dalla stanza e mi avviai verso la sua camera.
Quando vi giunsi vidi un uomo che usciva e si allontanava dalla sua porta volgendomi le spalle; la luce notturna soffusa del corridoio non mi permise di vedere e riconoscere quell’uomo, ma un dubbio mi era sorto nell’osservare quella corporatura e quell’andatura molto rassomiglianti a quella di mio padre.
Decisi allora di ritornare in camera, perplesso mi domandavo: “Se mai fosse stato mio padre, perché avrebbe dovuto incontrare Sara? come potevano conoscersi? cosa avrebbe dovuto dirle? e poi... lei sapeva bene del suo mistero legato all’incertezza se effettivamente fosse vivo, ...avrebbe pur provato timore nel vederlo!”.
Ma ero troppo stanco per riflettere e l’alba era quasi prossima, avevo proprio necessità di riposarmi; così ritornai in camera cercando di non pensare a nulla e finalmente dopo molto tempo riuscii ad addormentarmi.
Quando mi svegliai il sole era già alto. Dopo una breve doccia accesi una sigaretta e mi avvicinai alla finestra, osservando l’incantevole panorama per l’ultima volta prima della partenza.
Restai a contemplare quel mare azzurro e la folta vegetazione tutto il tempo necessario per terminare di fumare e poi mi vestii con l’unico abito che mi era rimasto.
Con quel vestito bianco sembrava che dovessi andare a qualche particolare cerimonia, ma senza formalizzarmi troppo uscii dalla stanza, chiusi la porta ed andai nella hall.
Il portiere nel vedermi si avvicinò comunicandomi con tono gentile che una persona mi attendeva in sala da pranzo.
Pensai che fosse Sara e senza fare altre domande entrai nella sala; notai un uomo che mi volgeva spalle, anche lui con un abito bianco seduto ad un tavolo; erano le stesse spalle della persona che avevo visto la sera precedente uscire dalla stanza di Sara.
Mi avvicinai, lui si voltò e mi salutò – ... era proprio... mio padre –.
Lo abbracciai e mi sedetti di fronte a lui dicendo:
“È davvero una bellissima sorpresa! Hai mantenuto la promessa, dimmi... trascorreremo insieme tutta la giornata?”
Mi rispose: “Penso che non trascorreremo soltanto questa”.
Lo guardai con stupore e gli chiesi:
“Che cosa vorresti dirmi. Le mie vacanze sono terminate e io... questa sera riparto”.
Lui, dopo un prolungato sorriso, aggiunse:
“Devo contraddirti... Le tue vacanze iniziano proprio oggi”.
Scossi la testa e portai la mano sul viso dicendo:
“Scusami, ma ho riposato poco e non riesco a comprenderti, ...potresti spiegarmi per quali... vacanze... dovrei partire oggi?”
Smise di sorridere e con il volto rattristato mi rispose:
“Da oggi le nostre vite proseguiranno insieme e vivrai con me... in un’altra vita: ...la vera vita”.
Esterrefatto ordinai al cameriere un caffè e poi rivolgendomi a mio padre gli dissi:
“Sei sempre stato molto allegro e di buon umore, noto con piacere che ancor oggi ...a te piace spesso scherzare, ...ma per favore vorresti dirmi la verità?”
Restò per un po’ di tempo in silenzio, poi abbassando lo sguardo replicò:
“Andrea, ...voglio dirtelo in tutta sincerità: ... non è un sogno, ...tu non sei più vivo... e non lo sei da quando sei giunto in questo luogo.
L’aspetto felice di chi lascia la vita terrena è proprio questo, si continua a vivere a tutti gli effetti.
Qui il tempo non trascorre, ma al contrario in virtù ed in relazione alla forma ed all’entità del rispetto, dell’altruismo e dell’amore verso il prossimo mostrato durante la vita terrena, si assume un aspetto giovanile e piacente.
Forse solo adesso puoi spiegarti la presenza di tante ragazze attraenti; in quanto nei tempi passati erano soprattutto le donne a credere nei valori umani e a mostrare, più degli uomini, una profonda sensibilità d’animo.
Per coloro che invece nel corso della loro esistenza non hanno mostrato particolare sensibilità, vivendo nell’illegalità e nell’indifferenza, il loro destino appartiene ad altri luoghi, ...provando sofferenze in virtù del male che hanno prodotto nel corso della loro esistenza.
Nel tuo viaggio per giungere sin qui avrai notato infatti tante persone con volti confusi e sconvolti che non meritavano questo luogo ed erano diretti altrove”.
I miei occhi erano gonfi di lacrime ma non riuscivo a piangere; il mio viso era provato dalla tristezza; lo guardai intensamente e sorseggiando il caffè gli dissi:
“Mi stai dicendo... che non potrò più... rivedere la mia famiglia, i miei amici ed ogni altra cosa che possedevo; ...che non sono vivo e che qui... non siamo... sulla terra?”
Con tono sommesso rispose: “Proprio così!”
Allora aggiunsi: “Ma... da quando non sono più vivo, ...come è accaduto?”
Mi prese la mano e mi disse: “È accaduto il giorno che seguivi Federica per strada, tu non sapevi che era la figlia di un uomo particolarmente influente in certi ambienti; tutto l’opposto della figlia estremamente sensibile, sincera e premurosa con tutti. Quei due uomini, che tu hai pensato potessero essere dei suoi amici, erano soltanto due malviventi che volevano rapirla per ricattare e colpire il padre. Ma la tua presenza, le sue grida e il suo tentativo di fuga hanno indotto quei due a sparare, colpendo sia te che lei senza lasciarvi alcuna speranza di salvezza; tu hai soltanto avuto l’impressione che lei ti stesse sorridendo e che ti stesse venendo incontro, in effetti voleva chiedere aiuto per fuggire.
Adesso forse riesci a spiegarti perché Federica desiderava farsi perdonare”.
Gli chiesi: “Quindi, ...anche Federica, ...non è viva?”
Mi guardò ed aggiunse:
“Qui... nessuno è in vita, se intendi quella... terrena”.
Replicai stupito: “Ma allora... anche Silvia, Sara e Claudia?”
Mi rispose: “...Sì, ...anche loro. Ma solo Claudia è una Prescelta, ...cioè una entità preposta a guidare nella nuova esistenza quanti lasciano la terra, insegnando loro ogni cosa e preparando quanti giungono qui a comprendere ciò che accade... È da tanto che lei è qui, ...perse la vita in un incidente insieme al suo ragazzo.
L’anima prescelta per accoglierti invece ...ero io; ...ma ho chiesto... di non guidarti e... che non ti fosse rivelato nulla, per poter valutare il tuo naturale comportamento, con l’auspicio e la speranza che durante il tuo periodo di permanenza in questo luogo non commettessi alcun errore, proprio per riuscire a meritare... l’altra vita.
Ed è per questo motivo che Silvia e Sara sono partite improvvisamente; era necessario per il tuo e per il loro bene evitare che poteste eccedere oltre ogni limite”.
E fissandomi negli occhi aggiunse: “Anche loro saranno con te. Potrai così continuare ad amare Sara per sempre. Penso che ciò sia giusto, ...poiché se Sara è qui... è per causa tua.
Quando vi lasciaste iniziò ad abusare di strane sostanze ipotizzando che fosse l’unica soluzione possibile per sfuggire da ogni pensiero e dimenticare.
Insieme a Silvia continuò a farne un uso frequente che culminò in una fatidica sera durante la quale a causa di una dose eccessiva... persero la vita.
Forse è anche per questo che oggi sei qui, per poter recuperare e proseguire la tua relazione con Sara e ridarle serenità; ...proprio questa notte le ho comunicato quale sarà il suo destino.
Devi sapere che al termine della nostra esistenza si verifica sempre il ricongiungimento tra coloro che in precedenza hanno vissuto un vero ed intenso amore.
In questa vita, continuò a dirmi, si ritrovano: gli uomini che vivono in pace con sé e con gli altri nel sincero rispetto e nell’amore per il prossimo, quanti hanno perso la vita ingiustamente, ogni uomo che agisce con onestà, lealtà e sincerità... e coloro che si prodigano nell’aiutare e sostenere quanti hanno bisogno.
E in particolare: chiunque si adopera per una convivenza umana senza ingiustizie, discriminazioni, differenze sociali, gelosie, invidie e rancori, evitando di danneggiare e screditare gli altri senza motivo e permettendo ad ogni uomo di poter vivere e progredire serenamente.
La vita che ogni essere umano deve saper custodire, ...deve essere da chiunque rispettata ed a nessuno è concesso di disprezzarla ed annullarla.
Chi non rispetta e non ama gli altri non apprezza il dono della vita terrena che ogni uomo riceve proprio per poter essere messo alla prova... al fine di conquistarsi la vera vita”.
Lo ascoltavo attentamente e con tristezza, restando immobile, nell’udir pronunciare tali parole non riuscii a trattenere una lacrima che velò i miei occhi.
Avrei tanto desiderato fingere ma avvertivo e provavo un intenso nodo alla gola ed un profondo senso di pianto e così abbassai lo sguardo per non mostrare la mia emozione e la mia amarezza.
Quando finalmente... riuscii a recuperare un filo di voce chiesi:
“Ma, ...l’altra vita è meravigliosa... come... questo luogo?”
Mi guardò e rispose:
“Molto... molto di più e... se può rasserenarti, ...quando sarà il momento vedrai qualcosa che è impossibile, a... qualunque essere umano, ...immaginare”.
Con il dorso della mano, senza farmene accorgere, lentamente mi asciugai gli occhi, poi voltandomi vidi entrare nella sala Claudia con Silvia e Federica.
Mio padre si alzò per salutarle, poi una per volta si avvicinarono e mi dettero un forte bacio sulla guancia.
Claudia mi guardò e mi disse:
“Devi sapere, ...che mi sono molto divertita. Non succede spesso di dover accompagnare un uomo in questi luoghi senza che sappia cosa gli sia accaduto” e indicando le altre due amiche aggiunse: “Tra qualche giorno anche loro ti raggiungeranno”.
Ci salutarono con un affettuoso sorriso ed uscirono.
Mio padre stringendo forte le mie mani mi chiese di seguirlo; uscimmo dall’albergo e dopo aver percorso pochi passi ci ritrovammo sulla spiaggia soleggiata.
Ero attonito, mi guardavo intorno non sapendo cosa dire e il mio corpo tremava sensibilmente.
Ad un tratto una luce intensa ed abbagliante apparve davanti a noi sul mare.
Mio padre si avvicinò e poggiandomi la sua mano sulla spalla mi disse:
“Preparati!... Raggiungerai... Colui che ha creato e generato ogni cosa”.
Lentamente dalla luce comparve un uomo con un telo bianco sulle spalle e avvolto intorno ai fianchi, il suo viso era luminoso e sereno, si intravedeva nei suoi occhi la profonda sensibilità d’animo e la vera purezza dell’amore.
Restai ad osservarlo estatico mentre si avvicinava; i miei occhi lo seguivano attentamente in ogni movimento e a stento riuscivo a respirare per l’emozione.
Rimasi sbalordito, quasi ipnotizzato dallo stupore, nell’osservare che ad ogni suo passo il suo viso si tramutava, cambiando volto. Tutto intorno ciò che ci circondava mutava continuamente immagine; durante il suo percorso, il mare calmo e l’azzurro del cielo lentamente si modificarono nei luoghi che in quei giorni avevo conosciuto.
Rividi il giardino, l’orto botanico, il prato con i fiori gialli e lillà, il campo con gli alberi di pesco fioriti e il promontorio.
Mentre il paesaggio si trasformava provai stupore nell’osservare incredulo che il suo volto assumeva le sembianze del comandante Luke, del bimbo Mateo, di Johan e del vecchio Marc.
Guardai mio padre dicendogli titubante:
“...Ma... allora, ognuno di loro, ...erano proprio ...Lui? ...Eppure mi sono apparsi contemporaneamente”.
E continuando a fissarlo, senza distogliere lo sguardo, mi rispose:
“Hai potuto osservare qualcosa che gli uomini ancora non possono comprendere: Il mistero della... Trasfigurazione ed il mistero della... Trinità, potendo Egli sia assumere qualsiasi sembianza... che essere ...Uno e Tre... contemporaneamente”.
Poi mi abbracciò stretto ed aggiunse:
“Adesso... devi andare, Lui ...ti aspetta e ...tra non molto ...ti raggiungerò”.
La felicità aveva cancellato in me ogni tristezza, ...lo guardai sorridendo con le lacrime agli occhi e lentamente mi incamminai... accorgendomi... che nulla... ricopriva il mio corpo.
Camminavo fissando il Suo Viso ed i Suoi Occhi. Dopo alcuni passi ...mi sentii sfiorare e prendere la mano: mi voltai e... vidi accanto a me... Sara –; anche lei senza nulla indosso.
Era serena, mi sorrise e mi abbracciò: ...la guardai con immenso amore... dandole un lungo bacio sulla fronte –.
Lei... strinse più forte la mia mano e... dopo averle accarezzato il viso... proseguimmo uniti per vivere... insieme nell’altra vita.
Lentamente ci avvicinavamo a quella luce che diventava ad ogni passo sempre più intensa, il bagliore era tale che chiusi gli occhi.
Quando lentamente li riaprii mi accorsi che giacevo in un letto all’interno di una stanza dalle ampie vetrate.
Mi sentivo stordito e debilitato ma avvertivo la presenza di qualcuno che mi osservava restandomi accanto; rimasi del tempo immobile a fissare il soffitto poi, voltandomi, notai con lo sguardo ancora offuscato che una donna in silenzio seguiva con gli occhi ogni mio gesto.
Sul suo viso era facile constatare una sincera espressione di gioia mista ad incredulità.
Trascorsero attimi interminabili durante i quali il mio sguardo, spaziando lentamente all’interno di quella stanza, si soffermò su ogni particolare con la speranza di riuscire a riconoscere quel luogo.
Desideravo domandare dove mi trovassi ma la mia lingua era rigida, le mie labbra sembravano scolpite nella pietra, ogni mio movimento era impedito e mi sentivo bloccato fisicamente.
Con gli occhi ancora socchiusi mi accorsi che la ragazza si chinò e mi diede un bacio sfiorando le mia labbra, poi guardandomi sussurrò:
“...Sono così emozionata che mi riesce difficile esprimerti la mia gioia e ciò che provo in questo momento, ...ho temuto infatti di non poterti più riabbracciare”.
La fissavo attentamente e nell’osservarla mi convincevo sempre più che l’immagine del suo volto non fosse a me estranea.
Ero frastornato e provavo un profondo stato confusionale misto a vuoti di memoria.
Soltanto dopo che il mio corpo ebbe recuperato parte della sua vitalità riuscii a riconoscerla... era Sara.
Mi accarezzò le mani dicendomi: “Sono trascorsi sette lunghi ed interminabili giorni, temevo che non riuscissi a riprenderti dal coma. Non puoi immaginare quanto abbia sofferto al solo pensiero di perderti”.
Riuscii a fatica ad incrociare le mie dita con le sue e poi con fievole voce le chiesi:
“Ma che cosa è accaduto? perché sono qui?”.
Lei, dopo aver asciugato con un benda la mia fronte ed il mio viso, rispose: “Hai tentato di salvare una ragazza da due malviventi armati, ma i proiettili hanno ferito te ed ucciso lei”.
A quelle parole mi domandai: “Possibile... che la ragazza sia Federica?”.
Restai a riflettere in silenzio riesaminando ogni istante vissuto in quel surreale viaggio che ricordavo come un sogno, con la speranza di comprendere se quel luogo fosse frutto dell’immaginazione oppure se realmente avessi conosciuto un’altra dimensione ed un’altra vita per poi ritornare tra gli uomini.
Seguirono attimi interminabili di silenzio durante i quali i nostri sguardi più volte si incrociarono per poi disperdersi nel vuoto nel tentativo di recuperare il ricordo di ogni momento trascorso su quell’isola; in quanto, pur sforzandomi, non riuscivo a credere che gli avvenimenti di quei giorni potessero scaturire soltanto da un sogno.
Lei interruppe quel silenzio dicendomi: “Ho appreso dai giornali quanto ti era accaduto, ho letto il tuo nome e quello della ragazza e sono accorsa qui nella speranza di poterti rivedere.
Anche se è da tanto che la nostra storia è terminata ti amo ancora e non potevo far finta di nulla. Volevo esserti vicina, ...desideravo restare accanto a te ogni istante”.
Le chiesi con voce affannosa: “Per caso ricordi il nome della ragazza che è morta?”.
Mi rispose senza esitare: “Federica”.
Ebbi un lieve sussulto, la guardai e le domandai: “Ne sei proprio sicura?”
Con un cenno della testa acconsentì aggiungendo: “Era una avvenente ragazza, figlia di un industriale e... volevano rapirla”.
Socchiusi gli occhi pensando che forse dovevo davvero arrendermi annullando il mio scetticismo, sembrava proprio che quel viaggio non fosse stato assolutamente un sogno.
Riaprii gli occhi e restai a lungo impietrito a fissare il soffitto. Desideravo recuperare ogni ricordo della mia vita, ma molti erano i particolari confusi che impedivano una ricostruzione completa del mio passato; quel proiettile che aveva attraversato la parte occipitale della testa aveva purtroppo alterato il mio stato psichico offuscando sensibilmente la memoria.
Non possedevo ancora una perfetta lucidità celebrale e vagamente ricordavo i momenti trascorsi con Sara nel corso della nostra relazione sentimentale.
Guardando Sara con un impercettibile tono della voce pronunciai: “Mi sembra così strano... aver ripreso a vivere o... forse... di essere ritornato in vita”.
E accarezzandole la mano le dissi: “È passato tanto tempo dall’ultimo nostro incontro, non ricordo esattamente cosa ti dissi, ma spero che tu abbia cancellato e dimenticato ogni parola che ti abbia potuto far soffrire.
Ho trascorso con te il periodo più importante della mia vita e adesso il mio unico desiderio è esclusivamente quello di dividere con te ogni giorno ed ogni mia emozione”.
Lei mi guardò con le lacrime agli occhi e con voce sommessa replicò:
“Anch’io lo desidero e spero di restarti accanto per sempre ma non posso prometterti nulla.
Devo confessarti che mi trovo in questo luogo non solo per rimanere vicina a te in questi momenti, ma anche perché devo sottopormi ad un trapianto. Ormai il mio fegato non è più efficiente a causa dell’uso ed abuso eccessivo di alcune sostanze”.
Continuai a guardarla fissa negli occhi con tristezza senza pronunciar parola; quella notizia aveva ulteriormente straziato ciò che restava del mio stato emotivo aggravandone anche lo stato confusionale, ma cercai di rassicurarla affermando: “Non preoccuparti percorreremo qualsiasi strada pur di trovare la soluzione migliore per risolvere il tuo problema”.
Sara chinò la testa ed aggiunse: “Purtroppo... non ho molto tempo e non ho ancora alcuna notizia in merito a possibili donazione, ma sono tranquilla... qualunque sarà il mio destino”.
Dopo aver terminato si avvicinò e mi baciò sulle labbra accarezzandomi il viso, poi continuò a dire: “Scusami... ma adesso devo recarmi in camera per la cura, ...ritornerò appena possibile”.
La seguii con lo sguardo mentre si allontanava e poi voltandomi verso la vetrata rimasi a pensare ricordando le parole che mio padre aveva espresso in relazione ai motivi che avevano indotto Sara ad abbandonarsi agli eccessi dell’alcool e della droga.
È inutile nascondere che provavo un profondo senso di colpa per aver concluso stupidamente la nostra relazione, ...nonostante provassi per lei un intenso e vero sentimento interiore.
Aspettai che uscisse e subito chiamai il medico del reparto. Gli chiesi informazioni in merito al mio stato di salute ed ai tempi di ripresa, al termine gli domandai anche se le mie precarie condizioni consentivano un eventuale espianto di fegato nel più breve tempo possibile.
Non mi diede una risposta certa ed immediata ma mi assicurò che in riferimento alla compatibilità dei gruppi sanguigni e se non fossero sorte complicanze nel corso della mia degenza forse si sarebbe potuto effettuare un regolare espianto.
Nei giorni che seguirono Sara mi teneva compagnia raccontando di lei e ricordando i giorni trascorsi insieme; restava tutto il giorno accanto al mio letto prodigandosi e preoccupandosi del mio stato di salute.
Mi confidò anche che dopo la nostra separazione era andata a vivere da sola, lontano dai genitori; con loro ormai non aveva più alcun rapporto e nulla sapevano del suo male.
Le mie condizioni di salute lentamente miglioravano; i medici mi visitavano di frequente per valutare la possibilità di effettuare quanto prima l’intervento, constatando anche dalle analisi una graduale ripresa.
Seguivo scrupolosamente le cure sperando di recuperare, nel più breve tempo, il mio normale stato fisico, in quanto col trascorrere dei giorni constatavo sul volto di Sara gli evidenti e progressivi effetti del suo male.
Finalmente il tormento di quei giorni si concluse quando i medici dopo la pressante e continua insistenza, constatato l’aggravarsi della patologia e il mio discreto stato fisico decisero di effettuare l’espianto.
Il mattino successivo Sara entrò nella mia camera e dopo averla abbracciata le confidai:
“Tra non molto sarai chiamata dai medici che nel pomeriggio ti praticheranno il trapianto”.
Mi guardò sbalordita e domandò: “Conosci per caso il donatore?”.
Le risposi: “...Se può farti piacere... riceverai... parte del mio fegato”.
“Non è possibile! Non puoi sottoporti ad un intervento”, esclamò Sara: “Non sei ancora nel pieno delle tue condizioni fisiche”.
Le presi la mano e replicai: “Sono stati proprio i medici a decidere che il trapianto doveva essere effettuato ed hanno stabilito loro il giorno dell’intervento. Non puoi prolungare ulteriormente la tua sofferenza”.
Finalmente nel pomeriggio tutto era pronto, ero sereno e tranquillo; ...il mio unico pensiero era quello di salvare la vita di Sara.
Ricordo soltanto che dopo aver lasciato la camera in barella mi venne praticata l’anestesia in sala operatoria; ma a causa delle mie precarie condizioni di salute... da quel particolare stato non mi risvegliai più.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in un luogo che già conoscevo; rimasi sorpreso non solo perché riconobbi la spiaggia dell’isola ma anche perché accanto a me c’era... Sara.
Innanzi a noi, come in un copione che si ripeteva, era possibile osservare l’intensa luce che già avevo visto.
Sara camminava vicina al mio fianco; si trovava anche lei in quel luogo a causa dell’eccessivo ritardo nell’effettuare il trapianto.
Dopo l’intervento le sue condizioni erano peggiorate ed erano sorte complicazioni con ulteriore aggravamento del male ormai in fase acuta.
Ma, pur non essendo più in vita, ...ciò che per me risultava importante... era ritrovarci ancora insieme e soprattutto in quel luogo, ...lo stesso che già conoscevo.
Percorremmo un breve sentiero circondato da un ampio prato andando incontro a quell’intensa luce che diveniva col tempo sempre più tenue.
Ad un tratto la luce scomparve e nel silenzio incominciai ad udire il rumore del mare e ad avvertire una calda brezza sulla mia pelle.
È difficile descrivere quale sensazione provassi ... era il risveglio da un sogno oppure ero prossimo... ad addormentarmi –.
Aprii gli occhi e mi accorsi che giacevo disteso su una spiaggia; lentamente sollevai lo sguardo e con stupore osservai il luogo nel quale mi trovavo.
Era la stessa spiaggia sulla quale mi ero ritrovato svegliandomi il primo giorno di quel surreale e fatidico viaggio.
Le piante tropicali e le palme facevano da cornice a quel tratto di sabbia chiara, ...ma ciò che sorprendeva era che mi trovassi in quel luogo da solo; non si scorgeva la presenza di nessun essere umano.
Dopo aver ripreso conoscenza dissi a voce alta sorridendo: “Credevo di non essere in vita e invece era soltanto un fantastico... sogno nel sogno”.
Nonostante il mio entusiasmo, per aver preso coscienza che effettivamente ero vivo e che mi trovavo in quel luogo solo per trascorrere alcuni giorni di vacanza, provavo... comunque una certa confusione per tutte le vicende che si erano susseguite in quei sogni che sembravano profondamente veri.
Rimasi perplesso a riflettere anche sul possibile significato di quei sogni e sul perché si fossero succeduti proprio quel genere di avvenimenti.
Me ne restavo seduto sulla spiaggia senza riuscire a fornire una valida spiegazione ai tanti perché di quegli eventi, anche se, ad essere sincero, non ero ancora del tutto sicuro che si trattasse soltanto di una semplice e surreale visione.
Ma purtroppo o per fortuna non potevo far altro che constatare che effettivamente quanto era successo non poteva rappresentare nient’altro che il frutto della semplice e pura immaginazione scaturita da un sogno che ormai apparteneva solo al passato.
La spiaggia identica a quella sognata, stranamente era deserta e non si riusciva a scorgere una sola delle tante ragazze che l’affollavano nei sogni.
Decisi così di fare una passeggiata sulla riva con la speranza di dimenticare quanto ricordavo e soprattutto con il desiderio di incontrare qualcuno.
In lontananza scorsi un uomo; affrettai allora il passo per raggiungerlo nel più breve tempo.
Quando giunsi vicino, osservai attentamente quel volto; ...compresi perfettamente solo in quell’istante che davvero forse ...non ero più in vita e soprattutto che quanto era accaduto non apparteneva ai sogni.
Quell’uomo che avevo incontrato e che avevo riconosciuto era proprio... mio padre; lo guardai fisso, poi... socchiusi gli occhi e con un cenno della testa gli manifestai che avevo ormai intuito ogni cosa e che accettavo la mia condizione.
Mio padre mi venne incontro e mi abbracciò intensamente dicendomi: “Penso che adesso tu non abbia più alcun dubbio sul tuo effettivo stato. Nel periodo che eri in coma hai vissuto nel tuo subconscio... il preludio a ciò che eri destinato e che ormai sarà la tua nuova vita ; ma ricordati – che questa tua vita... è per sempre –”, e senza aggiungere altro, accennò un malinconico sorriso e voltando le spalle... lentamente si allontanò.
Amare
per il piacere di Amare,
per Amarsi
e poter essere Amati
anche da chi non sa Amare.
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