Muriel Clara Bradbrook, Shakespeare the Craftsman: The Clark Lectures 1968, Cambridge, Cambridge University Press, 1979. ↵
Cfr. Giorgio Melchiori, "Shakespeare e il mestiere del teatro"; in Shakespeare: genesi e struttura delle opere, Bari, Laterza, 1994, p. 3. ↵
Ivi, pp. 11-14. ↵
Cfr. Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André, Milano, Feltrinelli, 2002, p. 115. ↵
Cfr. Marianna Marrucci, Il ‹‹mosaicista›› De André. Sulla genesi e la composizione dei testi di un cantautore; in Centro Studi Fabrizio De André (a cura di), Il suono e l'inchiostro, Milano, Chiarelettere, 2009, p. 112. ↵
È notizia di questi giorni (23 ottobre 2016) che Christopher Marlowe, ritenuto in passato da alcuni il vero autore dei drammi shakespeariani, sia stato invece riconosciuto e accreditato da un gruppo di ricercatori come uno dei collaboratori di Shakespeare per la trilogia di Henry VI; cfr. l'articolo di Dalya Alberge sul Guardian, Christopher Marlowe credited as one of Shakespeare's co-writers, http://bit.ly/2eIj4zH. ↵
Ci si riferisce, evidentemente, al teatro di parola. ↵
Cfr., fra gli altri, Umberto Eco, Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa, Milano, Bompiani, 1964. ↵
Rossana, La mosca bianca della piccola musica, 11 dicembre 1967; in Claudio Sassi e Walter Pistarini, De André talk. Le interviste e gli articoli della stampa d'epoca, Roma, Coniglio, 2008, p. 36. ↵
Per le dovute precisazioni a riguardo si veda, più nel dettaglio, il prossimo paragrafo. ↵
Marrucci, Il ‹‹mosaicista›› De André, p. 106. ↵
Ivi, p. 114. ↵
Luigi Bianco (Oggi), Ho imparato a cantare ma non mostrerò mai i denti come Massimo Ranieri, gennaio 1972; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 131. ↵
Riccardo Bertoncelli, Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2012, p. 87. ↵
Ivi, p. 141. ↵
L'unica vera e propria formazione musicale di De André consiste nelle lezioni private di violino e poi soprattutto di chitarra impartitegli in casa dei genitori quando è ancora giovanissimo; cfr. Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. ↵
Stefano La Via, Poesia per musica e musica per poesia. Dai trovatori a Paolo Conte, Roma, Carocci, 2006. ↵
Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 132. ↵
Nicola Piovani intervistato da Vincenzo Mollica in Elena Valdini (a cura di), Volammo davvero. Un dialogo ininterrotto, Milano, Bur, 2007, p. 121. ↵
Stefano La Via, De André 'trovatore' e la lezione di Brassens; in Gianni Guastella e Marianna Marrucci (a cura di), Da Carlo Martello al Nome della Rosa. Musica e letteratura in un Medioevo immaginato (Semicerchio XLIV), Pisa, Pacini, 2011, p. 94. ↵
Stefano La Via, Il topos della ‹‹chiara fontana›› dal Medioevo al Sessantotto; in Gianni Guastella e Paolo Pirillo (a cura di), Menestrelli e giullari. Il Medioevo di Fabrizio De André e l'immaginario medievale nel Novecento italiano, Firenze, Edifir, 2012, p. 77. ↵
Cfr., fra gli altri, Antonio Tabucchi, Quando un'epigrafe diventa un racconto; in Valdini, Volammo davvero, p. 130. ↵
Fabrizio De André citato in apertura a Il suono e l'inchiostro, p. III. ↵
Cfr. Enrico Deregibus, Canzone d'autore: lo stato dei lavori; ne Il suono e l'inchiostro, p. 19. ↵
Leonardo Colombati, "De André e Battisti al centro del canone"; ne La canzone italiana 1861-2011, Milano, Mondadori-Ricordi, 2011, pp. 1206-1207. ↵
Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 141. ↵
Ivi, p. 133. ↵
Cfr. Claudio Cosi e Federica Ivaldi, Fabrizio De André. Cantastorie fra parole e musica, Roma, Carocci, 2011, p. 37. ↵
La poesia di Villon è Le testament, nota anche come Le grand testament (in François Villon, Poesie, Milano, Feltrinelli, 2008); la canzone di Marcy è invece File la laine. ↵
Le musiche di Per i tuoi larghi occhi, La città vecchia e Il testamento, per esempio, sono in realtà opera di Elvio Monti, ma i tre brani furono interamente accreditati a De André in quanto Monti non era iscritto alla Siae; cfr. Cosi- Ivaldi, Fabrizio De André, p. 39. ↵
Cfr. Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, e le numerose interviste di quegli anni raccolte in Sassi-Pistarini, De André talk. ↵
Cfr. Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 87. ↵
Ivi, p. 73. Reverberi, tra l'altro, sostiene di aver avuto in parte anche un ruolo di autore, sia in Tutti morimmo a stento sia ne La buona novella. ↵
Le uniche eccezioni sono le musiche di Ave Maria (accreditata a Gian Piero Reverberi) e quella de Il testamento di Tito (accreditata a Corrado Castellari). ↵
Fanno eccezione Sogno numero due (il cui testo fu composto da De André insieme a Roberto Dané) e, ovviamente, Canzone del maggio, liberamente ispirata a Chacun de vous est concerné di Dominique Grange. ↵
Mentre De André è dichiaratamente anarchico, le posizioni dei suoi tre collaboratori si avvicinano più al marxismo; cfr. Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 87. ↵
Diversamente dagli altri dischi degli anni Settanta Volume 8 non è un album a tema, e non nasce a partire da un progetto ben definito. ↵
Tutte le canzoni dei due dischi sono opera di De André e Bubola con l'eccezione di Avventura a Durango in Rimini (traduzione di Romance in Durango di Bob Dylan e Jacques Levy) e Ave Maria ne L'indiano (canto tradizionale sardo adattato da Albino Puddu e poi ulteriormente rielaborato). ↵
Nella composizione di alcuni brani de Le nuvole intervengono anche altri autori: nel dettaglio, Massimo Bubola per il testo di Don Raffaè e Ivano Fossati per quelli delle due canzoni in genovese, Megu megùn e 'Â çímma. ↵
Roberto Cappelli (Mucchio Selvaggio), Cantico per i diversi, settembre 1992; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 349. ↵
Franco Fabbri, De André il progressivo; ne Il suono e l'inchiostro, p. 98. ↵
Cappelli, Cantico per i diversi, p. 350. ↵
La cesura netta e definitiva tra arte e artigianato può essere essa stessa, a ben vedere, considerata un prodotto del Romanticismo. ↵
Cfr., fra gli altri, Cosi-Ivaldi, Fabrizio De André, p. 41. ↵
Secondo Roberto Dané è proprio questa la più grande dote di De André; cfr. Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 87. ↵
Le collocazioni dei vari documenti consultati presso l'archivio De André di Siena a cui si fa riferimento qui sono quelle riportate in Marta Fabbrini e Stefano Moscadelli, Archivio d'Autore: le carte di Fabrizio De André, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2012. I materiali di studio e di lavoro corrispondono, nella suddivisione interna del catalogo di Fabbrini e Moscadelli, alla sezione G, e in particolare, per quanto ci riguarda, alla seconda e alla terza parte di questa sezione. ↵
Collocazione: IV/197, cc. 16 num. I. 1-31 (Fabbrini-Moscadelli, p. 192). ↵
Collocazione: IV/197, I. 3 (Fabbrini-Moscadelli, p. 192). ↵
Collocazione: IV/197, I. 4-7 (Fabbrini-Moscadelli, p.192). ↵
Collocazione: IV/200, cc. 32 num. L.1-62 (Fabbrini-Moscadelli, p. 196). ↵
Valgono le precisazioni e le considerazioni già fatte a questo proposito nel paragrafo precedente. ↵
Collocazione: IV/200, L. 26 (Fabbrini-Moscadelli, p. 196). ↵
Collocazione: IV/200, L. 27 (Fabbrini-Moscadelli, p. 196). ↵
Collocazione: IV/200, L. 44 (Fabbrini-Moscadelli, p. 196). ↵
Corrado Bologna, Flatus vocis. Metafisica e antropologia della voce, Bologna, Il Mulino, 2000, p. 44. ↵
Ivi, p. 128. ↵
Aldo Nove, trascrizione del live "Scrivere fra canzone e letteratura", Siena, 11 ottobre 2007; in Centro Studi Fabrizio De André (a cura di), Il suono e l'inchiostro, Milano, Chiarelettere, 2009, pp. 291-292. ↵
L'etimologia di "aedo" (in greco ἀοιδός) è connessa proprio con il verbo ἀείδειν, "cantare". ↵
Cfr. Bruno Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica, Milano, Feltrinelli, 2006, p. 19. ↵
Ivi, p. 30. ↵
Si noti, a questo proposito, che il sostantivo "testo" è, etimologicamente parlando, il participio passato del verbo "tessere". ↵
Cfr. Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André, Milano, Feltrinelli, 2002, pp. 9- 60. ↵
Cfr. Manlio Fantini (TV Sorrisi e Canzoni), Fabrizio De André, il menestrello in microsolco, 2 luglio 1967; in Claudio Sassi e Walter Pistarini (a cura di), De André talk. Le interviste e gli articoli della stampa d'epoca, Roma, Coniglio, 2008, p. 28. ↵
Henri-Irénée Marrou, I trovatori, traduzione di Anna Maria Finoli, Milano, Jaca Book, 1983, p. 90. ↵
Sul carattere formulaico delle melodie trobadoriche si veda anche Francesco Stella, Appunti per una fenomenologia linguistica della forma canzone dal medioevo a De André; in Gianni Guastella e Marianna Marrucci (a cura di), Da Carlo Martello al Nome della Rosa. Musica e letteratura in un Medioevo immaginato (Semicerchio XLIV), Pisa, Pacini, 2011, p. 9. ↵
L'italiano "menestrello" – come anche il francese ménestrel e l'inglese minstrel – deriva dal latino ministerialis, aggettivo a sua volta connesso con il sostantivo ministerium (incarico, servizio). ↵
Sandra Pietrini, L'invenzione romantica del buffone: da giullare di corte a nobile guascone; in Gianni Guastella e Paolo Pirillo (a cura di), Menestrelli e giullari. Il Medioevo di Fabrizio De André e l'immaginario medievale nel Novecento italiano, Firenze, Edifir, 2012, p. 30. ↵
A differenza della letteratura, che può essere per lo più fruita e goduta direttamente dalla pagina scritta per mezzo della lettura silenziosa, la musica si realizza e realizza pienamente la propria funzione soltanto quando viene concretamente eseguita. ↵
Cfr. Ferdinando Molteni e Alfonso Amodio, Controsole. Fabrizio De André e Creuza de mä, Roma, Arcana, 2010, pp. 25-26. ↵
Collocazione: IV/56, c. 1 num. I.185-186 (Marta Fabbrini e Stefano Moscadelli, Archivio d'Autore: le carte di Fabrizio De André, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2012, p. 228). ↵
Bob Dylan, Desolation Row; in Highway 61 Revisited, New York, Columbia Records, 1965. ↵
Béla Bartók, Scritti sulla musica popolare, traduzione di Angelo Brelich, Torino, Boringhieri, 1977. ↵
Queste e altre forme ascrivibili alla tradizione letteraria colta vengono elencate da Antonio Tabucchi, Quando un'epigrafe diventa un racconto; in Elena Valdini (a cura di), Volammo davvero. Un dialogo ininterrotto, Milano, Bur, 2007, p. 130. ↵
In François Villon, Poesie, traduzione di Luigi De Nardis, Milano, Feltrinelli, 2008. ↵
Riccardo Campi, "Citare la tradizione. Sul finale di The Waste Land"; in Citare la tradizione, Firenze, Alinea, 2003, pp. 21-43. ↵
Cfr. Thomas Stearns Eliot, The Waste Land; in Stephen Greenblatt (a cura di), The Norton Anthology of English Literature, New York, Norton, 2006, p. 2308. ↵
"[…] o perché avendo la testa piena di versi altrui ho creduto di lavorare d'immaginazione mentre non lavoravo che di memoria, o perché talvolta ci si imbatte negli stessi pensieri e negli stessi giri di frase, è certo che mi sono rivelato plagiario senza saperlo"; Voltaire citato in Campi, "Citare la tradizione", p. 22. ↵
Thomas Stearns Eliot, Tradition and the Individual Talent; in Greenblatt, The Norton Anthology of English Literature, p. 2320. ↵
Il verbo latino tradĕre, da cui deriva il sostantivo "tradizione", continua direttamente in italiano con "tradire", e solo indirettamente con "tramandare". A proposito di diversi modi di concepire la tradizione, si veda anche il pamphlet di Maurizio Bettini Contro le radici. Tradizione, identità, memoria, Bologna, Il Mulino, 2012. ↵
Creuza de mä non verrà trattato in questa sede; si veda invece, a riguardo, il quinto capitolo. ↵
Fabrizio De André e Paolo Villaggio, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers; in Volume 1, Milano, Bluebell Records, 1967. ↵
Cfr. Villaggio citato da Stefano Carrai, Carlo Martello di De André e Villaggio fra pastorelle e goliardia; in Guastella-Marrucci, Da Carlo Martello al Nome della Rosa, p. 106. ↵
Nella versione su 45 giri del 1963 il brano presenta l'arrangiamento di Giampiero Boneschi; qui, in ogni caso, consideriamo la versione di Volume 1, arrangiata da Reverberi. ↵
Nella Chanson de Roland il paladino Orlando muore eroicamente, nel tentativo di allertare le truppe di Carlo Magno, proprio suonando con tutte le sue forze un olifante, e cioè un tipo di corno da caccia. ↵
Si veda l'analisi di Stefano La Via, De André 'trovatore' e la lezione di Brassens; in Guastella-Marrucci, Da Carlo Martello al Nome della Rosa, pp. 78-79. ↵
Fabrizio De André e Massimo Bubola, Volta la carta; in Rimini, Milano, Ricordi, 1978. ↵
Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2012, p. 99. ↵
Ibid. Per il testo della filastrocca Volta la carta nella versione più nota e completa si veda http://bit.ly/2kMm5lQ; per quello di Madama Dorè, invece, http://bit.ly/2k87Vtc. ↵
Fabrizio De André (testo di Cecco Angiolieri), S'i' fosse foco; in Volume 3, Milano, Bluebell Records, 1968. ↵
Cecco Angiolieri, S'i' fosse foco; in Romano Luperini, Pietro Cataldi e Lidia Marchiani, La scrittura e l'interpretazione (1), Palermo, Palumbo, 1996, pp. 348-349. ↵
Fabrizio De André (musica di Georges Brasses), La morte; in Volume 1. ↵
Georges Brassens (testo di Théodore de Banville), Le verger du roi Louis; in Les Funérailles d'antan, Amsterdam, Philips, 1960. ↵
De André, La morte. ↵
Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Torino, Einaudi, 1970. ↵
Cfr. La Via, De André 'trovatore' e la lezione di Brassens, p. 93. ↵
Cfr. Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, p. 159. ↵
Fabrizio De André (musica di Georges Brassens), Il gorilla; in Volume 3. ↵
Georges Brassens, Le gorille; in La Mauvaise Réputation, Parigi, Polydor, 1952. ↵
Bob Dylan e Jaques Levy, Romance in Durango; in Desire, New York, Columbia Records, 1976. ↵
Fabrizio De André e Massimo Bubola (musica di Bob Dylan e Jaques Levy), Avventura a Durango; in Rimini. ↵
Dylan, Romance in Durango. ↵
De André, Avventura a Durango. ↵
Cfr. Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 99. ↵
Dylan, Romance in Durango. ↵
De André, Avventura a Durango. ↵
Fabrizio De André, La buona novella, Milano, Produttori Associati, 1970. ↵
Si consideri quanto già detto a proposito nel primo capitolo. ↵
Claudio Cosi e Federica Ivaldi, Fabrizio De André. Cantastorie fra parole e musica, Roma, Carocci, 2011, p. 92. ↵
Fabrizio De André, M'innamoravo di tutto – Il concerto 1998; ne I concerti, Milano, Nuvole Production, 2012. ↵
Nel 1979 Fabrizio De André e Dori Ghezzi vengono rapiti dalla loro casa in Sardegna da banditi che operano per conto dell'Anonima sarda, e tenuti prigionieri per quattro mesi sulle montagne del Supramonte; cfr. Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André, Milano, Feltrinelli, 2002, p. 179. ↵
Si veda quanto già specificato in proposito nel primo capitolo. ↵
Cfr. l'intervista a Gian Piero Reverberi in Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2012, p. 73. ↵
Cfr. l'intervista di Vincenzo Mollica a Nicola Piovani riportata in Elena Valdini (a cura di), Volammo davvero. Un dialogo ininterrotto, Milano, Bur, 2007, p. 121, e l'intervista di Fernanda Pivano a Fabrizio De André riportata in Claudio Sassi e Walter Pistarini (a cura di), De André talk. Le interviste e gli articoli della stampa d'epoca, Roma, Coniglio, 2008, p. 121. ↵
Roberto Dané intervistato da Bertoncelli, Belin, sei sicuro?, p. 87. ↵
Gianfranca Balestra, Spoon River e Fabrizio De André: miti a confronto; in Valdini, Volammo davvero, p. 100. La definizione, comunque, si deve fondamentalmente a Roman Jakobson: On Linguistic Aspects of Translation; in Lawrence Venuti, The Translation Studies Reader, Londra, Routledge, 2000, pp. 113-118. ↵
Fabrizio De André intervistato da Luigi Bianco (Oggi), Ho imparato a cantare ma non mostrerò mai i denti come Massimo Ranieri, gennaio 1972; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 131. ↵
Il fiume Spoon esiste davvero, ma bagna in realtà la cittadina di Lewistown, in cui Masters si trasferì con la famiglia da Petersburg all'età di undici anni. ↵
Situate entrambe nello stato dell'Illinois, le due cittadine si sovrappongono, nell'Antologia, nel dare vita al fittizio villaggio di Spoon River; cfr. la nota introduttiva di Guido Davico Bonino a Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014. Cfr. anche le Note di Luigi Ballerini a Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Luigi Ballerini, Milano, Mondadori, 2016, pp. 559-693. ↵
I tre saggi, scritti e pubblicati ad anni di distanza l'uno dall'altro, sono raccolti in Cesare Pavese, La letteratura americana e altri saggi, Torino, Einaudi, 1990, pp. 51-72. ↵
Cesare Pavese, Edgar Lee Masters; ne La letteratura americana e altri saggi, p. 52. ↵
Ivi, p. 54. ↵
Cfr. la nota introduttiva di Bonino all'Antologia di Spoon River, Torino, Einaudi, 2014. ↵
"[…] Non c'è dubbio che per un'adolescenza come la mia, infastidita dalla roboanza dell'epicità a tutti i costi [...] la semplicità scarna dei versi di Masters e il loro contenuto dimesso, rivolto ai piccoli fatti quotidiani privi di eroismi e impastati soprattutto di tragedia, erano una grossa esperienza; e col tempo l'esperienza si approfondì individuando [...] la denuncia della falsa morale, l'ironia antimilitarista, anticapitalista, antibigottista [...]"; Fernanda Pivano citata nella nota introduttiva di Bonino all'Antologia di Spoon River, Torino, Einaudi, 2014. ↵
Cfr. la prefazione di Fernanda Pivano all'Antologia di Spoon River, Torino, Einaudi, 2014. ↵
Pivano nella sua prefazione all'Antologia di Spoon River, Torino, Einaudi, 2014. ↵
Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 2-3. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), La collina; in Non al denaro non all'amore né al cielo, Milano, Produttori Associati, 1971. ↵
La vocale che porta l'accento – sia linguistico che musicale – è la stessa. ↵
Fabrizio De André intervistato da Luigi Bianco; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 131. ↵
Cfr. l'intervista di Fernanda Pivano a Fabrizio De André; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 121. ↵
Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 58-59. ↵
L'isolamento per via di comportamenti diversi da quelli della maggioranza è un tema caro a De André, che a esso dedicherà buona parte del disco Anime salve. ↵
Fabrizio De André intervistato da Fernanda Pivano; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 121. ↵
Si tenga presente il discorso fatto nel secondo capitolo a proposito de La buona novella. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), La collina; in Non al denaro non all'amore né al cielo. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Il suonatore Jones; in Non al denaro non all'amore né al cielo. ↵
Ibidem. ↵
Fabrizio De André intervistato da Fernanda Pivano; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 121. ↵
Cfr. Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 190-191 e Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Un giudice; in Non al denaro non all'amore né al cielo. ↵
Cfr. Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 162-163. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Un malato di cuore; in Non al denaro non all'amore né al cielo. I corsivi sono miei. ↵
Fabrizio De André intervistato da Fernanda Pivano; in Sassi-Pistarini, De André talk, p. 121. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Un chimico; in Non al denaro non all'amore né al cielo. Cfr. con Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 38-39. ↵
Pavese, Edgar Lee Masters; ne La letteratura americana e altri saggi, p. 55. ↵
RobertoVecchioni, Fabrizio De André, lezione in ateneo; in Valdini, Volammo davvero, p. 154. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Un medico; in Non al denaro non all'amore né al cielo. Cfr. con Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 100-101. ↵
Massimo Vizzaccaro, Esplorando ‹‹Spoon River›› sulla rotta Masters-Pivano-De André; in Giovanni Dotoli e Mario Selvaggio (a cura di), Fabrizio De André fra traduzione e creazione letteraria, Fasano, Schena, 2009, p. 84. ↵
Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Un matto (Dietro ogni scemo c'è un villaggio); in Non al denaro non all'amore né al cielo. ↵
Cfr. Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio (musica di Fabrizio De André e Nicola Piovani), Un ottico; in Non al denaro non all'amore né al cielo e Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Torino, Einaudi, 2014; pp. 358-359. La particolare connotazione conferita al personaggio dell'ottico nel disco di De André viene già notata da Pivano nel corso della sua intervista a De André riportata in Sassi-Pistarini, De André talk, p.121. ↵
Per una descrizione più accurata della musica di questo e degli altri brani si veda Raffaele Montesano, "E nemmeno un rimpianto". Dall'Antologia di Spoon River a Non al denaro non all'amore né al cielo, Tavagnacco, Segno, 2012. ↵
Gigi Speroni (Domenica del Corriere), De André s'arrabbia con Gaber, gennaio 1974; in Claudio Sassi e Walter Pistarini (a cura di), De André talk. Le interviste e gli articoli della stampa d'epoca, Roma, Coniglio, 2008, p. 138. ↵
Cfr. Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André, Milano, Feltrinelli, 2002, p. 155- 163. La Produttori Associati di Antonio Casetta chiuderà ufficialmente per fallimento nel 1977, e sarà assorbita dalla Ricordi. ↵
Cfr. Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, ibidem. ↵
A questo proposito, va senz'altro riconosciuto a Francesco De Gregori – che De André incontra al Folkstudio di Roma nella primavera del 1973, e con il quale trascorre l'intera estate di quell'anno a Portobello di Gallura, in Sardegna – il ruolo chiave di mediatore verso la canzone americana. ↵
Città vecchia di Umberto Saba compare nella prima parte del suo Canzoniere, all'interno della sezione intitolata "Trieste e una donna" (cfr. Umberto Saba, Il canzoniere, Torino, Einaudi, 1961). Il Valzer campestre di Marinuzzi, invece, è contenuto nella Suite siciliana (in quattro tempi per orchestra), del 1909. ↵
Valzer per un amore viene pubblicato su 45 giri nel 1964, insieme alla Canzone di Marinella; La città vecchia esce invece l'anno successivo, abbinata a Delitto di paese. ↵
L'assassinat è contenuto in Les Trompettes de la renommée, Amsterdam, Philips, 1962; Mourir pour des idées e Les passantes (testo di Antoine Pol) fanno invece parte di Fernande, Amsterdam, Philips, 1972. ↵
Desolation Row chiude l'album di Bob Dylan Highway 61 Revisited, New York, Columbia Records, 1965. Suzanne, a sua volta, è il brano introduttivo del primo disco di Leonard Cohen, Songs of Leonard Cohen, New York, Columbia Records, 1967; Joan of Arc, infine, è contenuta in Songs of Love and Hate, New York, Columbia Records, 1971. ↵
Evolutasi dalla cansó provenzale, la canzone diviene la forma più frequentata dalla lirica italiana medievale. Originariamente era destinata all'esecuzione cantata, ma già con la Scuola siciliana il testo acquisisce autonomia dalla musica. ↵
Per la definizione di "poesia per musica" e per la stroficità si veda nel dettaglio il primo capitolo. ↵
Fabrizio De André, La ballata dell'amore cieco (o della vanità); in Canzoni, Milano, Produttori Associati, 1974. ↵
Il testo di Edward occupa il tredicesimo posto all'interno della celebre raccolta di Sir Francis James Child, English and Scottish Popular Ballads, http://bit.ly/2lwg9wY. ↵
Silvia Sanna, Fabrizio de André. Storie, memorie ed echi letterari, Monte Porzio Catone, Effepì, 2009, p. 56. Sanna riconduce peraltro il testo della Ballata di De André a una non meglio precisata poesia di Jean Richepin: si tratta, presumibilmente, di Coeur de mère. Ballade, la quale può effettivamente aver fornito al cantautore uno spunto importante per la prima parte della canzone. ↵
Cfr. Gianni Borgna, Le radici culturali di Fabrizio De André; in Centro Studi Fabrizio De André (a cura di), Il suono e l'inchiostro, Milano, Chiarelettere, 2009, p. 70. ↵
Per il rapporto fra testo e musica in fase compositiva si veda lo schema delineato nel primo capitolo. ↵
Nella sua biografia Luigi Viva riporta che, quando Fabrizio De André nasce a Pegli il 18 febbraio 1940, dal grammofono proviene proprio la musica del Valzer di Marinuzzi, appositamente scelta dal padre per "alleggerire l'atmosfera" del parto; cfr. Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, p. 11. ↵
Umberto Saba, Città vecchia; nel Canzoniere, p. 81. ↵
Trieste nel caso di Saba, Genova nel caso di De André. ↵
Cfr. Fabrizio De André, M'innamoravo di tutto – Il concerto 1998; ne I concerti, Milano, Nuvole Production, 2012. ↵
Nancy è la traduzione di Seems So Long Ago, Nancy di Leonard Cohen, contenuta in Songs from a Room, New York, Columbia Records, 1969. Per l'analisi di Avventura a Durango si veda il secondo capitolo. ↵
Fabrizio De André, In Teatro – Il concerto 1992/1993; ne I concerti. ↵
Questo si intende con "translation proper" nella fondamentale classificazione di Roman Jakobson, On Linguistic Aspects of Translation; in Lawrence Venuti, The Translation Studies Reader, Londra, Routledge, 2000, pp. 115. ↵
Fabrizio De André (musica di Robert Marcy), Fila la lana; in Canzoni. ↵
Jacques Douai (testo e musica di Robert Marcy), File la laine; in Chansons poétiques anciennes et modernes, Parigi, BNF Collection, 1955. ↵
Stefano La Via, De André 'trovatore' e la lezione di Brassens; in Gianni Guastella e Marianna Marrucci (a cura di), Da Carlo Martello al Nome della Rosa. Musica e letteratura in un Medioevo immaginato (Semicerchio XLIV), Pisa, Pacini, 2011, p. 93. ↵
Cfr. anche Nicoletta Marini, Fabrizio De André traduttore medievale?; in Giovanni Dotoli e Mario Selvaggio (a cura di), Fabrizio De André fra traduzione e creazione letteraria, Fasano, Schena, 2009, pp. 119-121. ↵
Jakobson, On Linguistic Aspects of Translation, p. 115. ↵
Ivi, p. 118. ↵
De André, In Teatro – Il concerto 1992/1993. ↵
Benedetto Croce, Estetica, Milano, Adelphi, 1990. ↵
Walter Benjamin, The Task of the Translator, traduzione di Harry Zohn; in Venuti, The Translation Studies Reader, pp. 19-21. ↵
Jakobson, On Linguistic Aspects of Translation, p. 115. ↵
Collocazione: IV/203, cc. 16 num. U.1-18 (Marta Fabbrini e Stefano Moscadelli, Archivio d'Autore: le carte di Fabrizio De André, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2012, p. 194). ↵
Collocazione: IV/203, num. U.1 (Fabbrini-Moscadelli, p. 194). ↵
Questa procedura, a sua volta, non può non richiamare alla mente quella descritta nel primo capitolo a proposito dell'elaborazione di un testo in versi a partire da una precedente stesura in prosa stimolata da una lettura. ↵
Cfr. anche Armando Capannolo, Dal rimpianto del passato alla sua reinvenzione: De André traduce ‹‹Les passantes›› di Antoine Pol; in Dotoli-Selvaggio, Fabrizio De André fra traduzione e creazione letteraria, p. 163. ↵
Fa eccezione l'ultima strofa, la quale funge invece da cornice e da commento alle altre. ↵
Non possiamo fare a meno di segnalare, anche in questo caso, il modello dell'Inferno dantesco. ↵
Andrea Podestà ne fa un elenco parziale nel libro scritto insieme a Manuela D'Auria, Le parole che volevo ascoltare. De André traduce Cohen e Dylan, Lavagna, Zona, 2015, pp. 73-74. ↵
L'unica eccezione è costituita dalla strofa dedicata a Dr. Filth (la sesta nel testo di Dylan), che nella versione di De André e De Gregori viene del tutto eliminata. L'ottava e la nona strofa di Desolation Row, invece, si ritrovano nel testo di Via della Povertà in sequenza invertita. ↵
Bob Dylan, Desolation Row; in Highway 61 Revisited. ↵
Fabrizio De André e Francesco De Gregori (musica di Bob Dylan), Via della Povertà; in Canzoni. ↵
Anita Joy Weston, Text without notes: ‹‹Durango›› e dintorni; in Dotoli-Selvaggio, Fabrizio De André fra traduzione e creazione letteraria, p. 95. ↵
Dylan, Desolation Row. ↵
De André, Via della Povertà. ↵
Cfr. Podestà, Le parole che volevo ascoltare, p. 57. ↵
Podestà, Le parole che volevo ascoltare, p. 59. ↵
Nella versione del brano uscita su 45 giri nel 1972 e arrangiata da Nicola Piovani la strofa conclusiva di commento è invece presente. ↵
"In writerly terms we could say that he favours mimesis over diegesis [...] in ideological terms, that he respects alterity, the other [...]"; Weston, Text without notes, p. 92. ↵
Leonard Cohen, Joan of Arc; in Songs of Love and Hate. ↵
Fabrizio De André (musica di Leonard Cohen), Giovanna d'Arco; in Canzoni. ↵
Cohen, Joan of Arc. I corsivi sono miei. ↵
De André, Giovanna d'Arco. I corsivi sono miei. ↵
NOTA GRAFICA. Pur mantenendo come fondamentali punti di riferimento il Dizionario italiano genovese di Adriano Agostino (Genova, Coedit, 2013) e il Grande dizionario della lingua genovese a cui rimanda il sito dell'Académia Ligùstica do Brénno (http://bit.ly/2lY8xmr), considerato l'utilizzo del tutto peculiare che De André fa del dialetto genovese, per la trascrizione dei testi (e, in generale, delle parole in essi contenute) dell'album Creuza de mä si è scelto di adottare, in linea di massima, la stessa grafia utilizzata dal cantautore. ↵
Il Grande dizionario della lingua genovese la indica come parola intraducibile, e propone l'italianizzazione "crosa". ↵
Eugenio Montale, Ossi di seppia; in Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1984, pp. 3-105. ↵
Omero, Odissea, traduzione di G. Aurelio Privitera, Milano, Mondadori, 1991. ↵
Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2012, p. 125. ↵
Cfr. Ferdinando Molteni e Alfonso Amodio, Controsole. Fabrizio De André e Crêuza de mä, Roma, Arcana, 2010, pp. 23-24. ↵
Si veda il primo capitolo. ↵
Fabrizio De André citato in Molteni-Amodio, Controsole, p. 19. ↵
Mauro Pagani intervistato in Malgradotutto Blog, Dentro Faber: Genova e il Mediterraneo, 21 maggio 2011, http://bit.ly/2kg7YIo. ↵
Cfr. Fabrizio De André citato in Molteni-Amodio, Controsole, p. 20 e p. 59. ↵
La chitarra ottava non sarebbe da considerarsi, di per sé, un vero e proprio strumento etnico, non fosse che essa viene principalmente utilizzata in ambiente folk e spesso associata, peraltro, al mandolino. ↵
Si confrontino, a questo proposito, le parole contenute nei testi di Creuza de mä con le corrispondenti riportate nel Dizionario italiano genovese di Adriano Agostino: si noterà che le differenze non riguardano soltanto la grafia, ma in primo luogo i suoni, la fonetica stessa. ↵
Cfr. anche Luca Casarotti, Trent'anni di Crêuza de mä, 11 luglio 2014, http://bit.ly/2ljvJfH. ↵
Cfr. Béla Bartók, Scritti sulla musica popolare, traduzione di Angelo Brelich, Torino, Boringhieri, 1977. ↵
Cfr. i parlati dei live 1984, 1992/1993, 1997 e 1998 in Fabrizio De André, I concerti, Milano, Nuvole Production, 2012. ↵
Fabrizio De André, M'innamoravo di tutto – Il concerto 1998; ne I concerti. ↵
Pier Paolo Pasolini, Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, Milano, Garzanti, 1992. ↵
Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane, Milano, Garzanti, 2009; Scritti corsari, Milano, Garzanti, 2008. ↵
Pasolini, Limitatezza della storia e immensità del mondo contadino; in Scritti corsari, p. 53. ↵
Ivi, p. 54. ↵
//"Ombre di facce, facce di marinai / Da dove venite, dov'è che andate" / Da un posto dove la luna si mostra nuda / E la notte ci ha puntato il coltello alla gola / E a montare l'asino c'è rimasto Dio / Il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido // Fabrizio De André e Mauro Pagani, Creuza de mä; in Creuza de mä, Milano, Ricordi, 1984. Le traduzioni dal genovese dei brani citati in questo capitolo si basano in gran parte su quelle riportate all'interno del disco, e vanno più che altro considerate traduzioni di servizio. ↵
//facce di marinai//facce da tagliaborse// Ibid. ↵
//corda marcia d'acqua e di sale// Ibid. ↵
//E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli / Emigranti della risata con i chiodi negli occhi / Finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere / Fratello dei garofani e delle ragazze / Padrone della corda marcia d'acqua e di sale / Che ci lega e ci porta in una mulattiera* di mare.// Ibid. ↵
Fabrizio De André citato in Malgradotutto Blog, Dentro Faber: Genova e il Mediterraneo. ↵
//lupa di pelle scura// Fabrizio De André e Mauro Pagani, Jamin-a; in Creuza de mä. ↵
//sorella mia// Ibid. ↵
Non è facile collocare nel tempo la narrazione di Creuza de mä. I riferimenti presenti nei vari brani, comunque, ci riconducono per lo più ai secoli medievali della Repubblica genovese. ↵
Ronald Reagan nella registrazione posta in apertura a Sidùn. ↵
Fabrizio De André in una puntata di Mixer (Rai 2), 1984; trascrizione in Claudio Sassi e Walter Pistarini, De André talk. Le interviste e gli articoli della stampa d'epoca, Roma, Coniglio, 2008, p. 275. ↵
"Voglio dire, la storia cosa la studiamo a fare, tanto per avere del nozionismo oppure la studiamo perché ci possa servire, perché attraverso i ricorsi storici, la storia si riproduce quasi come le cellule del fegato, quando il fegato funziona [...]"; Fabrizio De André nell'intervista riportata in Molteni-Amodio, Controsole, p. 62. ↵
//Tumore dolce benigno / Di tua madre / Spremuto nell'afa umida* / Dell'estate, dell'estate // E ora grumo di sangue orecchie / E denti di latte.// Fabrizio De André e Mauro Pagani, Sidun; in Creuza de mä. Come già creuza, anche maccaia è un termine tutt'altro che semplice da rendere in italiano, indicando esso una condizione metereologica tipicamente ligure e nello specifico genovese, caratterizzata dalla presenza del vento di scirocco, da un cielo coperto e da un elevato tasso di umidità. ↵
//cani arrabbiati / Con la schiuma alla bocca// Ibid. ↵
//Perché di nostro dalla pianura al molo / Non possa più crescere né albero né spiga né figlio// Ibid. ↵
//Ciao bambino mio, l'eredità / È nascosta / In questa città / Che brucia, che brucia // Nella sera che scende / E in questa grande luce di fuoco / Per la tua piccola morte// Ibid. ↵
"Sinàn Capudàn Pascià l'ho ricavato da una notizia, due righe lette in un volumone del 1944 sottratto alla biblioteca di mio padre e intitolato Mediterraneo. Il fatto storico esiste ed è alla base del testo, ma il resto è immaginato [...]"; Fabrizio De André citato in Molteni-Amodio, Controsole, p. 39. ↵
Cfr. A. Virgilio Savona e Michele L. Straniero (a cura di), I canti del mare della tradizione popolare italiana, Milano, Mursia, 1980, p. 194, p. 221, p. 252, p. 498, p. 525; cfr. anche p. 75, p. 183, p. 270, p. 345, p. 408, p. 510. ↵
//In mezzo al mare c'è un pesce tondo / Che quando vede le brutte va sul fondo / In mezzo al mare c'è un pesce palla / Che quando vede le belle viene a galla.// Fabrizio De André e Mauro Pagani, Sinàn Capudàn Pascià; in Creuza de mä. ↵
//un pugno duro che sembra un nido//un torace largo un dito// Fabrizio De André e Mauro Pagani, A píttima; in Creuza de mä. ↵
"[...] ancora oggi sinonimo di persona insistente, noiosa e appiccicosa [...]"; Fabrizio De André in riferimento alla pittima nelle note ai testi di Creuza de mä. ↵
//Io sono una pittima rispettata / E non andare in giro a raccontare / Che quando la vittima è uno straccione / Gli do del mio// De André, A píttima. ↵
Michail Bachtin, L'opera di Rabelais e la cultura popolare, traduzione di Mili Romano, Torino, Einaudi, 1995, pp. 83-100. ↵
//figlie del diavolo// Fabrizio De André e Mauro Pagani, A dumènega; in Creuza de mä. ↵
//Quando alla domenica fanno il giro / Cappellino nuovo, nuovo il vestito / Con la madama, la madama in testa / Cazzo* che festa, cazzo che festa. // Tutti dietro alla processione / Della Teresina, del Teresone / Tutti a guardare le figlie del diavolo / Che cazzo di lavoro, che cazzo di lavoro.// Ibid. Si noti che il termine belín, tutt'oggi intercalare molto comune nel dialetto genovese, ha una connotazione molto meno volgare del suo corrispondente italiano, e si adatta pertanto benissimo al tono di A dumènega. ↵
Secondo Lorenzo Coveri il dialetto esprime in De André una "trasgressione antiborghese"; cfr. I dialetti (e le lingue) di De André; in Elena Valdini (a cura di), Volammo davvero. Un dialogo ininterrotto, Milano, Bur, 2007, p. 273. ↵
//ci vede l'oro / In quelle chiappe a riposo dal lavoro// De André, A dumènega.